Il Porto Rico lancia la prima causa al mondo per racket climatico contro le lobbies del fossile

Comunque vada a finire, si tratta di un evento storico. Le multinazionali di petrolio e carbone vengono accusate di aver mentito deliberatamente, nascosto informazioni in loro possesso e manipolato l’opinione pubblica in loro favore, mettendo in dubbio l’esistenza stessa del cambiamento climatico.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 21 Dicembre 2022

Portare in tribunale le multinazionali del petrolio e del carbone sfruttando la stessa legge che si applica a boss mafiosi, gang criminali, sospettati di truffe internazionali. Sta accandendo in Porto Rico, dove 16 dei 78 comuni in cui è suddiviso il territorio hanno fatto causa a Big Oil e Big Coal per aver cospirato e ingannato i consumatori rispetto alla crisi climatica e al legame diretto che esiste con le emissioni inquinanti provenienti dalle loro attività. Il riferimento è, nello specifico, ai due uragani devastanti, Irma e Maria, che hanno colpito il Paese nel 2017, distruggendo città, provocando migliaia di morti e il più lungo blackout nella storia degli Stati Uniti.

I danni provocati dall’uragano Maria alla fine di settembre 2017

Lo stato libero associato di Porto Rico è un territorio non incorporato degli USA, anche se entro il 2025 potrebbe diventare a tutti gli effetti uno stato dell'Unione, come richiesto dai cittadini con un referendum popolare. Si tratta più precisamente di un arcipelago, composto da un'isola più grande e una serie di isole minori, situato nel mar dei Caraibi e con affaccio sull'Oceano Atlantico. Non è quindi nuovo a uragani e violente precipitazioni, ma quelli che si susseguirono nel 2017 furono di un'intensità eccezionale.

Irma fu tra i più intensi uragani osservati nell'Oceano Atlantico, nonché il più potente a colpire gli Stati Uniti dopo Katrina nel 2005. I venti raggiunsero una velocità di 295 km/h. In precedenza, era accaduto solo altre quattro volte, ma in nessuno di questi episodi la velocità era stata mantenuta così a lungo. Provocò diversi danni, soprattutto nei territori dell'area nord-est del mar dei Caraibi, e preparò la strada a Maria che meno di un mese dopo si abbattè lungo la stessa rotta.

Maria fu classificato di categoria 5, il massimo livello di pericolosità. Viene ricordato come il peggior disastro naturale nella storia della Dominica, un altro stato insulare del mar dei Caraibi, e per aver provocato danni catastrofici a Porto Rico. Si parla di edifici abbattuti, interi quartieri distrutti, inondazioni diffuse in tutta l'area interessata dall'evento estremo, 3 milioni di cittadini rimasti senza elettricità, rete telefonica (cellulari compresi) e radio fuori uso. In quei giorni, anche le scorte alimentari scarseggiavano. In totale, morirono oltre 2mila persone. Nel 2018, in seguito alla catastrofe lasciata da Maria, l'Organizzazione meteorologica mondiale decise di rimuovere questo nome dalla lista di quelli utilizzabili per identificare gli uragani. Al suo posto fu scelto Margot.

L'aumento degli eventi estremi, nonché la maggior violenza con cui questi si verificano, sono una conseguenza del cambiamento climatico. Non a caso le ultime tre stagioni degli uragani nell'Atlantico sono state le più intense mai registrate e quella del 2021 è addirittura ritenuta la peggiore della storia. Sappiamo che all'orgine della crisi climatica c'è l'aumento di emissioni a effetto serra, di cui è responsabile soprattutto l'uomo. Ancora più nel dettaglio, il principale emettitore di questi gas in atmosfera è proprio l'industria dei combustibili fossili, petrolio e carbone in primis.

"Porto Rico è uno dei luoghi più colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico, a causa della sua posizione geograficaha spiegato Melissa Sims, consigliere per lo studio legale Milberg che si occupa dell'accusa. – È interessato da uragani, tempeste violente, ondate di calore e sbiancamento dei coralli. È il posto perfetto per sollevare il problema davanti a un tribunale".

Il percorso dell’uragano Irma tra agosto e settembre 2017

I cittadini portoricani si stanno richiamanto al Racketeer Influenced and Corrupt Organizations (Rico) Act emanato nel 1970 con l'intenzione di combattere organizzazioni criminali come quelle di stampo mafioso. Và detto però che negli anni è stato utilizzato anche in procedimenti legali che avevano come oggetto i danni provocati dagli oppiodi, le emissioni inquinanti dei veicoli e persino le sigarette elettroniche. Ora diventa un'arma per provare a contrastare, almeno simbolicamente, le multinazionali del fossile assieme alle organizzazioni commerciali, i think tank e tutti gli scienziati ed esperti che ruotano loro attorno. La colpa, secondo l'accusa, sarebbe quella di aver mentito e nascosto il disastro climatico che le loro attività avrebbero provocato e di cui sarebbero stati a conoscenza. Non solo. Avrebbero agito insieme per manipolare l'opinione pubblica a proprio vantaggio.

Nelle carte presentate dall'accusa, vengono citate multinazionali del calibro di ExxonMobil, Shell e BP, oltre a un piano d'azione, ideato nel 1998, per convincere i consumatori che non esisteva nessun cambiamento climatico e che, qualora fosse in corso, non vi era consenso all'interno della comunità scientifica riguardo al ruolo effettivo dei combustibili fossili. Obiezioni davvero molto simili a quelle presentate ancora oggi dai negazionisti della crisi.