Le maratone speciali di Eric e Silvia: di corsa, in carrozzina, per urlare in faccia alla vita e alla sclerosi multipla

Silvia ed Eric Roldán sono due runner speciali. Mamma e figlio, lei da anni è bloccata su una carrozzina a causa della sclerosi multipla e lui la spinge lungo i 42195 metri delle maratone più belle del mondo allo scopo di sensibilizzare più gente possibile sulla patologia e raccogliere fondi per la ricerca. In occasione della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla, ci hanno portato dentro ogni chilometro, raccontandoci qual è il messaggio che vogliono urlare, in gara e nella vita.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Maggio 2024
* ultima modifica il 30/05/2024

Bisogna guardarli una, due, tre volte per capire bene. Come quando guardi l’orizzonte e strabuzzi gli occhi per mettere a fuoco i dettagli più lontani.

Quando guardi Eric e Silvia Roldán, appaiono chiare le scarpe da corsa, quelle con la suola altissima e super ammortizzata, il cardiofrequenzimetro al polso di lui e la carrozzina di lei, dotata di ganci, lacci e cuscinetti da missione nello spazio e invece necessari per affrontare i 42195 metri di una maratona.

Li osservi e vedi due maratoneti. Maratoneti speciali, certo, perché Silvia convive da 24 anni con la sclerosi multipla ed Eric spinge la sua carrozzina in ogni angolo del mondo a velocità folli e per molti disumane.

Tieni a mente che nel 2021, a Barcellona, hanno stabilito il record del mondo sulla distanza percorsa con questa particolare configurazione con un tempo di 2 ore, 53 minuti e 28 secondi, migliorato ulteriormente l’anno successivo a Valencia con 2h52:39.

Eric e Silvia, cioè, hanno chiuso una maratona in meno di 3 ore. Vuol dire che hanno concluso un chilometro in poco più di 4 minuti, per quarantadue volte consecutive senza mai fermarsi. Significa che hanno viaggiato a una velocità tra i 14 e i 15 chilometri all’ora. In Italia, se con un monopattino elettrico superi i 20km/h ti danno una multa.

Ma, appunto, bisogna guardarli bene, Eric e Silvia. Bisogna mettere a fuoco la loro immagine per vedere ciò che sono realmente.

Quando lo abbiamo fatto noi, abbiamo visto una madre e un figlio che corrono insieme chilometri – nella vita e in gara – condividendo il peso di una malattia incurabile e degenerativa che solo nel nostro Paese colpisce circa 140mila persone, in particolare i giovani adulti, e più spesso donne.

È un figlio che ride, ride insieme alla mamma immobilizzata su una carrozzina e dalla quale impara a non demordere mai. “Mia mamma ogni mattina ha un sorriso, mi dice buongiorno, come stai, tutto bene? È sempre positiva. Quando mi sveglio con una faccia e un pensiero negativo, vedo lei e in 5 minuti dico basta, perché no, no, no: io non posso stare così” ci ha raccontato Eric quando è venuto in Italia, insieme a Silvia, per correre la Milano Marathon come ambasciatori per l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

È una moglie che un giorno, dopo la diagnosi, si è sentita dire dal marito che no, anche se lei lo aveva «liberato» non se ne sarebbe comunque andato perché sarebbe stato lì per le cose belle e quelle brutte.

È una mamma che si è trovata a dire a un figlio di 14 anni che non avrebbe più potuto giocare con lui a calcio o a ping-pong e che da quel ragazzo poi diventato uomo ha imparato “ad avere forza. La forza interiore. Eric mi rallegra e mi conforta, ogni giorno” ci ha detto Silvia, incantando tutti i presenti nella stanza dell’intervista con la sua allegria e la musicalità tipica della lingua spagnola.

Stropicciandoci gli occhi, abbiamo visto una madre e un figlio che in tutto questo casino che è la sclerosi multipla – uno tsunami che investe chi ne viene colpito e chi ci gravita attorno – hanno trovato il proprio modo per conoscersi, amarsi ancora di più e comunicare.

Comunicare la malattia al di là della malattia. “Quando scopri una notizia così ti crolla il mondo addosso, pensi che vorresti morire però poi ci pensi. La sclerosi multa non ti uccide, cioè si ti può uccidere e un po' lo fa, ma puoi morire anche se ti cade un vaso un testa. Sicuramente bisogna affrontare molte difficoltà, ma non significa che tutto sia finito. Devi solamente avere più fiducia, devi sentirti più sicuro e devi avere tanta voglia di vivere”.

Parole, quelle di Silvia, che oggi nella Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla, hanno un sapore ancora più speciale. E fanno ancora più rumore.

Ora guardali bene, Eric e Silvia, e poi dimmi: tu che cosa vedi?

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