Guatapé, Colombia

La Colombia ferma le nuove esplorazioni di combustibili fossili per un’economia più verde

La ministra delle Miniere, Irene Vélez Torres, ha dichiarato che il Paese si allontanerà dai combustibili fossili per iniziare un capitolo di sostenibilità. L’idea è sostenuta dal presidente della Colombia, ma osteggiata dagli ambienti economici (e incredibilmente anche da alcuni ambientalisti).
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Roberto Russo 25 Gennaio 2023

Non saranno concessi nuovi contratti di esplorazione di petrolio e gas in Colombia. Lo ha comunicato la ministra colombiana delle Miniere e dell'Energia, Irene Vélez, in occasione del panel I diversi percorsi della transizione energetica tenutosi nell'ambito del World Economic Forum di Davosv.

Abbiamo deciso di non assegnare nuovi contratti per l'esplorazione di petrolio e gas e, sebbene ciò sia stato molto controverso, è un chiaro segno del nostro impegno nella lotta contro il cambiamento climatico”, ha detto chiaramente la ministra, che poi ha precisato: “Questa decisione è assolutamente urgente e richiede un'azione immediata”.

Per la ministra è quindi giunto il momento di abbandonare la dipendenza dal petrolio e dal gas e di iniziare un nuovo capitolo più verde nella storia del Paese. Secondo diversi esperti ambientali, però, non è questa l'unica via da seguire, dato che non si affrontano i principali problemi ambientali del Paese, come l'allevamento di bestiame e l'agricoltura insostenibile che stanno portando alla deforestazione della foresta amazzonica. Inoltre, sostengono, una misura del genere non avrà alcun effetto sulla crisi climatica globale.

Il punto di vista del presidente della Colombia

In questa fase senza dubbio Irene Vélez ha il sostegno del presidente della Colombia, Gustavo Petro, che ha fatto della fine della lunga storia di dipendenza economica del Paese dal petrolio una parte fondamentale della propria campagna elettorale, prima di diventare il primo leader di sinistra del Paese nell'agosto dello scorso anno.

Lo stesso presidente, infatti, sempre a Davos ha detto ai giornalisti: “Siamo convinti che forti investimenti nel turismo, data la bellezza del Paese e la capacità e il potenziale che il Paese ha di generare energia pulita, potrebbero, nel breve termine, riempire perfettamente il vuoto lasciato dai combustibili fossili”.

Le divisioni interne al Paese

Dichiarazioni forti quelle del Presidente e della Ministra che hanno fatto traballare i mercati, anche in considerazione del fatto che la Colombia negli ultimi anni ha puntato molto sull'esportazione del petrolio. A tal proposito c'è da notare l'intervento del ministro delle Finanze, José Ocampo, che ha rassicurato i mercati finanziari. Secondo il ministro, la Colombia rimane aperta a nuovi progetti nel settore del petrolio e del gas, dato che fa grande affidamento sulle entrate del settore.

Diversi analisti economici non hanno ben visto le dichiarazioni di Vélez. Per Julio César Vera, già presidente dell'Associazione colombiana degli ingegneri petroliferi, la Colombia dovrebbe sì passare all'energia pulita, ma senza “uccidere la propria gallina dalle uova d'oro”.

Anche Manuel Rodríguez, che nel 1991 è stato il primo ministro dell'Ambiente del Paese, è scettico: “La Colombia non deve sacrificare la sua crescita economica per farsi paladina della transizione energetica in America Latina”, ha detto. E poi ha rincarato la dose: “Si tratta di un'idea infantile e populista basata su una falsa narrativa perché, secondo gli studi, perderemo diversi punti di PIL senza incidere quasi per nulla sul consumo globale di combustibili fossili. Un altro Paese produttore di petrolio compenserà semplicemente la mancanza della Colombia”.

Resta il fatto che il presidente Gustavo Petro però è convinto che “il mercato non è il meccanismo principale per superare la crisi climatica”, come ha avuto modo di dire alla Cop27 di Sharm-el-Sheikh.

In apertura: El Peñón de Guatapé, grande monolite alto 220 m, uno dei simboli della Colombia e della sua natura