La disabilità non è un ostacolo all’autonomia: 5 donne coinquiline in una casa alloggio lo dimostrano

Silvia, Chiara, Franca, Laura e Noemi sono cinque donne con disabilità intellettive o relazionali che vivono insieme in una casa alloggio. Grazie al progetto avviato dalla Cooperativa sociale l’Arcobaleno oggi possono condurre una vita autonoma. A raccontarcela è proprio una di loro, Noemi.
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Gaia Cortese 18 Marzo 2022
* ultima modifica il 18/03/2022

L’articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, è intitolato “Vita Indipendente e Inclusione nella Società”. nell’articolo si riconosce il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone.

Si ispira a questo diritto il progetto di casa alloggio della Cooperativa sociale L'Arcobaleno di Breno, in provincia di Brescia. Qui vivono insieme cinque donne con disabilità intellettive o relazionali: in questo contesto Silvia, Chiara, Franca, Laura e Noemi, pur seguite dagli assistenti della cooperativa, possono vivere la loro quotidianità in modo autonomo.

Abbiamo incontrato Noemi, 37 anni, una delle prime donne ad essere entrate nella casa alloggio della cooperativa, all’età di 19 anni.

“La prima cosa che faccio appena mi sveglio la mattina è lavarmi e poi fare colazione con tutte le altre – racconta Noemi -. Se ho il turno nella cooperativa centro socio-educativo, verso le 8.30 esco di casa e mi occupo delle attività in laboratorio, dove creiamo dei manufatti che vengono poi venduti al pubblico in un negozio in piazza Ronchi. Alle 15 finisco l’attività in laboratorio e torno a casa dove poi trascorro del tempo con le mie coinquiline”.

“Andiamo d’accordo, anche se è normale che si bisticci come in tutte le famiglie – continua NoemiI bisticci si risolvono però in breve tempo. In casa poi, abbiamo dei turni per le faccende domestiche: a seconda del giorno posso apparecchiare o sparecchiare la tavola, pulire il pavimento, mettere in ordine. Sicuramente quello che ho imparato è il valore del rispetto per le compagne: non è solo importante volerci bene, ma anche fare qualcosa per le altre. Poi i momenti che più mi piacciono sono quelli in cui posso parlare con Ketty (Ketty Pellegrinelli, referente e coordinatrice dell’area Vita Indipendente della Casa Alloggio per la Cooperativa Arcobaleno, ndr) perché è un po’ come una mamma chioccia nei nostri confronti”.

“Per le persone con disabilità, sia fisica che intellettiva-relazionale, crediamo nel diritto ad una vita adulta autonoma, con la presenza minima delle operatrici professionali – spiega Ketty Pellegrinelli, referente del progetto -. Al contrario delle ordinarie strutture comunitarie che ospitano anche fino a dodici persone, la casa alloggio è un appartamento protetto con un numero minimo di persone accolte, così da permettere di instaurare rapporti più stretti. Oltretutto, un altro aspetto positivo di questa casa è che le donne ospitate possono ricevere visite da famigliari e amici in qualsiasi momento, nella totale libertà".

“Il nostro servizio non è diffuso, tante persone non sanno dell'esistenza di questa realtà – prosegue la referente della casa alloggio -. Siamo partiti nel 2003 ed eravamo guardati un po' come dei folli perché l’idea di far vivere queste persone disabili da sole sembrava di volerle abbandonare. In realtà non è cosi perché queste donne hanno dimostrato di poterlo fare e di imparare anche moltissime cose vivendo questa esperienza. adesso il nostro desiderio è mostrare alla gente comune la nostra realtà. Così siamo partiti da una rassegna fotografica dal titolo “con.tatto”, a cura della fotografa Ilenia Vielmi dove lo sguardo per una volta non è quello della fotografa, ma delle nostre protagoniste assolute. Contestualmente alla rassegna fotografica è stato presentato anche un video emozionale, diretto dal regista Michele Pastrello che, prima di iniziare le riprese, è stato a stretto contatto con le ragazze. Solo una volta entrato in relazione con loro, ha iniziato a girare il video".

"Ho conosciuto Silvia, Chiara, Franca, Noemi e Laura e ho trascorso una giornata con loro – spiega il regista veneto Michele Pastrello -. Mi sono fatto raccontare la vita di tutti i giorni, gli impegni settimanali, che siano lavorativi, domestici o legati a un hobby, e ho chiesto quali siano le loro passioni, scoprendo chi tra loro ama l’acqua, chi ricamare, chi leggere. Ho pensato che raccontare la loro vita indipendente non potesse essere null’altro che questo: mettere in immagini la quotidianità e il loro stare nella comunità, lasciando trasparire il legame che le unisce e che non ho potuto fare a meno di notare come sia molto fisico, affettivo. Questo non è un video sulla disabilità, ma un video con persone disabili. Non è neanche la loro storia, ma una fotografia della loro vita attuale, che è uguale alla nostra: loro come noi".

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