La diminuzione dei diavoli della Tasmania sta influenzando l’evoluzione di un’altra specie

Un nuovo studio ha dimostrato che il declino del diavolo della Tasmania, un predatore al vertice endemico dell’isola di Tasmania, sta influenzando l’evoluzione del quoll dalla coda maculata, un predatore subordinato: questo apre le porte a tutta una serie di considerazioni e nuovi studi.
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Roberto Russo 12 Gennaio 2024

Un nuovo studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution ha dimostrato che il declino del diavolo della Tasmania, predatore al vertice endemico dell'omonima isola, sta influenzando l'evoluzione del quoll dalla coda maculata, un predatore subordinato.

Il diavolo della Tasmania è affetto da un cancro trasmissibile, il tumore facciale del diavolo (DFTD), che ha causato un drastico declino della sua popolazione. I quoll dalla coda maculata (noti anche come quoll tigre e gatti marsupiali a coda macchiata), che condividono la stessa nicchia ecologica dei diavoli, hanno beneficiato di questo declino, aumentando la loro popolazione e il loro areale di distribuzione.

I ricercatori sono partiti da una constatazione: “La diminuzione dei predatori al vertice è diffusa e spesso ha effetti drammatici sulle comunità ecologiche attraverso cambiamenti nella dinamica delle reti alimentari, ma le loro conseguenze evolutive sono praticamente sconosciute”.

È qui che si inserisce l'osservazione scientifica: “Il predatore terrestre al vertice della Tasmania, il diavolo della Tasmania, sta diminuendo a causa di un letale cancro trasmissibile. I quoll dalla coda maculata ne traggono beneficio attraverso la liberazione dei mesopredatori e modificano il loro comportamento e l'uso delle risorse concomitantemente alla diminuzione del diavolo e all'aumento della durata della malattia”.

Quoll coda maculata
Un esemplare di quoll dalla coda maculata

Come si è svolta la ricerca

Gli scienziati hanno analizzato i genomi di 345 quoll dalla coda maculata per studiare come il declino dei diavoli ha influito sull'evoluzione di questa specie. I risultati hanno mostrato che i gatti marsupiali a coda macchiata in aree con una maggiore prevalenza di DFTD sono geneticamente più simili tra loro rispetto a quelli in aree con una minore prevalenza. Questo potrebbe essere dovuto a una dispersione selettiva, ovvero a un movimento preferenziale degli individui con geni favorevoli alla sopravvivenza in aree con una maggiore prevalenza di tumore facciale del diavolo.

I ricercatori hanno anche riscontrato prove di selezione naturale su alcuni geni nei quoll. In particolare, i geni che codificano lo sviluppo muscolare, la locomozione e il comportamento alimentare sono stati soggetti a selezione naturale in risposta al declino dei diavoli. Tali geni sono importanti per la competizione tra quoll e diavoli, e la loro selezione potrebbe essere dovuta al fatto che i quoll hanno bisogno di adattarsi a un ambiente in cui i diavoli sono meno presenti.

Infine, lo studio ha mostrato che la distribuzione della variabilità genetica nei quoll sta aumentando, ma che il flusso genico, ovvero lo scambio di geni tra popolazioni, sta diminuendo. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che i quoll hanno meno bisogno di spostarsi in aree con una minore popolazione di diavoli.

Come potrebbero cambiare le due specie

I risultati di questo studio hanno importanti implicazioni per la conservazione del quoll dalla coda maculata. La riduzione del flusso genico potrebbe portare a una diminuzione della diversità genetica di questa specie, rendendola più vulnerabile agli stress ambientali. Inoltre, la selezione naturale su alcuni geni potrebbe portare a cambiamenti nell'aspetto e nel comportamento dei quoll, rendendoli meno adattati al loro habitat.

È importante sottolineare che questo studio è solo il primo a dimostrare che il declino dei predatori al vertice può avere un impatto sull'evoluzione di altre specie. È necessario condurre ulteriori ricerche per comprendere meglio le conseguenze di questi cambiamenti sull'ecosistema.

Fonte | “Disease-driven top predator decline affects mesopredator population genomic structure” – Nature Ecology & Evolution