La crisi climatica peggiora: nel 2018 nuovo livello record di CO2 nell’atmosfera

Stando all’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale meteorologica delle Nazioni Unite, le concentrazioni di gas serra, responsabili del riscaldamento globale, sono in aumento anziché in diminuzione, malgrado gli impegni presi con l’Accordo di Parigi. Il biossido di carbonio (CO2) ha raggiunto nel 2018 le 407,8 parti per milione.
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Federico Turrisi 26 Novembre 2019

Un altro record. Negativo. Il nostro pianeta è sempre più malconcio. Le notizie riportate dall'ultimo Greenhouse Gas Bulletin pubblicato dalla Wmo (World Meteorological Organization), l'Organizzazione mondiale meteorologica dell'ONU, sono tutt'altro che confortanti. Le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera hanno toccato nuovi livelli record, nonostante gli impegni presi con l'accordo di Parigi sul clima. Il report non prende in considerazione la quantità emessa ma quella rimasta in circolazione nell'atmosfera, al netto dell'attività svolta dagli oceani e dalle foreste che, come sai, assorbono una parte consistente di carbonio.

Nel 2018 il biossido di carbonio, ossia la famigerata CO2 (conosciuta anche come anidride carbonica), che è il principale gas serra dovuto ad attività umane persistente nell'atmosfera, ha fatto registrare una concentrazione di 407,8 parti per milione (ppm), contro le 405,5 ppm del 2017. Il dato più impressionante è che attualmente la concentrazione di Co2 è superiore del 147% rispetto a quella presente in epoca pre-industriale.

Il livello di CO2 nell'atmosfera è cresciuto del 147% rispetto all'epoca pre-industriale

Preoccupanti anche i livelli di due gas a effetto serra meno persistenti ma molto più potenti, come il metano (CH4) e l'ossido di diazoto (N2o), aumentati rispettivamente del 259% e del 123% rispetto all'era pre-industriale. Questa tendenza a lungo termine significa soprattutto una cosa: peggioramento drammatico delle conseguenze del cambiamento climatico. Tradotto in concreto, assisteremo all'aumento delle temperature, all’incremento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni meteorologici estremi (incluse carenze idriche senza precedenti), all’innalzamento del livello del mare e allo stravolgimento degli ecosistemi marini e terrestri. Insomma, se non facciamo subito qualcosa per invertire la rotta, lasceremo alle prossime generazioni un pianeta invivibile.