Ciascuno di noi, consapevole o inconsapevole, portiamo dentro di noi una serie di profumi, fragranze, aromi e odori in grado di suscitare in noi ricordi o sensazioni già conosciute. Si chiama memoria olfattiva e rappresenta il segno che una situazione o una memoria imprime in noi attraverso un profumo a cui lo leghiamo.

Attraverso il naso, noi possiamo spingerci molto a fondo nella nostra emotività, lasciando emergere sensazioni ed emozioni ormai scomparse e inspiegabili.

L’olfatto è considerato il quarto dei cinque sensi ed è quello con cui interagiamo con l’ambiente anche senza rendercene conto. Si tratta del nostro senso più primordiale e quello a cui pensiamo di meno, nonostante sia quello che usiamo forse più spesso e in modo più inconsapevole.

Sicuramente ci sono dei profumi che preferisci e altri invece che sei consapevole di non gradire particolarmente. C’è infatti chi senza alcun motivo apparente odia l’odore della benzina e chi invece lo adora. Così anche per l’erba tagliata, il cuoio, la legna che brucia. Ciascuno di noi, nella sua storia personale, ha creato una tavolozza fatta di colori che non si vedono ma si respirano.

In questa rubrica, proverò ad accompagnarti nel racconto di alcuni dei profumi che percepisco come più comunemente apprezzati ed evocativi, parlandone e indagando perché potrebbero rimanerci così impressi. Proveremo a riempire gli spazi nella tavolozza rimasti liberi e a dare un senso a quelli già pieni. Dall’odore del sale sprigionato dalle onde del mare, a quello del caffè appena fatto o ancora a quello di un terreno di campagna impregnato di pioggia e sole.

Per questo tuffo, non dovrai tapparti il naso.