La distruzione dell’Amazzonia al punto di non ritorno: secondo un nuovo studio, parte della foresta è persa per sempre

La continua deforestazione, il consumo di suolo e gli incendi – rispetto ai quali lo scorso agosto è stato il peggiore degli ultimi dieci anni – stanno danneggiando irrimediabilmente il polmone verde del Pianeta, tanto che alcune aree potrebbero non rigenerarsi mai più. Dei 9 Paesi su cui si estende l’Amazzonia, solo due vantano buone condizioni forestali.
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Martina Alfieri 7 Settembre 2022

Dobbiamo fare di più per tutelare l’Amazzonia. È ciò che emerge con chiarezza dal nuovo studio realizzato dagli scienziati dell’Amazonian Network of Georeferenced Socio-environmental Information insieme alle popolazioni indigene, vere conoscitrici della foresta, raccolte nel Coica (The Coordinator of the Indigenous Organizations of the Amazon Basin). Gran parte della più importante foresta pluviale del Pianeta rischia di essere irrimediabilmente compromesso. E come dichiara anche il titolo dello studio – Amazonia against the clock – ormai è una corsa contro il tempo.

L’emergenza ambientale che colpisce l’Amazzonia e che comprende molti fattori, tra cui in primis la deforestazione, ha portato vaste aree a una distruzione tale che potrebbero non essere mai più in grado di riprendersi. Lo studio parla di una “savanizzazione”: dove c’erano alberi, ora c’è uno scenario simile a quello della savana.

Il polmone verde del Pianeta si estende su nove Paesi sudamericani ma solo due di loro, Suriname e Guyana francese, possono vantare di avere all’interno dei loro confini oltre il 50% di foresta ancora intatta. Il 90% della devastazione amazzonica si concentra invece in Brasile e Bolivia.

Tra i continui allarmi riguardanti la preziosa foresta pluviale, c’è anche quello che riguarda gli incendi: agosto 2022 è stato, nell’ultimo decennio, quello in cui sono stati appiccati più roghi.

Gli autori dello studio incitano dunque a prendere provvedimenti urgenti per fermare, entro il 2025, la distruzione dell’Amazzonia e per tutelare le popolazioni indigene, custodi della foresta:

"Esiste una correlazione diretta tra la distruzione della nostra casa e gli omicidi dei leader indigeni, i difensori dei nostri territori. Abbiamo confermato che il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni del bacino amazzonico è una soluzione urgente per salvaguardare l'80% dell'Amazzonia. Dobbiamo agire tutti insieme, e dobbiamo farlo prima del 2025", ha dichiarato José Gregorio Díaz Mirabal, coordinatore generale del Coica.

Il governo brasiliano guidato da Bolsonaro, purtroppo, negli ultimi anni ha consentito un grande incremento della deforestazione. L’agricoltura è la principale responsabile della deforestazione: causa infatti l’84% delle perdite. A seguire si trovano le aree occupate dalle miniere (17%) e dai blocchi di esplorazione petrolifera (9.3%). Solo nei primi sei mesi del 2022 è stata rasa al suolo un’area pari a tre volte la superficie di Roma.