La differenza tra PFAS, PFOA e PFOS e dove si trovano nell’ambiente queste sostanze tossiche perenni

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha indicato che esistono altri due gruppi di sostanze tossiche perenni oltre ai ”classici” Pfas. Quali sono le differenze e dove possono essere trovati?
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Mattia Giangaspero 20 Febbraio 2024

Quando parliamo di PFAS, stiamo parlando di sostanze tossiche perenni presenti nell'ambiente e di conseguenza che possono finire in alimenti o addirittura nell'acqua che bevi. Queste sostanze però non sono le uniche. Forse non ne hai sentito parlare ma oltre ai PFAS esistono altri due tipi di "acidi" che sono altamente cancerogeni e molto presenti. Si tratta di PFOA e di PFOS. Proviamo a spiegare quali sono le differenze tra loro e cosa significano. Iniziamo facendo un passo indietro e quindi torniamo a parlare di PFAS. Nello specifico di cosa si tratta?

La sigla sta per Sostanze Perfluoro Alchiliche. Spiegato in modo semplice:  sono dei composti chimici acidi molto forti in forma liquida, usati soprattutto in campo industriale. Al momento se ne trovano 4700 diversi, ma hanno tutti una particolare struttura che permette loro di resistere ai naturali processi di degradazione e che quindi nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell'ambiente.

Il PFOA (acido perfluorottanoico), invece, è da ritenersi "cancerogeno" per gli esseri umani (Gruppo 1), sulla base di prove sufficienti di cancro in animali, sottoposti a sperimenti in laboratorio, e di prove meccanicistiche forti (per alterazioni epigenetiche e immunosoppressione) negli esseri umani esposti. Inoltre, gli esperti segnalano per queste sostanze prove “limitate” di cancro negli esseri umani per quanto riguarda il carcinoma a cellule renali e il cancro ai testicoli, spiegano i ricercatori. Le principali fonti di esposizione possono essere l'ingestione di acqua potabile contaminata o di cibi con alti livelli di questi composti (ad esempio, pesce e frutti di mare) o contaminati da imballaggi che li contengano.

Il PFOS (acido perfluorottanesolfonico) continuerà invece a essere valutato come "possibilmente cancerogeni" per gli essere umani (Gruppo 2B). Il PFOS è usato nella realizzazione di pentole, smacchiatori, indumenti antipioggia e prodotti antincendio (le schiume degli estintori). Eliminarli è possibile solo esponendoli a temperature molto alte.

Questi due ampli gruppi di sostanze (PFOA e PFOS) sono molto diffusi nell'ambiente, anche nelle zone più remote. Sono stati trovati infatti in una vasta gamma di prodotti, come imballaggi alimentari, tappeti, materiali da costruzione, cosmetici, utensili da cucina, abbigliamento impermeabile e schiume antincendio. Ma tracce di queste sostanze sono state trovate anche nelle forniture di acqua potabile, specialmente vicino a siti in cui sono prodotti o utilizzati estensivamente.

Mentre la popolazione generale è esposta a queste sostanze principalmente attraverso cibo e acqua potabile – soprattutto nei siti contaminati – e potenzialmente attraverso prodotti per i consumatori, i più esposti sono verosimilmente i lavoratori "coinvolti – segnala Iarc -nella produzione di PFOA o PFOS, o nell'uso diretto di queste sostanze nella fabbricazione di altri prodotti", o nella gestione dei rifiuti che contengono queste sostanze: l'inalazione è considerata infatti la principale via di esposizione, seguita dall'esposizione cutanea.

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