
I combustibili fossili devono essere mandati in pensione. Non è un affermazione meramente figlia della situazione attuale, che vede i paesi europei virare verso le energie rinnovabili e autonome per essere più indipendenti dal gas russo; ma è una necessità ecologica imprescindibile, che non farà bene solo alle tasche e all'autonomia energetica, ma anche e soprattutto alla Terra, pianeta oggi davvero sofferente.
Un'idea per sfruttare al meglio l'energia derivante da fonti rinnovabili senza "mangiare" terreno e senza dover per forza installare sulla terraferma enormi parchi fotovoltaici o eolici sono le isole energetiche, piattaforme al largo della costa su cui sarà possibile produrre l'energia necessaria alle città senza disturbare il territorio.
I primi a pensare a queste isole energetiche sono – come spesso accade – i paesi nordici, che negli ultimi periodi non le hanno solo progettate e installate, ma che stanno già pensando ad accordi e cooperazioni per massimizzare la resa, in un circolo ecologicamente virtuoso a cui possono guardare anche gli altri stati e governi.
Le isole energetiche sono delle costruzioni artificiali al largo delle coste sulle quali i paesi possono installare impianti fotovoltaici o eolici (a seconda della zona e della disponibilità energetica), senza così rubare terreno coltivabile o verde sulla terraferma e sfruttando nella maniera migliore possibile l'energia derivante da fonti rinnovabili come la luce solare e il vento.
Se posizionate sulle isole, infatti, le turbine eoliche o gli impianti fotovoltaici possono avere dimensioni maggiori rispetto alle classiche turbine offshore o ai parchi fotovoltaici, fornendo energia a un numero maggiore di famiglie e case e rendendo la distribuzione della stessa più semplice ed efficiente.
Il primo paese a progettare un'isola energetica per sfruttare – nel suo caso – l'energia eolica è la Danimarca, che già dai mulini a vento sulla terraferma e offshore ricava gran parte dell'energia necessaria alla sua popolazione. Rispetto ai mulini oggi installati, le isole energetiche permetterebbero ai danesi di installare turbine più grandi di quelle attuali e ancor più lontano dalla costa, su vere e proprie isole progettate a tavolino studiandone anche l'impatto sul mare e i fondali, in modo da produrre e distribuire l'energia in maniera più efficiente.
Entro il 2023, la Danimarca ha in piano quindi di costruire due isole energetiche. Una nel Mar Baltico, con una capacità di 2GW, per supportare il bisogno energetico di circa due milioni di famiglie. La seconda nel Mare del Nord, ancor più efficiente perché con capacità di 3GW.
L'ecologia, tuttavia, non è un fatto interno ad ogni paese, ma è una transizione alla quale tutti i Paesi devono guardare. La collaborazione, in questo senso, è necessaria, perché il pianeta è uno solo e i miglioramenti vanno a beneficio di tutti. La Danimarca, quindi, sta già pensando ad accordi con i Paesi limitrofi, sottoscrivendo intese volte esattamente a condividere l'energia rinnovabile, in modo da ridistribuirla efficientemente senza sprecarla, tagliando così l'utilizzo dei combustibili fossili.
Il ministro danese per l'energia e il clima, Dan Jørgensen e la ministra belga per l’energia Tinne van der Straeten hanno quindi già siglato un accordo per realizzare alcune isole energetiche connesse tra loro. A rendere possibile il progetto saranno la società belga Elia e quella danese Energinet, che collaboreranno per costruire il "collegamento Tritone", o Triton Link, una struttura per l'interconnessione sottomarina tra gli hub energetici, che favorisca lo scambio e il trasporto dell'energia.