Il terremoto di Capodanno che ha sollevato il suolo di 4 metri: la situazione in Giappone

Il forte terremoto di capodanno nella penisola di Noto, in Giappone, ha prodotto significativi effetti macrosismici. Ma come ha risposto il Paese?
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
9 Gennaio 2024 * ultima modifica il 09/01/2024

Il primo gennaio 2024 un terremoto di magnitudo 7,6 ha colpito la prefettura di Ishikawa presso Honshu, l’isola principale del Giappone, diventando il sisma più forte registrato negli ultimi cento anni in questa zona del Paese. Il movimento della faglia ha innescato onde di maremoto che, in alcune aree della costa, hanno raggiunto e superato il metro di altezza. Nelle 24 ore successive, l'Agenzia meteorologica giapponese (JMA) aveva registrato oltre 146 repliche nella zona epicentrale, la penisola di Noto, con alcuni eventi piuttosto energetici (fino a magnitudo 6.2). Secondo le autorità locali, all'8 gennaio, il bilancio provvisorio conta almeno 168 morti, 565 feriti e 323 persone ancora disperse. Si è trattato dunque di un terremoto piuttosto importante considerato anche lo spettro di fenomeni che si sono verificati.

Il movimento della placca

Situato lungo la cosiddetta "cintura di fuoco", il Giappone si trova all'intersezione di almeno quattro grandi placche tettoniche che convergono tra loro scontrandosi continuamente: placca pacifica, del mar delle Filippine, dell'Amur e di Okhotsk. L'elevata energia sismica in gioco si traduce in almeno 1.500 terremoti annui registrati in tutto il Paese, la maggior parte dei quali sono però registrabili solo dalle strumentazioni geofisiche. I grandi terremoti giapponesi sono generati da enormi faglie crostali che accomodano il movimento reciproco delle placche in gioco, essenzialmente di natura compressiva, provocando lo scivolamento di una placca (quella pacifica) al di sotto delle altre. La subduzione, così si chiama questo movimento, è all'origine anche del più grande terremoto che abbia mai colpito il Giappone: il terremoto di Tohoku, nel 2011 (magnitudo 9,1) che ha causato anche il devastante tsunami di cui tutti ricordiamo le immagini.

Il terremoto della penisola di Noto è avvenuto in una zona particolarmente dinamica dal punto di vista sismico, che aveva già prodotto altri grandi terremoti (e tsunami) nel 1741, 1833, 1940, 1964, 1983 e nel 1993. Il sisma del primo gennaio ha interessato una faglia di circa 150 km di sviluppo, ed ha avuto origine a circa 10 km di profondità, lungo il bordo convergente tra la placca dell'Amur e quella di Okhotsk.

Mappa dell’intensità macrosismica per il terremoto della penisola di Noto dell’1 gennaio 2024 (Japan Meteorological Agency)

Il sollevamento del suolo

La deformazione della crosta causata dal terremoto ha prodotto degli spostamenti veramente importanti. Secondo l'Autorità giapponese per le informazioni geospaziali (GSI), in seguito al sisma, alcune parti del Paese hanno subito uno spostamento di ben 1,3 metri verso ovest. Nelle zone epicentrali a ridosso della penisola di Noto, il suolo si è addirittura sollevato di circa 3-4 metri, questo movimento ha spostato letteralmente la linea di costa fino a circa 200 metri verso il mare, rendendo praticamente inutilizzabili alcuni porti. Un esempio in tal senso è quello della costa nel distretto di Kawaura di Suzu, dove la linea di costa si è spostata di circa 175 metri verso il mare, mentre il sollevamento ha interessato un'area di 2,4 chilometri quadrati.

Nella foto è possibile osservare lo spostamento della linea di costa verso il mare a seguito del sollevamento del suolo. Si notino i frangiflutti in secco, che disegnavano la vecchia linea di costa. (Earthquake Research Institute, University of Tokyo)

Le onde di maremoto

Uno degli effetti più importanti dei grandi terremoti di natura compressiva che generano un sollevamento del suolo, qualora questi interessino in superficie i fondali marini, sono gli tsunami. Le onde di maremoto si generano proprio perché il sollevamento del fondale marino a seguito dello scivolamento delle placche, spinge letteralmente la colonna d'acqua sovrastante verso l'alto, generando la propagazione di onde superficiali che sono tanto più importanti quanto è grande il movimento verticale.

Anche in questo caso, come durante altri grandi terremoti recenti, gran parte della costa occidentale del Giappone, dalle prefetture di Hokkaido alle prefetture di Nagasaki, è stata immediatamente posta sotto allerta tsunami, con ordini di evacuazione emessi nelle prefetture di Ishikawa, Niigata, Toyama e Yamagata. Gli ordini di evacuazione hanno interessato 62.000 persone. Le onde di maremoto hanno raggiunto in alcuni punti l'altezza di 4 metri, creando parecchi danni in alcune località costiere.

Come ha risposto il Paese

Dal grande terremoto del 2011, il Giappone ha nettamente migliorato i sistemi di allerta precoce, come ha anche confermato la tempestiva comunicazione ai cittadini del sisma del 1 gennaio 2024. Le continue scosse di assestamento hanno però reso difficili per le squadre di soccorso il recupero delle persone intrappolate al di sotto degli edifici collassati o danneggiati, e altri potrebbero crollare o ulteriormente danneggiarsi con le repliche che stanno continuando. Secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa locale da Takuya Nishimura, ricercatore dell'Università di Kyoto, "la frequenza delle scosse dovrebbe diminuire nei giorni a venire, ma non è possibile escludere repliche di magnitudo elevata, anche 6 o 7. Per cui è necessario farsi trovare pronti".

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…