L’Europa apre due procedure di infrazione contro l’Italia per inadempienza su caccia e tutela degli animali marini: cosa significa

L’Italia è stata chiamata in causa dall’UE per il mancato rispetto delle normative su caccia e tutela degli animali marini. Due procedure d’infrazione che mettono a rischio la biodiversità. Quali sono le criticità contestate all’Italia e quali le possibili conseguenze.
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Roberto Russo 8 Febbraio 2024

L'Unione Europea ha aperto due procedure di infrazione contro l'Italia per il mancato rispetto delle normative su caccia e protezione degli animali marini. Due fronti su cui il nostro Paese si trova in difetto, con gravi conseguenze per la biodiversità e l'ambiente.

Pesca: catture accidentali e monitoraggio carente

La prima procedura d'infrazione verte sulla mancata attuazione della Direttiva Habitat (l'atto legislativo dell'Unione Europea che mira a conservare la biodiversità nel territorio europeo, adottato nel 1992 e recepito nel 1997 dal nostro paese).

L'Italia non ha infatti adottato un sistema di monitoraggio efficace per le catture accidentali di cetacei, tartarughe e uccelli marini da parte dei pescherecci.

Non solo: mancano ricerche e misure di conservazione per tutelare queste specie vulnerabili, come il tursiope troncato e la tartaruga comune. Inoltre, l'Italia non ha preso adeguate misure per evitare il disturbo di specie marine e uccelli marini in siti Natura 2000 (rete di aree protette istituita dall'Unione Europea con lo scopo di conservare la biodiversità presente sul territorio europeo) e non ha monitorato lo stato di conservazione di diverse specie protette.

Caccia: mancato rispetto delle norme sulla caccia e sull'uso di piombo nelle munizioni

La seconda infrazione riguarda la caccia. La Commissione Europea ha contestato all'Italia diverse violazioni della Direttiva Uccelli e del Regolamento REACH (acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of CHemicals). In particolare, le leggi italiane permettono alle regioni di autorizzare l'uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica anche in aree protette e periodi di divieto, contravvenendo alle norme europee. Inoltre, l'Italia non ha recepito correttamente le disposizioni che limitano l'uso del piombo nelle munizioni in zone umide, a tutela di uccelli acquatici, salute umana e ambiente. Tra l'altro, ricordiamo che in Italia le persone hanno più paura della caccia che di orsi e lupi, checché ne dicano alcuni politici.

Due mesi per rispondere: l'Italia può ancora rimediare

È, questo, il primo passo della procedura d'infrazione. L'Italia ha ora due mesi per rispondere alle contestazioni e rimediare alle carenze evidenziate dalla Commissione Europea. In caso contrario, la Commissione potrebbe emettere un parere motivato, e se ancora non si otterrà la conformità alle normative europee, il caso potrebbe finire davanti alla Corte di Giustizia dell'UE.

Le due procedure d'infrazione sono un monito chiaro per l'Italia. La tutela della biodiversità e la salvaguardia degli animali selvatici non sono solo principi su carta, ma impegni concreti che il nostro Paese deve assumersi con responsabilità. È fondamentale che l'Italia attui le misure necessarie per allinearsi alle normative europee e ponga fine a deroghe e pratiche dannose per l'ambiente. La salute del pianeta e il futuro delle prossime generazioni dipendono da scelte concrete e coraggiose.

Fonte | Commissione Europea