
Se è vero che le specie vivono nella natura in un ciclo dove ognuno è predatore di qualcuno, ma al tempo stesso anche preda, è anche vero che negli ultimi secoli l'essere umano ha talmente stravolto la biodiversità, che molti animali potrebbero non estinguersi per cause non naturali. Gli scienziati l'avevano già definita "sesta estinzione di massa", ovvero quel fenomeno per cui si verificano delle condizioni irreversibili, dovute soprattutto al fatto che abbiamo abbondantemente sfruttato i combustibili fossili.
Così facendo l'essere umano ha alterato la composizione chimica dell’atmosfera, cioè abbiamo aggiunto più anidride carbonica e altri gas, andando a creare proprio delle mutazioni climatiche nell’arco di tempo di qualche decennio. I risultati sono visibili a tutti: piogge acide, alluvioni, siccità, smog etc. Ma se vuoi sapere perché si parla di estinzione, uno studio dell’Università di Stanford rivela come in 500 anni siamo stati la causa della scomparsa di 260mila specie, dal 1500 dopo cristo a oggi.
Ma quali sono le cause, o come vengono chiamati scientificamente “i driver” di questa sesta estinzione? Nel report IPBES si legge che sono:
L'estinzione di circa il 10% di tutte le specie viventi negli ultimi 500 anni mette in difficoltà anche la salute umana. Lo testimonia il rapporto "Effetto Domino", pubblicato dal WWF il 12 febbraio, in occasione del Darwin Day. Nell'analisi il WWF mostra come, con la scomparsa delle specie, si riducano diversi fattori: la nostra salute, la qualità dell'acqua, la sicurezza alimentare degli esseri umani, la possibilità di contrastare la crisi climatica, il nostro benessere.
Perdita di biodiversità uguale più malattie? Ebbene sì, l'esempio che porta il WWF è proprio quello della pandemia da COVID-19 come "conseguenza della distruzione degli ecosistemi e dell'insostenibile gestione delle specie". L'uomo infatti da tempo ha alterato numerosi habitat, introducendosi in ambienti che prima non frequentava e quindi entrando in contatto con altri virus e batteri. Più perdiamo esseri animali e maggiore sarà la distruzione degli ecosistemi che perdono il loro effetto barriera, come spiega il WWF.
Gli scienziati infatti sostengono che "popolazioni di uccelli più diversificate possono aiutare a proteggere gli esseri umani dagli effetti del virus del Nilo occidentale", c'è poi la diffusione di casi di rabbia, legata al fatto che in Natura cominciano a esserci sempre meno animali "spazzini", come gli avvoltoi o che, per esempio, con la scomparsa delle specie di insettivori ci sia sempre più la probabilità di essere punti da zanzare e altri animali vettori di malattie. A rischio sono anche molti farmaci di origine naturale, composti da molecole di origine naturale, sintetizzate a partire da piante, funghi o organismi marini. Molti di questi farmaci sono vitali per l'essere umano, poiché sono alla base di cure come malattie cardiache, il morbo di Parkinson e vari tipi di cancro.