
Dolci come uno zuccherino. I fichi sono un classico frutto di stagione, molto apprezzato anche in cucina, perché si utilizzano in tante preparazioni differenti, dalle marmellate ai biscotti. Spesso quando si parla di fico si distingue tra nero, viola e verde, ma ne esistono tantissime varietà (circa 850). Prima di tutto si classificano in base al periodo di maturazione. Ci sono i fioroni precoci, che si sviluppano dalle gemme dell’autunno precedente, poi i fichi che nascono dalle gemme della primavera e maturano a fine estate e, infine, i cimaruoli tardivi formati da gemme estive.
Come avrai, inoltre, capito, i fichi non sono frutti, almeno non tecnicamente, ma fiori. I fiori producono un frutto con un seme, noto achene. Il fico è un po’ diverso, perché costituito da tanti acheni. Ma quali sono le varietà più conosciute?
Il dottato (detto anche ottato) è il fico più comune in Italia. Ha un colore verde chiaro e nell’immaginario collettivo è il fico, quello che trovi ritratto nelle nature morte. Da questo frutto derivano due Dop importanti, il Fico di Cosenza e il Fico Bianco del Cilento. Entrambi sono dottati essiccati.
Il brogiotto è un qualità che cresce in diverse zone d’Italia e in base all’origine cambia forma e colore. Esiste il Bianco, tipico della Liguria, il nero, che è molto frequente nella zona di Roma.
Il fico piombinese ha origine toscana, ma oggi si trova anche in Lombardia e Veneto. Ha una forma allungata ed è caratterizzato da una buccia nera e da una polpa rossa.
Il fico a sangu tipico della Valle d’Itria nel brindisino ha questo nome strano, probabilmente per la sua polpa rossa, che ricorda il sangue. È chiamato anche “Sangue di Porco”, forse perché si presta bene con un classico abbinamento, quello con il salame.
Il fico melanzana ha una forma allungata, che ricorda le melanzane. Il suo interno è di colore rosato ed è tipico dell’area italiana che parte dal centro dell’Umbria per arriva al punto più a Sud della Puglia.
Il fico salentino è un altro prodotto pugliese e raggruppa diverse qualità. Pare che in questa zona ne crescano circa 90 specie, dal Fracazzano (che può essere bianco o rosso) al fiorone Casciteddha, dal Rizzeddha (che si consuma dopo l’essiccazione) al Processotto. Tra queste specialità, c’è anche il fico dell’abate, varietà unifera e semi-tardiva che matura verso la fine di settembre. I frutti sono piuttosto grossi e polposa, e il fico della monaca, caratterizzato da piccoli frutti con colore che vira decisamente verso il viola, mentre la polpa interna è più tenue con sfumature aranciate.
Il fico dall’osso è un fico piemontese, della zona di Pinerolo, ed è chiamato così per una durezza della buccia che crea internamente una sorta di osso.
Il fico salame ha una forma allungata che ricorda appunto un piccolo insaccato. È estremamente dolce, ma contiene poca polpa. C’è poco da mangiare e spesso è quindi usato per l’essiccazione.
Il segalin (o Seccalino) è tipico del Veneto. È un fico piccolo che fruttifica una volta l’anno. Ha una buccia molto verde e all’interno la polpa è rossa. È molto, molto dolce.
Il fico moro di Caneva viene da un paese in provincia di Pordenone. Come puoi immaginare dal nome è scuro fuori (viola, ma con la buccia sottile). La sua polpa è rossa. Produce qualche fiorone in luglio, ma si gusta a agosto-settembre.
Il fico troiano è una qualità tardiva, che matura a fine ottobre e presenta frutti piccoli di forma schiacciata e allungata. La buccia è chiara, tendente al giallo paglierino, e la polpa è rosa tenue.
Il fico bellone è nero con la buccia sottile ed è zuccheroso e delicato. Verde chiaro-giallino fuori e bianco-rosato dentro.
I fichi sono comuni all’isola d’Elba e ce ne sono due varietà: fico nerucciolo o neruccio, di stagione ad agosto e consumato fresco o essiccato, e il fico popone o striato, specie tardiva poco produttiva.
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