Il successo della Cop26 passa anche dal Fondo per il clima da (almeno) 100 miliardi di dollari l’anno ai Paesi in via di sviluppo

Due settimane fa si è chiusa la Pre-Cop26, e su una cosa gli oltre 50 ministri del clima e dell’energia giunti a Milano hanno concordato: occorre garantire un fondo da almeno 100 miliardi di dollari all’anno per sostenere la transizione ecologica nei Paesi in via di sviluppo. C’è chi dice che non bastano, ma una cosa è certa: i Paesi più ricchi, ossia quelli che hanno la maggiore responsabilità della crisi climatica, hanno il dovere di dare una mano a quelli più poveri.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 16 Ottobre 2021

"L'Africa è responsabile per il 3% delle emissioni globali. Siamo il continente che emette meno CO2, fatta eccezione per l'Antartide, eppure siamo quello che sta subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici in maniera più drammatica". Le parole pronunciate a Milano, in occasione della Youth4Climate, da Vanessa Nakate, attivista di Fridays for Future Uganda, divenuta il volto-simbolo dell'ambientalismo dei giovani in Africa, vanno dritte al punto della questione.

Si sente spesso parlare di giustizia climatica. Ecco, per decenni i Paesi più industrializzati hanno contribuito notevolmente all'incremento delle emissioni di carbonio, utilizzando per esempio in maniera massiccia i combustibili fossili per la produzione di energia. Soltanto adesso si sta assistendo a una (leggera) riduzione delle emissioni, ma il danno ormai è fatto. E chi ne sta pagando le conseguenze peggiori sono i cosiddetti Paesi in via di sviluppo, che invece hanno contribuito in misura di gran lunga inferiore all'attuale crisi climatica. A loro, però, si chiede di crescere rimanendo in linea con gli impegni presi con l'Accordo di Parigi del 2015.

Se ci pensi bene, tutto ciò è profondamente ingiusto, perché questi Paesi non stanno avendo le stesse possibilità di sviluppo che hanno avuto invece i Paesi occidentali. Ecco, perché a questi ultimi è chiesto uno sforzo in più. Per una questione di responsabilità. Attenzione, perché questo è un punto cruciale per la buona riuscita della Cop26 di Glasgow, che inizierà il prossimo 31 ottobre. La sfida della transizione ecologica è già abbastanza impegnativa per i Paesi ricchi, figuriamoci per quelli dove ci sono molti meno soldi a disposizione per investire in nuove infrastrutture e tecnologie.

Ma facciamo un passo indietro. La prima volta che si è deciso di istituire un "fondo verde" per aiutare i Paesi in via di sviluppo a mettere in campo misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici è stata in seguito alla Cop15 di Copenaghen nel 2009. In quel frangente, i Paesi ricchi promisero di dare 100 miliardi di dollari l'anno in finanziamenti per il clima entro il 2020, con un aumento delle somme annuali a partire dal 2025. E secondo voi l'obiettivo è stato centrato? La risposta è no.

A dirlo non è Ohga, ma uno studio commissionato dalle Nazioni Unite. Sebbene non siano stati ancora rilasciati dati precisi ufficiali, ci ha pensato l'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a fornire delle stime. Negli anni il fondo è cresciuto, anche se non abbastanza: nel 2016 la cifra raggiunta è stata di 58,5 miliardi di dollari, ed è poi salita a 71,1 miliardi nel 2017 e a 78,3 miliardi nel 2018, fino ad arrivare ai 79,6 miliardi di dollari del 2019.

Tuttavia, il traguardo dei 100 miliardi di dollari deve essere inteso "come un punto di partenza, e non come un tetto”, ha ricordato ai microfoni della Bbc Amar Bhattacharya, esperto di finanza climatica del think-tank Brookings Institution nonché uno degli autori del report citato poc'anzi. "Sono stati compiuti alcuni progressi, ma resta ancora molto da fare".

Il presidente americano Joe Biden ha promesso di raddoppiare il contributo degli Stati Uniti al fondo, portandolo da 5,7 miliardi a 11,4 miliardi di dollari. Anche il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, durante la Pre-Cop26 di Milano, ha annunciato che l'Italia farà la sua parte, ipotizzando un aumento del contributo del nostro Paese al fondo fino a un miliardo di euro. Alok Sharma, presidente della Cop26, ha detto che raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari l'anno è "una delle maggiori priorità". Bene, ora dalle parole bisognerà passare ai fatti. Altrimenti sarà l'ennesimo "bla bla bla" – per usare le parole di Greta Thunberg – della classe politica.