
Un nuovo studio scientifico, pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface, ha dimostrato che il raggruppamento forzato delle api mellifere, pratica comune in alcune aree del mondo, non solo è inutile, ma addirittura dannoso per il benessere degli animali. Ricordiamo che le api mellifere sono già sottoposte a enormi stress per via dell'attività umana e la loro perdita rappresenterebbe un danno enorme per l'ecosistema.
La ricerca, condotta da Derek Mitchell, dottorando di ricerca in Ingegneria dell'Università di Leeds, ha analizzato il comportamento delle api durante il periodo invernale, quando le colonie si raggruppano per proteggersi dal freddo. Per decenni, si è creduto che il mantello esterno del glomere, ovvero l'aggregazione di api che circonda la regina, avesse proprietà isolanti. Questa convinzione ha portato alcuni apicoltori a praticare il raggruppamento forzato delle api, collocando le arnie in celle frigorifere durante l'estate.
Lo studio di Mitchell ha dimostrato che, invece di agire da isolante, il mantello del glomere dissipa il calore. Ciò significa che le api che si trovano negli strati più esterni dell'aggregazione sono esposte a uno stress termico maggiore, che può portare a morte. Secondo lo studioso è vero che le api si raggruppano insieme quando fa freddo, ma lo fanno perché è un comportamento di sopravvivenza in risposta a una minaccia esistenziale, con conseguente aumento dello stress dovuto al freddo e allo sforzo, non già per stare più calde.
Il ricercatore ha inoltre sottolineato che le arnie artificiali, realizzate in legno, hanno proprietà termiche diverse rispetto alle cavità naturali in cui le api vivono in natura. Questo fatto, combinato con il raggruppamento forzato, può aumentare ulteriormente lo stress delle api.
I risultati di questo studio hanno importanti implicazioni per la pratica dell'apicoltura. Il raggruppamento forzato, infatti, non solo è inutile, ma può anche essere considerato pura crudeltà. Il raggruppamento forzato delle api è una pratica diffusa in alcuni paesi del mondo, tra cui gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito e l'Australia. In Italia, questa pratica non è diffusa, ma è stata utilizzata in passato da alcuni apicoltori.