Il piano del ministro Cingolani: 80 miliardi di euro in 5 anni per la transizione ecologica

In una conversazione telefonica con John Kerry, inviato speciale per il Clima del Presidente degli Stati Uniti, il ministro della Transizione Ecologica spiega in quale direzione dovrà andare il piano di ripresa italiano: l’obiettivo è arrivare sicuramente a una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e di puntare al 60% entro il 2030.
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Federico Turrisi 12 Marzo 2021

La ripresa economica post-Covid in Italia? Non può non passare da una reale svolta verde. Il nuovo ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani mette in chiaro subito le cose: una buona parte delle risorse messe a disposizione dall'Unione Europea con il fondo Next Generation EU dovranno essere usate per ridurre le emissioni di CO2. Del resto, è l'Europa stessa a sottolineare che nel piano nazionale di ripresa e resilienza (il cosiddetto Recovery Plan) il 37% delle risorse vada destinato alle azioni per il clima e la biodiversità.

Il ministro Cingolani ha spiegato quale percorso intende seguire l'Italia nel corso di una telefonata avuta mercoledì scorso con Jonh Kerry, l'inviato speciale per il clima nominato dal presidente statunitense Joe Biden. Nel dettaglio, con il piano di ripresa italiano saranno stanziati 80 miliardi di euro in 5 anni in progetti e iniziative volti a sostenere la riconversione ecologica e la decarbonizzazione. L'obiettivo è quello di arrivare sicuramente a una riduzione delle emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro la fine di questo decennio, puntando al 60% per il 2030.

Massicci investimenti saranno rivolti allo sviluppo di nuove tecnologie, così come a favorire una forte spinta all’idrogeno verde e blu e una trasformazione radicale del settore dell’acciaio in senso sostenibile. Le altre sfide su cui riguardano la mobilità sostenibile, lo stimolo all’autoproduzione di energia nell'agricoltura e l'accrescimento del contributo di questo settore al contrasto del cambiamento climatico, il rilancio della riforestazione inteso come strumento in più per la cattura di carbonio atmosferico, e infine il lancio di un ambizioso programma di monitoraggio delle criticità del Paese con un sistema innovativo di osservazione integrato tramite satelliti, droni e sensori a terra.

Cingolani ha ricordato a John Kerry la radicata tradizione di protezione dell'ambiente in Europa e in Italia, base per sviluppare ulteriormente la collaborazione con gli Stati Uniti al fine di accrescere l'ambizione globale: "L'approccio glocal – ha argomentato il ministro – induce a spingere per la presa di coscienza del legame tra azioni e sforzi locali da un lato e benefici globali dall'altro, elevando clima e ambiente a beni comuni riconosciuti universalmente, a beneficio di tutti e soprattutto delle future generazioni, in una logica di pianeta sano e di giusta transizione". Cingolani ha poi confermato che l'Italia si è già dotata di una strategia a lungo termine per raggiungere la neutralità climatica al 2050, come previsto dal Green Deal europeo.