Le ondate di calore in Siberia stanno facendo sciogliere il permafrost e causando il rilascio di metano in atmosfera

Le temperature superiori alla media registrate lo scorso anno (e che si stanno tuttora registrando) in Siberia hanno determinato lo scioglimento di strati di permafrost, che così non riescono più a tenere intrappolato il metano, un gas serra molto più potente della CO2. Il rischio è che in futuro le cose potrebbero andare sempre peggio, avvertono gli scienziati.
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Federico Turrisi 6 Agosto 2021

Al momento, il rischio è ancora relativamente basso, ma se non affrontiamo subito e in maniera adeguata la crisi climatica, il caldo estremo rischia di far esplodere nei prossimi anni la "bomba di metano" che si nasconde in Siberia, sotto quello strato ghiacciato chiamato permafrost. A ribadirlo è un nuovo studio internazionale condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Nikolaus Froitzheim, docente presso l'Istituto di Geoscienze dell'Università di Bonn (in Germania).

Che lo scioglimento del permafrost possa contribuire all'accelerazione del cambiamento climatico non è certo una novità. In questo caso specifico, gli esperti hanno voluto prendere in considerazione le conseguenze dell‘ondata di calore che durante l'estate dello scorso anno ha investito la tundra russa, con temperature anche sopra i 6 gradi centigradi rispetto alla media stagionale.

Partendo dall'analisi dei dati satellitari, sono state rilevate delle fuoriuscite di metano da formazioni rocciose note per essere un serbatoio naturale di questo gas a effetto serra che è 84 volte più potente nell'intrappolare il calore in un periodo di 20 anni rispetto all'anidride carbonica. Si finisce così per alimentare un pericoloso circolo vizioso: le temperature salgono, il permafrost si scioglie, vengono liberate grandi quantità di metano nell'atmosfera, il problema del riscaldamento globale si aggrava.

Quest'anno il copione si sta ripetendo. La regione siberiana sta infatti vivendo un'altra estate torrida ed è alle prese con un'emergenza incendi che va avanti da settimane. "Abbiamo osservato un aumento significativo della concentrazione di metano a partire dalla scorsa estate. Questo è rimasto durante l'inverno, quindi deve esserci stato un flusso costante di metano dal terreno", ha affermato il professor Nikolaus Froitzheim. "Al momento, queste anomalie non sono di una scala molto grande, ma mostrano che sta succedendo qualcosa che non è stato osservato prima. Non sappiamo bene ancora quanto siano pericolose le fuoriuscite di metano, perché non sappiamo quanto velocemente possa essere rilasciato questo gas".

Servono quindi ulteriori ricerche scientifiche, ma una cosa è certa: se non riduciamo subito le nostre emissioni di gas serra e non conteniamo il riscaldamento globale sotto la soglia dei due gradi centigradi rispetto allepoca pre-industriale, potrebbero essere guai seri.

Fonte |"Methane release from carbonate rock formations in the Siberian permafrost area during and after the 2020 heat wave", pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ad agosto 2021.