La storia delle 10 tigri che da Latina dovevano arrivare in Russia: forse erano destinate al traffico illegale

Le aveva vendute il domatore di tigri del circo Gaetano Montico di Latina a uno zoo russo che le aveva richieste. Dieci tigri da circo, stipate in gabbie troppo piccole e tenute in condizioni pietose, sono state salvate. Ora alcune si trovano in uno zoo e altre in un santuario in Spagna. Ma sulla vicenda appare l’ombra della medicina tradizionale cinese.
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Sara Del Dot 28 Maggio 2020

Dieci tigri partite da Latina e dirette in uno zoo della Russia. Un viaggio lungo, effettuato in condizioni non adeguate alle esigenze dei felini che si è concluso con il decesso di uno di loro e il salvataggio dei superstiti. Oggi, alcuni mesi dopo l’accaduto, un servizio del programma televisivo Le Iene racconta che dietro quel trasporto già di per sé da condannare potrebbe celarsi un meccanismo di traffico illecito di animali esotici.

La vicenda era iniziata lo scorso autunno, quando il 22 ottobre un camion con a bordo i 10 esemplari era partito dal circo Gaetano Montico di Latina con tanto di timbro della Asl competente, diretto a Derbent, nella regione russa del Dagestan. Dopo aver attraversato Austria, Repubblica Ceca e Polonia per un totale di 46 ore di viaggio (nonostante i documenti ufficiali parlassero di meno di 21 ore da Latina fino a Derbent), una volta al confine con la Bielorussia, il 24 ottobre, qualcosa va storto. La mancanza di un documento, un problema burocratico rispedisce l’intero carico in Polonia, dove i due autisti rimangono per ben sei giorni sempre mantenendo le tigri stipate in gabbie troppo piccole per le loro esigenze, al buio, senza essere pulite e senza alcun tipo di cura.

Quando le autorità hanno aperto il cassone del camion, per una di loro era già troppo tardi. In una cassa in fondo al carico, infatti, una tigre era morta a causa di un’ostruzione dello stomaco, complici le condizioni drammatiche in cui da giorni era detenuta. A quel punto l’attenzione sul caso si solleva. I due autisti vengono arrestati (rilasciati poco dopo) e così anche il rappresentante del circo russo che si era recato al confine per recuperare gli esemplari.

Grazie a questo intoppo, quindi, le tigri superstiti sono state recuperare e salvate, seppur denutrite, impaurite e piene di parassiti. Quattro di loro sono state spostate in uno zoo polacco mentre le altre cinque sono state trasferite in un santuario in Spagna in cui sono state riabilitate e abituate alla presenza dell’uomo da cui fino a quel momento si nascondevano.

Diversi mesi dopo questa vicenda, i punti che non tornano però sono diversi. Grazie a un approfondimento realizzato dal programma Le Iene, infatti, è emerso che gli indirizzi segnalati sui documenti del viaggio sono risultati falsi, riferiti a luoghi e strutture ben diverse da quelle destinate all’accoglienza di animali, e l’indirizzo a cui dovevano approdare indica in realtà un negozio di liquori. Tutto ciò consente di ipotizzare che la reale destinazione delle tigri non fosse uno zoo, ma che il loro spostamento fosse parte di un meccanismo di traffico illecito che avrebbe potuto farle approdare in Cina, destinandole al mercato della medicina tradizionale che da poco ha aperto le porte ai prodotti derivanti da questi felini come le ossa, la pelle e i denti.

La Lav, che sin da subito aveva preso a cuore la questione, nel frattempo prosegue la sua attività di denuncia, segnalando che negli ultimi 4 anni sono state ben 23 le tigri esportate dall’Italia dopo essere state allevate in modo illegale. Tigri che, a differenza di quelle in via di estinzione che si trovano in natura, non godono di alcun tipo di tutela perché inadatte alla reintroduzione in natura e considerate proprietà delle strutture che se ne occupano. Così, l’associazione ha lanciato una petizione per chiedere al ministro dell’Ambiente Sergio Costa di vietare il commercio di animali esotici.