Le nuove generazioni saranno la chiave per risolvere e prevenire le nuove guerre per l’oro blu, ecco la mappa dei conflitti

Conosci le guerre per l’acqua? Sono i conflitti che combattono alcuni Stati nel mondo per l’accesso e la disponibilità di risorse idriche. Con il cambiamento climatico stanno aumentando numerosamente, si tratta quindi di un problema che dobbiamo imparare a prevenire.
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Francesco Castagna 15 Febbraio 2023

L'acqua è un bene prezioso, ci viene insegnato da quando siamo piccoli e spesso ignoriamo la sua importanza. Forse ti sarà capitato di vedere "Waterworld", il film del 1995 diretto da Kevin Reynolds e interpretato e da Kevin Costner. Nel film viene raccontato un futuro immaginario in cui gli umani sono costretti a vivere in un mondo sommerso dalle acque, dove chi non ha la possibilità di vivere nei piccoli lembi di terra rimasti sul Pianeta deve ingegnarsi per rimediare un po' di acqua potabile.

Ecco, se prima nel mondo scoppiavano guerre più per il petrolio o per altri fattori, oggi la risorsa più ricercata è l'acqua. A farlo presente sono le decine di rapporti dal 2010 in poi, che denunciano l'incremento di conflitti legati alla mancanza di risorse idriche. Uno di questi è il famoso rapporto Unesco "The United Nations world water development report 2019: leaving no one behind", che ci mette in guardia di come le guerre per l'oro blu, tra il 2000 e il 2009, siano state circa 94. Mentre tra il 2010 e il 2018 sono quasi triplicate, fino ad arrivare a 263, e i dati mostrano una tendenza in crescita.

Su questo tema le Nazioni Unite hanno pensato a una serie di iniziative, come per esempio “la Convenzione sulla protezione e l’uso dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali”, sperando che i Paesi membri dell'Onu concordino con la decisione di intervenire urgentemente in materia.

Ora, nel 2023, il Segretario Internazionale per l'Acqua (ISW) ha messo in guardia i Paesi delle Nazioni Unite sulle crescenti tensioni sull'acqua che aumentano progressivamente anche e soprattutto a causa del cambiamento climatico. Sarah Dousse, direttrice esecutiva dell'ISW, ha fatto presente che nel Tagikistan, in collaborazione con la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) "abbiamo sostenuto il progetto "Green Rangers" guidato dai giovani nelle comunità transfrontaliere del Kirghizistan e del Tagikistan, contribuendo a creare un terreno comune per il dialogo tra i due Paesi confinanti dal 2021″.

Le Nazioni Unite stanno mettendo in campo quindi una serie di iniziative di cooperazione internazionale quindi con lo scopo preventivo di non dover assistere allo scoppio di ulteriori conflitti. Il fine ultimo è quello di far capire agli Stati che soffrono della mancanza di questa risorsa che la cooperazione è il miglior modo per risolvere le emergenze mondiali, specialmente se si tratta di fenomeni trasversali che non si limitano ai confini politici di uno o dell'altro Stato.

Le potenziali zone rosse segnalate dal Segretariato Internazionale per l'Acqua sono quelle nei pressi del fiume Giordano, che alimenta Egitto, Israele e Giordania, o della competizione interstatale negli Stati Uniti per l'accesso al fiume Colorado.

Le nuove generazioni sono la fascia da sensibilizzare per rafforzare un Movimento globale dei giovani per l'acqua, con il fine di trasformare la direzione e i risultati della Conferenza ONU sull'acqua 2023 a New York. L'obiettivo del Movimento è quello di permettere ai giovani di contribuire a ridurre il rischio di guerra, a migliorare la salute e a evitare le carestie garantendo l'accesso all'acqua.

Se guardiamo ai trattati di pace, scopriamo che l’acqua  è uno dei punti presenti in ogni trattativa di pace, che però sono al momento tutte fallite. E questi scenari sono visibili nei conflitti tra lo Stato di Israele e i territori palestinesi, nello Yemen, dove l'Oxfam ricorda che 18 milioni di persone sono in lotta ogni giorno "per avere accesso ad acqua pulita per bere, per lavarsi e per scongiurare epidemie di malattie mortali come il colera". E non solo, perché le guerre dell'acqua potrebbero raggiungere India e Pakistan, che ormai sono due potenze mondiali dove è già presente una situazione piuttosto ostile, perché le acque sono indiane, ma una parte viene lasciata scorrere in Pakistan. Se l'India dovesse decidere di colpire il Pakistan su questo risorsa, alcuni studiosi ritengono che potrebbe crearsi uno scenario "agghiacciante".