Investire sulla natura: secondo il WWF si potrebbero creare 39 milioni di posti di lavoro

Lo ha ribadito un report commissionato dal Wwf, secondo cui se i governi destinassero a pratiche positive per la biodiversità i 500 miliardi che ogni anno spendono in sussidi dannosi, potrebbero creare 39 milioni di posti di lavoro.
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Gianluca Cedolin 25 Agosto 2021

La crisi climatica e lo sfruttamento delle risorse e del suolo, due cose per cui noi siamo i principali responsabili (come ha detto chiaramente l'ultimo report dell'Ipcc), stanno causando un'enorme perdita di biodiversità. È un problema ambientale ma non solo, perché quando la natura viene distrutta i risvolti sono molto negativi anche a livello economico, sociale, sanitario. È ormai chiaro che investire in pratiche virtuose per l'ambiente porta benefici economici importanti, e al contrario spendere soldi per pratiche dannose è una scelta molto poco lungimirante. Un recente report commissionato dal Wwf a Dalberg Advisors, preparato in vista dei negoziati Onu per la biodiversità, ha confermato la necessità di un cambio di paradigma.

Secondo il documento, intitolato Halve humanity’s footprint on nature to safeguard our future (Dimezzare l'impronta umana sulla natura per salvaguardare il nostro futuro), se i governi dirottassero in un impiego positivo per la natura i 500 miliardi di dollari che ogni anno spendono in sussidi dannosi, si potrebbero creare 39 milioni di posti di lavoro. Un circolo virtuoso che farebbe bene al pianeta, all'economia e alle persone. Salvaguardare e migliorare gli habitat naturali deve diventare una priorità assoluta, anche perché più della metà del Pil mondiale, 44mila miliardi di dollari, dipende in qualche modo dalla natura, e la crisi climatica e ambientale mette a rischio 10mila miliardi di dollari entro il 2050, dice il Wwf.

"Agire per evitare il collasso degli ecosistemi e l’aggravarsi della crisi climatica è l’imperativo dei nostri tempi, ma i governi spendono almeno 500 miliardi di dollari l’anno in sussidi per attività come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva che danneggiano la natura, con conseguenze disastrose per la società, l’economia e il nostro stesso benessere", ha detto, a margine del report, Marco Lambertini, il direttore generale del Wwf International. L'associazione si augura che i governi mondiali si accordino per invertire la perdita di natura entro il 2030, cominciando dall'aumento delle aree terrestri e marine da mettere sotto tutela (l'obiettivo nella bozza del nuovo testo globale sulla biodiversità, accolto con favore dal Wwf, parla del 30 per cento).