La produzione di miele è calata del 23 per cento: l’allarme lanciato da Coldiretti

Gli eventi meteo estremi del 2022, considerato l’anno più caldo mai registrato prima, hanno avuto effetti dirompenti sulla produzione di miele. I danni causati all’agricoltura italiana? Superano i sei miliardi di euro.
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Gaia Cortese 6 Marzo 2023

Si stima che i danni all’agricoltura italiana dovuti ad eventi meteo estremi verificatisi nel 2022 superino i sei miliardi di euro. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati dell’Osservatorio nazionale miele che registrano una produzione 2022 migliorata rispetto all’anno nero precedente, ma ancora molto distante dai 30 milioni di chili potenziali raggiunti nel 2010.

Rispetto a poco più di un decennio fa l’Italia ha dovuto rinunciare a un vasetto di miele su quattro, dal momento che la raccolta di miele è calata del 23 per cento. Le principali cause sono riconducibili alle ondate di calore che hanno colpito i raccolti nella prima parte della primavera e dell’estate 2022, e alla carenza di piogge che torna a preoccupare gli agricoltori in queste settimane.

Come ha spiegato Coldiretti, “se la carenza di piogge ha consentito voli di raccolta regolari da parte delle api, le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso e acqua negli alveari già nei primi giorni di agosto”.

Secondo le elaborazioni Coldiretti sulla banca dati Isac Cnr il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato prima, con una temperatura media superiore di quasi un grado (+0,98°C) e il 30 per cento di precipitazioni in meno rispetto alla media storica del periodo 1991-2020. Anomalia che si sta verificando anche nei primi mesi di quest’anno.

Non solo. I produttori di miele hanno dovuto fare fronte anche all’esplosione dei costi (etichette, vasetti di vetro, confezioni di cartone e gasolio) per le tensioni internazionali generate dalla conflitto tra Russia e Ucraina.

In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi, ma il punto di forza del Belpaese sta nella biodiversità con più di sessanta varietà di miele, da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.

Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute quasi del 18 per cento nei primi undici mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, anno in cui il totale delle importazioni è risultato superiore ai 24 milioni di chilogrammi.

Un altro aspetto da non sottovalutare è che spesso i mieli provenienti dall’estero sono di bassa qualità, e solo verificando l'origine del prodotto in etichetta si può essere sicuri della qualità del miele.

Il miele prodotto sul territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La stessa confederazione raccomanda di verificare che sulla confezione del prodotto compaia la parola "Italia" o "miele italiano", termini che per legge devono essere presenti sulle confezioni di miele se questo è stato interamente raccolto sul territorio nazionale.

Diversamente, se il miele proviene da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” con indicazione del nome dei Paesi; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix di mieli deve essere scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche in questo caso riportando l’indicazione dei nomi dei Paesi interessati.