La dura vita dei cavallucci marini tra tradizioni di San Valentino e inquinamento

Milioni e milioni di piccoli ippocampi ogni anno vengono pescati, essiccati e venduti come medicinali o souvenir nelle bancarelle asiatiche. Molti altri, muoiono incastrati nei rifiuti plastici o dopo averli ingeriti. Ma i cavallucci marini sono animali speciali che vanno protetti e che hanno molto da insegnarci, soprattutto in amore.
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Sara Del Dot 13 Febbraio 2019

Sono adorabili, simpatici e hanno anche un bel nome, anche se quello vero sarebbe “ippocampo”. Raramente ti capiterà di vederli nuotare dal vivo fuori da un acquario, ma i cavallucci marini suscitano sempre un certo fascino in chi li osserva, anche solo nelle immagini di un documentario. E non solo per la loro forma curiosa. Il cavalluccio marino, infatti, è un tipo di pesce dotato di una coda prensile e una testa che ricorda, appunto, quella di un cavallo. La sua grandezza può variare dai 2 ai 35 centimetri ed è reperibile prevalentemente in Asia, Europa, Africa e in Sudamerica. Le sue sottospecie sono circa 40, e presentano vari colori e dimensioni.

Ciò che rende questi animaletti veramente speciali, però, è il fatto che, a differenza della maggior parte degli altri animali (compreso l’uomo), sono creature monogame. Il cavalluccio marino, infatti, una volta scelto un partner non lo cambia per il resto della vita. E non è tutto: la loro vita di coppia è bellissima, decisamente invidiabile da molti esseri umani, a dimostrazione che a volte l’istinto funziona meglio di un intenso ragionamento. La danza di accoppiamento può durare per giorni e, una volta suggellato il loro amore, ogni mattina i due cavallucci si salutano facendo un piccolo balletto e intrecciando le code. Un’altra curiosità è che è il maschio a condurre la gravidanza, fecondando le uova che la femmina depone dentro il suo marsupio. Come frutto della loro unione, possono nascere fino a duemila piccoli. Insomma, chi non vorrebbe un amore così?

Eppure questi pesciolini non se la passano affatto bene. Così come tante altre specie, infatti, anche i cavallucci marini sono a rischio estinzione. E le ragioni ti sembreranno una più assurda dell’altra. Soprattutto nei paesi asiatici, infatti, questi romantici animaletti vengono pescati indiscriminatamente per poi essere venduti come souvenir nei mercati, somministrati come medicinale contro disturbi come l’impotenza (senza alcun fondamento scientifico) e, in ultimo, spesso vengono feriti e soffocati dai rifiuti plastici abbandonati in mare. La situazione è talmente drammatica da porre questa specie sotto la protezione della Convention on International Trade in Endangered Species (Cites).

La mattanza di San Valentino

Ti ho appena raccontato di quanto il cavalluccio marino sia un animale fedele e romantico. Eppure, proprio nel giorno di San Valentino, la festa degli innamorati, l’unico suo progetto deve essere quello di fuggire e nascondersi più lontano che può. Perché, nella medicina tradizionale cinese, viene venduto e somministrato come farmaco afrodisiaco, che accresce il piacere e cura l’impotenza. Naturalmente si tratta di una tradizione priva di qualunque fondamento medico o scientifico, eppure la gente continua a confidare in questo pesciolino, provocando ogni anno la morte di milioni e milioni di esemplari. Per essere resi disponibili tra le bancarelle dei mercati asiatici, infatti, i cavallucci vengono pescati, essiccati e poi imbustati e venduti. Ma non solo come ipotetico sostituto del viagra. Spesso i turisti ne comprano alcuni semplicemente da portare a casa come souvenir.

La specie più gettonata è l’hippocampus capensis di cui vengono utilizzati ogni anno circa 35 milioni di esemplari. Un bel numero, se pensi che si tratta soltanto di una delle 40 specie esistenti.

E la plastica?

Come tutti gli animali marini, però anche i cavallucci devono prima o poi fare i conti con l’inquinamento da plastica. Sicuramente ti sarai imbattuto almeno una volta nella foto vincitrice del Wildlife Photographer of the Year 2017, che ritrae un piccolo ippocampo che nuota tenendo saldo nella coda un cotton fioc rosa.

E sebbene già quell’immagine risulti oltremodo inquietante, pensa che la realtà è ancora peggio. Il più delle volte, infatti, è la plastica a tenere ben salde le creature marine, impedendo loro di muoversi e condannandole a morte certa. È proprio la situazione in cui si è imbattuto l’avvocato brindisino Alessandro Caiulo, che nel corso di un’immersione subacquea nel mar Piccolo di Taranto ha trovato un ippocampo intrappolato in una retina di plastica, liberandolo tempestivamente. Purtroppo, non tutti i cavallucci hanno la stessa fortuna di questo.