La carne che mangiamo contiene antibiotici e ormoni?

La carne italiana, così come quella europea e americana, è molto controllata e non contiene antibiotici e ormoni, però queste sostanze sono ancora utilizzate in molti allevamenti esteri e possono essere pericolose anche per la salute dell’uomo.
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Valentina Rorato 24 Luglio 2023
* ultima modifica il 28/08/2023

Le proteine ​​animali di alta qualità, come manzo, maiale, uova, pollame e latticini, sono una parte importante di una dieta nutriente ed equilibrata. Tuttavia, potresti aver sentito dire che sono piene di antibiotici. É davvero così?

Da più di quarant’anni in Europa è vietato utilizzare ormoni per favorire la crescita degli animali da allevamento; dal 2006 sono proibiti anche gli antibiotici e dal 2022 questa normativa è stata resa ancora più severa. Gli allevatori possono somministrare l’estro in bovine, pecore e cavalle a fini riproduttivi in vista di una inseminazione artificiale, mentre gli antibiotici possono essere dati solo in caso di malattia. E comunque la carne può essere messa in vendita solo quando non ci sono residui farmacologici. E ciò vale anche per il pollame e i latticini venduti in Italia, ma anche negli Stati Uniti.

Se un animale da allevamento si ammala e ha bisogno di antibiotici, gli allevatori devono seguire le rigide linee guida della FDA per il corretto dosaggio, durata e tempo di sospensione – o in altre parole, il tempo che intercorre tra il momento in cui l'animale viene curato e il momento in cui va sul mercato. Come ulteriore livello di protezione, il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti campiona i prodotti a base di carne e pollame per garantire che siano privi di residui di antibiotici.

Nel rarissimo caso in cui un prodotto risulti positivo ai residui di antibiotici, viene rimosso dalla catena di approvvigionamento alimentare e non viene mai più immesso sul mercato.

Oltre a un maggior rispetto della salute degli animali e del pianeta, la riduzione dell’uso di antibiotici nella carne ha una ragione che riguarda la salute dell'uomo. E' stato scoperto che la presenza di questi farmaci, nella catena alimentare, può favorire l’insorgere di superbatteri, ovvero di batteri che non possono essere trattati con la medicina moderna. Nel 2013, in tutto il mondo sono state utilizzate più di 131.000 tonnellate di antibiotici negli alimenti per animali; entro il 2030 saranno più di 200.000 tonnellate.

La maggior parte degli antibiotici viene utilizzata per prevenire le malattie o per promuovere la crescita, e questo significa esporre animali sani agli antibiotici per lunghi periodi di tempo. Se i batteri che colonizzano questi animali acquisiscono geni di resistenza, il trattamento diventa inefficace: questa è una minaccia per il settore zootecnico, ma i batteri nell'intestino degli animali possono anche trasferire i geni di resistenza a microbi dannosi per l'uomo. Non conosciamo l'entità di questo processo, ma data la grande quantità di antimicrobici utilizzati negli animali abbiamo buone ragioni per essere preoccupati.

La carne che mangiamo è piena di antibiotici? Sebbene la carne che mangiamo non contenga antibiotici, questi farmaci e i loro metaboliti dagli allevamenti passano all’ambiente e nelle acque reflue, così come i batteri che sopravvivono all’azione antimicrobica dei medicinali, che quindi possono essere liberati negli scarichi e nel terreno, da dove possono contagiare anche animali selvatici, oltre a crescere in quelli da allevamento e a ritrovarsi, questi sì, nella carne”, si legge sul sito della Federazione Nazionale dell'ordine dei Medici e dei Chirurghi italiani.

Fonte | FNOMCeO

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