L’eolico offshore che divide il Salento: l’opposizione della comunità locale al maxi-parco progettato a 13km dalla costa

Un nuovo progetto di parco eolico offshore al largo delle coste del Salento ha scatenato l’opposizione della comunità locale. L’energia prodotta dalle turbine darebbe un contributo importante alla transizione italiana verso l’energia pulita. Ma i dubbi sull’impatto ambientale dell’opera sono molti.
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Michele Mastandrea 25 Febbraio 2022

Un maxi-parco eolico galleggiante nel Mar Adriatico meridionale, formato da 90 turbine, capaci di soddisfare i consumi annuali di più di un milione di famiglie. È il progetto Odra Energia, società nata dalla collaborazione tra le aziende Falck Renewables e BlueFloat Energy. Devi sapere che questo parco eolico offshore dovrebbe sorgere al largo della costa salentina, nel tratto di mare compreso tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca. L’impianto, che vale circa 4 miliardi di euro di investimento, avrebbe fino a 1,3GW di capacità massima e potrebbe produrre 4TW di energia all'ora. Odra Energia potrebbe avere un ruolo importante nella transizione del nostro Paese verso l’energia rinnovabile. Aumenterebbe infatti, e di molto, il contributo dell’eolico al nostro piano energetico. Proprio un recente voto del Parlamento Europeo sull’eolico offshore ha ribadito agli Stati l'importanza di investire nel settore.

L'importanza dell'eolico offshore

Per dare il suo contributo all’ottenimento della neutralità climatica dell’Unione Europea nel 2050, l’Italia “deve aumentare la produzione di energia da sole e vento almeno di cinque volte, se non addirittura di dieci”, spiega Alex Sorokin, ingegnere, consulente energetico internazionale e membro del comitato scientifico di Legambiente. Per farlo, però, non bastano impianti sulla terraferma o “nearshore”, come quello in via di realizzazione a Taranto: “Le pale eoliche si possono installare solo dove c’è tanto vento, e in Italia non sono tante le zone dove ha senso farlo. Si parla soprattutto dei crinali del sud Italia e delle isole, mentre al nord c’è poco, un minimo sull’Appennino tosco-emiliano”, prosegue Sorokin. Il numero di turbine sulla terraferma può essere dunque aumentato, ma non in maniera rilevante. “Se guardiamo agli obiettivi per il 2050, serve sicuramente installare un numero di pale eoliche maggiore di quelle che è possibile costruire onshore”, aggiunge.

Finora costruire parchi eolici offshore voleva dire "piantare" le pale nel fondale marino. Si potevano dunque installare solo su fondali bassi, e non dove il mare diventava più profondo. Ma i gruppi di turbine posizionate su piattaforme galleggianti, come nel caso di Odra Energia, sono una soluzione tecnologica innovativa pronta a essere utilizzata su larga scala anche nel nostro Paese. “Una volta scelta la soluzione offshore, in Italia si possono fare moltissimi parchi eolici. Si tratta di una scelta adottata anche dagli Stati Uniti nei due oceani che li circondano”, spiega Angelo Selis, ingegnere elettronico, in passato docente alla Yeshiva University di New York e autore di “Energia eolica: progettazione del sito onshore e offshore”. La loro installazione – per quanto riguarda il nostro territorio – è più semplice al Sud, che presenta una combinazione di mare profondo e forte ventosità.

Un impianto eolico offshore di tipo tradizionale, con le pale piantate nel fondale marino

I dubbi dei cittadini

L’installazione di simili infrastrutture può avere però un impatto rilevante sui territori dove sorgono. E’ il caso sollevato da numerosi comuni del Salento che si oppongono all’opera. “Questo progetto è lesivo del paesaggio, che per noi è una fondamentale attrazione culturale e economica, caratterizzato dalla visione dei promontori del litorale, da quella delle montagne albanesi e delle isole greche”, spiega Antonio Capraro, vicesindaco del paese di Castro Marina, una delle amministrazioni che si sono schierate negli scorsi mesi contro il progetto. Lo scorso 21 novembre c’è stata una manifestazione di protesta nella località di Porto Miggiano. Ma anche a diversi mesi di distanza, in attesa del parere ministeriale sull’opera, la mobilitazione non si è affievolita.

Capraro si dice "ovviamente a favore della transizione ecologica, anche se non si possono mettere pale eoliche ovunque". Non è solo una questione di impatto visivo: “Noi abbiamo un ecosistema marino molto delicato. Già oggi passano tante imbarcazioni nel canale d’Otranto, ci sono inoltre rotte di uccelli migratori che le pale possono danneggiare. Inoltre, queste pale vanno ancorate al fondale marino, e il peso delle ancore distrugge il fondale. Non è come posare una piuma”, sottolinea Capraro. Su questo specifico tema, Sorokin però non concorda: “Anche le piattaforme petrolifere in alto mare sono ancorate al fondale marino, come faranno queste turbine eoliche. Il punto dove l’ancora tocca il fondale marino viene sì colpito e smosso, impattando un minimo sulla flora e fauna di quelle zone. Ma il resto del mare non ne è per nulla inficiato”.

Anzi, secondo Sorokin c’è anche un beneficio da questo tipo di parchi eolici: “Dato che i pescatori non possono pescare nelle immediate vicinanze delle turbine, si creano sorte di ‘santuari’, zone interdette alla pesca che producono un grande beneficio, dato che flora e fauna possono proliferare indisturbatamente. Nel Nord Europa, nelle vicinanze dei parchi eolici, studi hanno dimostrato che il pescato aumenta”.

Servono fonti energetiche diversificate

In ogni caso, a fine dicembre – dopo aver avuto una prima serie di incontri con le amministrazioni contrarie al progetto – Odra Energia ha annunciato alcune modifiche all’opera. È stata aumentata la distanza delle pale dalla costa, riducendo così la loro visibilità. La turbina più vicina al litorale sarà a 12,8 km di distanza, il 30% in più rispetto al piano originale. Ma per Capraro non è abbastanza: “Noi abitiamo a 130 metri sul livello del mare, e non abbiamo questa percezione di ‘pochi centimetri di visibilità delle pale’. La stessa società costruttrice parla comunque nella sua relazione di un ‘forte impatto visivo’ del progetto. Per noi non cambia molto: se partiamo dal fatto che riusciamo a vedere le montagne albanesi a 100 kilometri da noi, figurarsi pale a 10-20 km. Per noi risultano enormi”. Sul progetto si registra l'incertezza anche di Legambiente. In linea generale favorevole a simili opere di eolico offshore, qualche giorno fa la sezione pugliese dell'associazione ambientalista ha chiesto la sospensione della fase di valutazione del progetto Odra Energia, iniziata lo scorso 10 febbraio al Ministero della Transizione Ecologica. Per quanto riguarda il caso specifico di questa opera, secondo Legambiente servirebbe effettuare uno studio di fattibilità e organizzare un dibattito pubblico.

Sembra esserci dunque poco spazio per la mediazione. Si potrebbe allora pensare a delle alternative a opere del genere. Ma è possibile? “Qualcuno potrebbe dire ‘investiamo solo sul solare, non facciamo l’eolico’. Ma la realtà è che serve puntare su un mix energetico per non dipendere troppo da una sola fonte. Se ad esempio di notte il sole non c’è, poi hai dei problemi”, spiega Sorokin. Insomma, siamo di fronte a un problema di diversificazione, che rende impossibile rinunciare ai vantaggi dell’eolico. “Bisogna far sì che il servizio elettrico sia stabile e affidabile a tutte le ore e in ogni stagione”, sottolinea il consigliere scientifico di Legambiente.

Una sintesi difficile

Ma allora come coniugare la tutela dell’ambiente e dell'economia di territori come quello salentino con la necessaria transizione energetica? “L’impatto sulla fauna e sulla flora marina di questi progetti di eolico offshore è molto limitata”, spiega Selis. Per cui il problema maggiore “è l’impatto che un impianto può avere sulle rotte marittime commerciali e turistiche”. Secondo Selis, “una soluzione ottimale è porre la centrale eolica costituita da uno o più turbine almeno a 40 Km dalla costa, scelta già adottata ad esempio nel Mare del Nord”. L’ingegnere sembra così offrire un argomento in più alle motivazioni di Capraro per esprimere la sua contrarietà al progetto: “Se la distanza delle pale non va oltre i 25 km dalla costa, questo parco eolico sarebbe praticamente all’interno della baia che va da Santa Cesarea a Leuca". Non è un caso, secondo Capraro, che in merito a un progetto simile in corso di valutazione al largo di Trapani "si parli di collocare le turbine a più di 35 km dalla costa". 

Conciliare le varie posizioni non è semplice. Secondo Capraro, serve aumentare il coinvolgimento dei cittadini in una fase precedente rispetto a quella di valutazione dei progetti. “Il governo di solito impone ai Comuni di fare una programmazione puntuale degli interventi che vogliono fare, tramite ad esempio i piani regolatori per poter costruire. In questi casi bisogna prima individuare le aree, e poi valutare se è possibile fare interventi”, spiega il vicesindaco di Castro Marina. Che prosegue: “Solo una volta fatti questi passaggi si possono fare i bandi. Sarebbe dovuto essere così anche in questo caso, facendo una valutazione su tutto il litorale, trovando le aree idonee dopo aver sentito tutti i soggetti interessati, e poi mettere a bando. Non soltanto dire alle aziende di preparare progetti in fretta e furia”.

E’ difficile prevedere come evolverà lo scontro tra favorevoli e contrari al progetto. Le amministrazioni locali salentine stanno preparando le osservazioni da sottoporre al Ministero della Transizione Ecologica, tenuto a prenderle in considerazione insieme al piano presentato da Odra Energia in vista della Valutazione di Impatto Ambientale in programma nei prossimi mesi. Probabilmente, per evitare in futuro nuovi casi di questo tipo servirebbe produrre un piano nazionale integrato di azione sull’eolico offshore. Potrebbe essere utile a evitare l’emergere di conflitti di questo tipo, rallentando allo stesso tempo opere necessarie per il nostro futuro.