Tra gli animali della lista rossa dell'Iucn, l'Unione mondiale per la conservazione della natura, ci sono anche le anguille europee, in forte declino da anni e considerate ad alto rischio di estinzione. Come si legge in un report dell'organizzazione svedese FishSec (Fisheries Secretariat) citato dall'Aska, una delle principali ragioni riguarda le insufficienti misure adottate per la salvaguardia di questi pesci dalla caratteristica forma allungata, a causa dei forti interessi commerciali che ruotano intorno alla loro pesca, sia professionale sia ricreativa.
La Commissione europea aveva proposto un divieto di pesca per tutte le anguille di lunghezza superiore ai 12 centimetri, ma gli Stati del Mar Baltico (i principali interessati) e poi quelli atlantici avevano chiesto e ottenuto che il fermo pesca durasse solamente per tre mesi all'anno, a partire dal 2017, mentre l'anno dopo la Commissione generale per la pesca del Mediterraneo ha adottato un fermo pesca di tre mesi nel periodo di migrazione dell'anguilla, oltre all'introduzione di zone in cui la pesca è vietata.
Questi provvedimenti, però, non sono stati sufficienti: si è smesso di pescare in periodi inefficaci, non coincidenti con la fase in cui le anguille sono più vulnerabili, e cioè quando iniziano a intraprendere il viaggio verso il Mar dei Sargassi, la zona dell'Oceano Atlantico dove vanno per riprodursi. In sostanza, quasi tutti i paesi hanno adottato il fermo pesca in base alle esigenze commerciali del settore, non tutelando gli animali. Nel 2019, secondo i dati di FishSec, oltre mille tonnellate di anguille sono sbarcate nella regione del Mar Baltico, seguite dalle 856 tonnellate nella costa occidentale europea e 520 negli stati del Mediterraneo. Ci sono poi paesi in cui le anguille vengono stoccate vive in contenitori sommersi, per poi farle sbarcare nel periodo di fermo pesca, e massimizzare i guadagni.
Anche in Italia il fermo pesca coincide solo con la seconda metà del periodo di migrazione dell'anguilla argentata, e si è rivelato sostanzialmente inefficace: la pesca ricreativa è diminuita, ma quella commerciale è aumentata. In Europa, solamente Irlanda e Slovenia hanno proibito la pesca dell'anguilla europea. L'Iucn e le altre associazioni ambientaliste chiedono si faccia di più per salvaguardare una specie a rischio estinzione, visto negli anni '70 le produzioni raggiungevano 1.500 tonnellate, mentre oggi sono calate a circa 200.