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Il Wwf ha sfatato le dieci fake-news più diffuse sull’alluvione in Emilia-Romagna

Il WWF stila un elenco delle fake news più frequenti circolate nei giorni scorsi sull’emergenza meteo che ha colpito l’Emilia-Romagna: “La corretta informazione su questioni così importanti è l’ingrediente fondamentale sia per la sicurezza delle persone, sia per l’adozione di politiche efficaci”.
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Martina Alfieri 5 Giugno 2023

Come accade dopo ogni disastro ambientale, anche per l’alluvione dell’Emilia-Romagna ci si chiede se sarebbe stato possibile prevenire, o ancora meglio evitare, lo scenario peggiore. Nonostante la risposta esista e arrivi direttamente dalla Alessandro Morgana  – la crisi climatica rende gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, imprevedibili e devastanti – c’è chi si rifugia in spiegazioni imprecise e parziali, che tentano talvolta di negare il ruolo determinante dei cambiamenti climatici.

Per sfatare le numerose fake news circolate nelle ultime settimane e rimettere al centro la voce degli scienziati, il WWF ha stilato un elenco delle principali notizie false o fuorvianti riguardo il dissesto idrogeologico e le sue cause.

La corretta informazione su questioni così importanti è l’ingrediente fondamentale sia per la sicurezza delle persone, sia per l’adozione di politiche efficaci basate sulle migliori conoscenze scientifiche”, scrive il WWF. “

Chi, nel dibattito pubblico, continua a sostenere tesi in contrasto con la scienza e l’evidenza dei fatti, rimandando decisioni o investendo fondi pubblici in opere inutili o dannose, si assume una responsabilità enorme rispetto alle prossime tragedie che continueranno a trovare il nostro territorio non pronto agli effetti della crisi climatica”.

Le 10 notizie

Ecco, in sintesi, le notizie prese in esame dal WWF:

1 – Per prevenire disastri serve dragare i fiumi e scavare in alveo: falso. In gran parte dei fiumi italiani l’alveo si sta progressivamente abbassando: briglie e dighe fanno diminuire i sedimenti, e inoltre negli scorsi decenni sono stati effettuati molti prelievi di inerti (materiali per l'edilizia). “Dragare i fiumi, abbassandone la quota altimetrica, contribuisce a creare fenomeni franosi più a monte, peggiorando il dissesto complessivo”.

2 – Per evitare inondazioni bisogna pulire gli alvei tagliando la vegetazione: falso. È corretto intervenire in modo mirato e con l'aiuto di esperto geologi e forestali in particolari situazioni, ma la vegetazione è fondamentale per la stabilità delle rive e per rallentare la velocità dell’acqua durante le piene. Garantisce poi la capacità autodepurativa degli ecosistemi fluviali, mantiene l’ombreggiatura e contribuisce ad attenuare la siccità.

3 – Non si fa manutenzione dei fiumi: falso. Per il WWF, viene fatta anche in modo eccessivo, ma non mirato ed efficace. Infatti, molte regioni come l'Emilia-Romagna “appaltano” a privati la rimozione dei sedimenti o il taglio della vegetazione e i lavori si sostengono con il valore del materiale estratto o tagliato. Il rischio è che si intervenga dove e quando conviene ai privati e con interventi sovradimensionati, che distruggono la vegetazione.

4 – Per evitare inondazioni è necessario rettificare i fiumi: falso. Rettificare il corso dei fiumi ne riduce la lunghezza, aumentando la velocità di deflusso dell'acqua. Questo può causare danni maggiori durante le piene.

5 – La colpa delle inondazioni e del dissesto idrogeologico è delle nutrie ed altri animali: falso. Il 94% dei Comuni italiani sarebbe a rischio dissesto per frane e alluvioni, e in gran parte di essi non ci sarebbero presenti nutrie ed altri animali fossori. Le tane scavate negli argini di dimensioni minori possono intaccare la solidità, me esistono già soluzioni (come la modulazione della pendenza o l'installazione di reti) per prevenire lo scavo. Molti degli argini di contenimento che hanno ceduto con l’alluvione in Emilia-Romagna erano soggetti a problemi strutturali irrisolti.

6 – Per evitare inondazioni serve innalzare gli argini lungo tutto il reticolo idrografico: falso. Innalzare gli argini lungo tutto il reticolo idrografico non è la soluzione, ma è necessario ampliare le aree di esondazione e ripristinare boschi e zone umide. Gli argini artificiali sono essenziali per proteggere insediamenti urbani e centri storici (e la loro manutenzione deve essere effettuata con cura e periodicità), ma la loro altezza è già al limite e non si possono rialzare ulteriormente.

7 – Servono casse di espansione: vero. Possono aiutare a gestire l'acqua in eccesso durante le piene, ma dovrebbero essere l'ultima opzione rispetto a soluzioni basate sulla natura.

8 – Servono grandi dighe per evitare disastri come questi: falso. Le grandi dighe non possono evitare disastri come le inondazioni, e possono causare problemi come l'erosione costiera. La Romagna è dotata di una delle più grandi dighe d’Italia (quella di Ridracoli), ma questo non ha impedito la tragedia dei giorni scorsi. Occorre invece allargare e ripristinare le aree di esondazione naturale lungo i fiumi, che svolgono un’importante funzione di “spugna” trattenendo l’acqua durante le piene e rilasciandola gradualmente nel resto dell’anno.

9 – Servono più infrastrutture: falso. Non sono necessarie più infrastrutture, poiché gran parte del territorio italiano è già cementificato e l'impermeabilizzazione del suolo aumenta il rischio di inondazioni: impedisce l’infiltrazione dell’acqua e la ricarica delle falde, aumentando invece lo scorrimento superficiale. Questa situazione è già particolarmente grave in Emilia-Romagna, dove le acque piovane giungono in fretta ai fiumi, causando picchi di piena più alti e maggiori rischi di esondazione.

10 – Il cambiamento climatico non c’entra nulla: falso. Il cambiamento climatico, su cui la comunità scientifica mondiale concorda ormai da anni, con rarissime eccezioni, sta avendo effetti molto intensi sul bacino del Mediterraneo: altera fortemente i cicli idrologici, allunga i periodi di siccità alternati da piogge intense. “Sta a noi agire – ricorda il WWF – per limitare al più presto le emissioni ed evitare gli scenari peggiori e adattarci al cambiamento climatico in atto”.