Il primo pulcino nato da un uovo stampato in 3D? Si chiama Eva ed è veneto

La nascita è avvenuta lo scorso 22 agosto ed è frutto del lavoro di un gruppo di quattro giovani vicentini. La loro invenzione non è ancora stata brevettata, ma l’obiettivo che si sono posti è chiaro: dare un contributo nello sviluppo di una tecnologia in grado di preservare le specie animali in via di estinzione e riportare in vita quelle estinte.
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Federico Turrisi 3 Settembre 2021

Non è un caso che porti lo stesso nome della compagna di Adamo, il primo uomo secondo quanto narra la Genesi. Eva infatti è il primo pulcino – per la precisione si tratta di un piccolo esemplare di Gallus gallus domesticus – nato attraverso la schiusa di un uovo artificiale, realizzato grazie alla tecnica della stampa 3D. Sì, hai capito bene. Gli artefici di questa innovazione sono quattro giovani studenti di Bassano del Grappa (in provincia di Vicenza), tutti classe 2002: Filippo Giordano, Eleonora Demartis, Davide Scotton e Giacomo Cecchin.

Sui banchi di scuola si sono appassionati a un argomento come l'embriogenesi, e insieme hanno deciso di dare vita all'associazione InGen. In prospettiva, lo scopo è quello di mettere le biotecnologie al servizio sia della salvaguardia degli animali a rischio estinzione sia della de-estinzione, ovvero di quella disciplina che studia i modi per riportare in vita specie estinte grazie ai progressi che sta facendo l'ingegneria genetica (pensa soltanto alla tecnologia Crispr-Cas9, più nota comunemente come "taglia e cuci del Dna").

Ma facciamo un passo indietro, e ripercorriamo brevemente i passaggi che hanno portato alla nascita di Eva. L'uovo artificiale è stato stampato tridimensionalmente con un materiale biodegradabile in modo da riprodurre in tutto e per tutto le funzioni di un uovo naturale, mentre la parte superiore del guscio è trasparente. La cellula fecondata è stata poi incapsulata e l'uovo è stato posto in un'incubatrice a una temperatura di 37,7 gradi, con un umidità al 45%. Dopo tre settimane è avvenuta la schiusa. Il pulcino è stato infine trasferito nel fondo della incubatrice per iniziare la fase di asciugatura, proprio come accadrebbe a un esemplare nato da un uovo naturale.

Eva sta bene e ha tutti i parametri vitali in regola, come confermato dalla visita del veterinario. Durante il primo mese di vita sarà costantemente monitorata, dopo di che verrà destinata a un pollaio dove vivrà con i suoi simili. Al progetto hanno collaborato aziende come la Borotto, leader nel settore dell’incubazione artificiale, che ha fornito al gruppo di ricerca l'attrezzatura necessaria per le sperimentazioni in laboratorio, ed enti come l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, il Tropicarium Park e il Parco zoologico di Jesolo.

La struttura messa a punto dai quattro giovani, che è chiamata CGA (ovvero capsula germinale artificiale), non è ancora stata brevettata, ma lo sarà a breve. Nelle intenzioni dei suoi creatori, potrà rivelarsi utile nel campo della ricerca biomedica, ma non solo. "Siamo convinti che la C.G.A verrà utilizzata per la salvaguardia delle specie a rischio e per il recupero di quelle estinte", aggiunge Filippo Giordano, intervistato dal quotidiano Il Mattino di Padova. "In caso di rottura di gusci delle specie a rischio si potranno aprire e incubare con le nostre capsule. In futuro, potranno servire a riportare in vita animali estinti, prelevando il loro codice genetico e unendolo alla cellula d’uovo di un animale geneticamente simile. La ricerca ci sta lavorando da tempo". Insomma, questi quattro ragazzi guardano già avanti e non hanno alcuna intenzione di fermarsi.