45 anni di passi e di lotta contro le mafie e le ecomafie: la lezione di Peppino Impastato

Forse non tutti lo sanno, ma Peppino Impastato fu ucciso pochi giorni dopo l’esposizione di una mostra fotografica in cui veniva documentata la devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi. A 45 anni dalla sua morte il suo esempio di lotta alle mafie tutte è ancora vivo.
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Francesco Castagna 9 Maggio 2023

"Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi", questa è solo una delle tante frasi che ci viene in mente quando pensiamo alla storia di Peppino Impastato. Ma quanti passi ha fatto il nostro Paese verso la legalità?

Il giornalista e attivista siciliano, originario di Cinisi (in provincia di Palermo), morì il 9 maggio 1978 per ordine del boss mafioso Badalamenti. Aveva spezzato il tabù dell'omertà nel suo paese, denunciando le malefatte della mafia e dando a tutti una speranza di ribellione e di legalità. A 45 anni dalla sua scomparsa quel "conta e cammina" è ancora vivo, per tutte le stragi e gli assassini di stampo mafioso che si sono verificati in Italia prima e dopo la sua morte.

La lezione di Peppino Impastato

"All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore", l'estratto degli scritti di Peppino Impastato ci rimanda alla realtà dei fatti e negli anni è diventato uno dei suoi insegnamenti più preziosi: la mafia colpisce anche e soprattutto rovinando l'ambiente che ci circonda, offrendoci dopo 45 anni di distanza uno dei primi esempi di lotta all'ecomafia.

Spesso il legame tra criminalità e ambiente non è sempre diretto, si pensa alla mafia come a un'organizzazione illegale e violenta che con i suoi metodi agisce all'ombra dello Stato. Eppure i suoi reati riguardano soprattutto tematiche ambientali, che, numeri alla mano, sono ancora più vantaggiosi del traffico di droga.

Ecomafia è quindi un termine-cappello per indicare una serie di reati: smaltimento e traffico illegale dei rifiuti, abusivismo edilizio su larga scala, illegalità nel mercato dell'agro-alimentare, incendi boschivi, il traffico di buste shoppers illegali. E ancora, il commercio illegale di animali esotici, l’avvelenamento delle acque tramite lo scarico di sostanze nocive. Pur essendo reati "senza vittima", la loro entità è di interesse pubblico, ne sono un esempio i Comuni della Terra dei Fuochi, messi a serio rischio dall'interramento o dalla combustione illegale dei rifiuti tossici, che hanno inquinato l'aria e il suolo.

Il contributo dei rapporti Ecomafia

A tenerne il conto ogni anno, oltre alle attività delle forze dell'ordine, è il rapporto "Ecomafia" di Legambiente. L'associazione segnala come le ecomafie continuino ad affondare le loro radici nell’ambiente, spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano criminalità ambientale, economica e organizzata.

L'ultimo rapporto mostra le cifre di queste attività, nel 2021 infatti "i reati contro l’ambiente non scendono sotto quota 30mila nonostante una lieve flessione. Quasi il 44% si concentra in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia". Nel testo emerge come a livello provinciale Roma sia prima per ecoreati, mentre gli illeciti amministrativi, monitorati per la prima volta, ammontino a 59.268, a causa della corruzione. Sono invece 9.490 i reati nel ciclo del cemento illegale, superano quelli dei rifiuti (8.473) e contro la fauna (6.215). Assistiamo inoltre a un'impennata dei reati "contro il patrimonio boschivo e storico-culturale".

La legge italiana

In Italia il tema della lotta alle ecomafie è regolato nel seguente modo:

  • il DL 152/2006, che regola le corrette modalità di gestione del rifiuto, per evitare che un suo scorretto smaltimento possa danneggiare l'ambiente e la salute delle persone
  • Il Testo Unico in Materia Ambientale, il quale comprende le principali norme legate alla disciplina ambientale e regolamenta le procedure per la valutazione d'impatto ambientale
  • Il Titolo VI bis del Codice Penale (Dei delitti contro l’ambiente), che regola la fattispecie di reati per chi commette azioni quali: l’inquinamento ambientale, la morte e lesioni in conseguenza del delitto di inquinamento ambientale, il disastro ambientale, i delitti colposi contro l’ambiente, il traffico e l’abbandono di materiale ad alta radioattività, l’omessa bonifica e l’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti
  • La Legge n.68/2015, che identifica e stabilisce una definizione per alcune condotte particolarmente gravi come: il disastro ambientale, l'inquinamento ambientale, il traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività, l'omessa bonifica e l'impedimento del controllo

È doveroso poi menzionare alcuni passaggi parlamentari legati alla tutela dell'Ambiente. Ad Aprile del 2022 è stato approvato in Commissione Ambiente il ddl per estendere al settore agroalimentare delle competenze della commissione parlamentare di inchiesta sugli ecoreati. Il 2 maggio 2023 poi il Senato, con voto unanime, ha approvato definitivamente l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie. Rispetto all'organismo presente nella precedente legislatura, la Commissione ora potrà occuparsi anche di illeciti ambientali e agroalimentari.

Tutti passi che servono a togliere potere alle mafie. Tutti passi di cui Peppino Impastato sarebbe stato orgoglioso.

Crediti Foto: Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato"(see on it.wikipedia the use's permission), https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=5558412