“L’acqua ci riguarda tutti. Per questo occuparcene è fondamentale”. Intervista a Edoardo Borgomeo, ricercatore dell’Università di Oxford

L’importanza dell’acqua è enorme non solo per placare la nostra sete, per cucinare, per la produzione agricola e per quella di energia. Arriva a influenzare anche il nostro linguaggio, il nostro modo di vedere le cose. E purtroppo, diventa spesso causa di conflitti durissimi, che i cambiamenti climatici rischiano di aggravare. Di tutto questo abbiamo discusso con Edoardo Borgomeo, ricercatore dell’università di Oxford.
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Michele Mastandrea 22 Aprile 2022
Intervista a Edoardo Borgomeo Ricercatore dell'Università di Oxford

Con l'avanzare dei cambiamenti climatici, ci sono risorse tra le più importanti del pianeta, fonti di vita per miliardi di persone, che sono sempre più messe a rischio. Tra queste, come sai, c'è l'acqua. Un bene primario per tutti, che assicura la nostra stessa esistenza, ma che allo stesso tempo è capace di accendere i più duri conflitti per il suo possesso.

La profonda siccità negli scorsi mesi, soprattutto al Nord Italia, dovrebbe averti fatto capire molto bene l'importanza di quello di cui sto parlando. Edoardo Borgomeo, ricercatore associato all'università di Oxford, ha studiato moltissimo il tema dell'acqua a livello storico e tecnico, soffermandosi sugli scontri tra persone e tra Stati per il controllo e lo sfruttamento di fiumi e mari, ma anche su come le risorse idriche formino il nostro linguaggio e il nostro discorso sul mondo.

Di tutto questo il ricercatore del famoso ateneo inglese parlerà alla prossima edizione di ‘Verde Giffoni – Youth Festival', in programma dal 27 al 30 aprile a Giffoni Vallepiana, in provincia di Salerno. Abbiamo intervistato Borgomeo, autore nel 2020 del libro ‘Oro blu‘ (Laterza), per discutere di acqua e del suo ruolo cruciale per il nostro ecosistema.

Dottor Borgomeo, perché oggi è ancora più importante parlare di acqua?

Perché la gestione dell'acqua e dell'ambiente dovrebbero essere temi di tutti, non solo di ecologisti e ingegneri, non solo dei tecnici insomma. Per ribadire questo concetto, a Giffoni farò una specie di viaggio a tappe, partendo dai tanti modi di dire che si rifanno all'acqua. Essere in cattive acque, tirare acqua al proprio mulino, avere l'acqua alla gola, andare controcorrente…tutti riferimenti a questa risorsa, riferimenti di uso comune che ci fanno capire quanto si tratti di una questione fondamentale. Anche da qui dovremmo capire l'importanza di occuparcene. Parlerò di Bangladesh, dove le inondazioni sono un dramma per moltissime persone, ma anche di ‘business dell'acqua‘ a livello internazionale, che può avere sia aspetti negativi come l'acqua in bottiglia di plastica, sia positivi se si parla di aziende che aiutano nella gestione della risorsa. Queste sono due tappe di un viaggio che finirà parlando di Sicilia, e di quando la gestione dell'acqua negli anni cinquanta fu per i contadini uno strumento di emancipazione, utile a sottrarsi al controllo mafioso del territorio. Tutto questo per dire, di nuovo, che l'acqua ci riguarda tutti e che le soluzioni ai problemi su questo versante devono essere individuali, tecniche e politiche.

L'acqua è purtroppo alla base di molti conflitti a livello internazionale.

Se guardiamo per esempio a Ucraina e Russia, vediamo che nel 2014, al momento dell'invasione russa della Crimea, i terreni agricoli della penisola erano alimentati da una diga posizionata a monte, in territorio ucraino. Kiev "chiuse i rubinetti" di questa diga, mossa che ebbe un impatto pesante sulla popolazione e sulla produzione agricola locale, oltre che sulla percezione di quello che l'Ucraina sarebbe stata disposta a fare per reagire alla Russia. Sicuramente il fatto che gli ucraini e i russi non abbiano trovato un accordo su quelle acque ha contribuito ad aumentare le tensioni, che poi ovviamente sono andate ben oltre. Ma anche qui l'acqua si è aggiunta come ingrediente. Quando non si gestisce l'acqua in maniera cooperativa, si creano queste dinamiche. Anche giornali come il Financial Times prima dell'attuale conflitto scrissero che l'acqua poteva avere un ruolo decisivo nello scontro tra i due Paesi.

Eppure lei afferma che l'acqua può essere anche strumento di cooperazione. Come?

Tanti esempi storici dicono che l'acqua può contribuire a creare instabilità e tensioni, è vero, ma anche percorsi di cooperazione. Il Sudan e l'Egitto hanno contenziosi legati all'acqua, che però allo stesso tempo sono diventati momenti di cooperazione. Idem Pakistan e India, con lo storico trattato sulla gestione delle acque dell'Indo. A livello storico, se andiamo a vedere, ci sono stati maggiori risultati di cooperazione che di conflitto. L'acqua a volte riesce a far ragionare insieme e far trovare soluzioni comuni a problemi comuni. Ovviamente aleggia sempre sugli Stati il timore della sua mancanza, di guerre per il cosiddetto "oro blu", ma non va scordato che l'acqua è anche una fonte positiva, di dialogo. Non sempre ovviamente: in contesti come quello del corso del Nilo, dove l'Etiopia sta costruendo una grande diga che rischia di creare seri problemi a Egitto e Sudan, o come quello asiatico in cui la Cina gestisce risorse idriche a monte di Paesi come Vietnam, Laos, Bangladesh c'è il rischio di dure contrapposizioni. In particolare per quanto riguarda fiumi come il Mekong.

Quando si inizierà ad affrontare questi temi anche durante eventi internazionali come le Cop?

Alla Cop26 di Glasgow è stato per la prima volta dedicato un padiglione all'acqua. Finora in queste occasioni si era parlato solo di energia, di mitigazione dei cambiamenti climatici, ma adesso  – dovendo preoccuparci anche di adattamento al Climate Change – l'acqua è una delle risorse più interessate e di cui è necessario occuparsi. L'acqua è del resto decisiva anche per altri settori, come quello dell'energia. Pensiamo ad esempio alla produzione da idroelettrico, che va in tilt se mancano risorse. In Egitto alla Cop27 probabilmente si parlerà di acqua e della sua gestione, in particolare di acque sotterranee, tema che è stato anche al centro della Giornata Mondiale dell'Acqua 2022. La gestione di ciò che non si vede, in maniera sostenibile, sarà sicuramente un argomento di dibattito presente. Io personalmente spero che la prossima Cop sia occasione per affrontare a livello multilaterale o bilaterale problemi come quelli della diga etiope di cui parlavo, ma anche per discutere in maniera migliore dei problemi idrici dei Paesi africani.

In Cile, la capitale Santiago è stata recentemente interessata da un piano di razionamenti. Dovremmo abituarci anche noi a questa esperienza?

Purtroppo sì. Ci dovremo preparare, sicuramente, a razionamenti in futuro. Ovviamente noi siamo privilegiati, come italiani ed europei, da sistemi organizzativi e infrastrutturali di gestione dell'acqua abbastanza buoni. Ma in America Latina, Africa, o nel sud-est asiatico non esiste questo livello di infrastruttura: e purtroppo lì i razionamenti sono già realtà. Anche in alcune parti d'Italia come in Sicilia, in estate avvengono già oggi razionamenti, tra mancanza di piogge dovute alla stagione e l'uso massiccio della risorsa dovuto al turismo. Per cui sì, se non invertiremo la rotta, in futuro queste cose potrebbero accadere anche da noi.