
È una risorsa infinita eppure secondo gli ultimi studi è sempre meno valorizzata: gli oceani. Il Pianeta Terra è composto per tre quarti da questi habitat, che garantiscono la sopravvivenza di circa 3 miliardi di persone in tutto il mondo e contribuiscono al 5% del Pil mondiale.
Ma allora per quale motivo le parole dell'IPCC, che da tempo ci avverte che dal 2011 a oggi gli oceani hanno assorbito circa il 30% della CO2 prodotta dall'uomo dagli anni '80, non vengono ascoltate?
La verità è che non esiste ancora una legislazione completa sugli oceani e sui mari, tanto che un primo passo importante per la salvaguardia degli ambienti marini è stato fatto solo dopo dieci anni di negoziati da parte delle Nazioni Unite. Firmato il 4 marzo del 2023 e proposto in occasione della Cop15 di Montreal a dicembre 2022, le Nazioni Unite hanno stabilito che con il "30 entro il 2030" il 30% del suolo e delle aree marine diventerà area protetta.
Questo tipo di misure stanno entrando progressivamente nelle leggi di tutti i Paesi del mondo perché diversi studi hanno allertato di come gli oceani siano minacciati dall'attività umana. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change infatti ha rivelato che gli oceani sono sempre più caldi, come potevamo aspettarci, e che questo fenomeno contribuisce ad accelerare i cambiamenti climatici fino a renderli più aggressivi. Secondo gli scienziati ciò accade per un motivo: i Paesi continuano a alimentarsi tramite i combustibili fossili (petrolio, carbone, gas). Così facendo, più del 90% del riscaldamento degli oceani è dipeso nel tempo dalla maggiore presenza di gas serra nell'atmosfera.
Non solo, perché secondo alcuni dati riportati dal Segretariato Onu "nel 2050 gli oceani conterranno più plastica che pesci: la produzione di plastica mondiale è aumentata di venti volte dal 1964, raggiungendo le 314.000 tonnellate nel 2014. Questi numeri sono destinati a duplicare nei prossimi vent’anni e a quadruplicare entro il 2050″.
Nonostante le direttive europee, come la SUP, la plastica viene riciclata a livello mondiale soltanto per il 5%, circa il 40% finisce in discarica e un terzo in quelli definiti "ecosistemi fragili", come gli oceani. Questo tipo di materiale quando si deteriora è causa di morte per animali e piante, come nel caso dello sbiancamento della Grande Barriera Corallina in Australia, causato dall'inquinamento e dal riscaldamento globale.
In Italia esiste una legge che mira a regolamentare il recupero dei rifiuti in plastica da parte delle imbarcazioni e che introduce l'educazione ambientale nelle scuole: la legge SalvaMare.
Approvata nel 2022 dal Parlamento italiano, il provvedimento ancora non è stato dotato dei decreti attuativi per entrare effettivamente in vigore. Ohga ha sposato la causa, essendo la salvaguardia del mare un tema che sta molto a cuore all'intera redazione, per questo motivo abbiamo coinvolto Legambiente, Marevivo e l'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa per lanciare un appello al governo.
Marevivo – Massimiliano Falleri, responsabile operazioni
La legge Salvamare, che noi abbiamo fortemente voluto, è di fondamentale importanza. Consente infatti ai pescatori di riportare la plastica che loro recuperano in mare direttamente a terra per poi smaltirla correttamente. Non solo, riesce e consentirà di apporre degli sbarramenti lungo i fiumi per raccogliere la plastica affinché non arrivi al mare.
Purtroppo questa legge non è attuabile, perché mancano i decreti attuativi, quelle linee guida che consentono alla legge di diventare operativa. Per questo Marevivo chiede a tutta la politica di emettere i decreti attuativi. Abbiamo scelto Ohga per lanciare il nostro messaggio, perché da sempre sensibile ai temi di salvaguardia e di tutela del mare.
Legambiente – Stefania Di Vito, ufficio scientifico
Il 25 giugno del 2022 è entrata in vigore la legge n.60 dello stesso anno, anche detta legge SalvaMare, che consente ai pescatori di riportare a terra i rifiuti che trovano nelle loro reti e che contiene altre misure importanti per il nostro mare.
Ad oggi questa legge resta inapplicata per mancanza dei decreti attuativi. Noi come Legambiente chiediamo con forza l'attuazione dei decreti attuativi, che permetterebbero di mettere in atto delle azioni importanti di prevenzione e di sensibilizzazione rispetto al grande problema dei rifiuti disperi nell'ambiente marino e nelle acque interne.