idrogeno verde nord africa

L’idrogeno verde rischia di trasformare il Nord Africa in una nuova miniera per l’Occidente?

Dopo l’accordo di Parigi è chiaro che l’idrogeno verde svolgerà un ruolo chiave per il raggiungimento della neutralità climatica. Per questo sempre più Paesi stanno guardando al Nord Africa come primo esportatore, dato il suo enorme potenziale nel settore. Ma cosa significherà per la sua popolazione? L’idrogeno verde sarà una risorsa o un rischio? Ne abbiamo parlato con un esperto di relazioni internazionali.
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Maria Teresa Gasbarrone 23 Gennaio 2023
Intervista a Dott.ssa Benedetta Oberti Ricercatrice Ispi

Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina se ne parla sempre più spesso, ma in realtà l'idrogeno verde è un tema già da qualche anno. Per le sue caratteristiche, questo gas prodotto da fonti energetiche rinnovabili potrebbe infatti diventare una risorsa chiave nella transizione energetica. Ecco perché sono sempre di più i Paesi che si stanno attrezzando per averlo, solo che non tutti hanno le risorse sufficienti per ottenerlo.

Sai invece chi ne potrebbe disporre a grandi quantità? I Paesi del Nord Africa. Proprio a loro stanno guardando le potenze del mondo, al primo posto l'Unione europea. Soprattutto dopo che con l'accordo di Parigi i Paesi dell'Ue si sono impegnati per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica, ovvero l'equilibrio tra le emissioni di Co2 di origine antropica e il loro assorbimento.

Tutte buone notizie, starai pensando. Eppure c'è qualcosa che preoccupa gli esperti di equilibri internazionali. Cosa significherà questo per l'Africa? Certo, l'esportazione di idrogeno verde significherà importanti entrate economiche per il Paese, ma questa è solo una faccia della medaglia. È giusto infatti – si chiedono alcuni – che l'Africa diventi di nuovo il magazzino della parte ricca del mondo? Abbiamo provato a trovare delle risposte con la dottoressa Benedetta Oberti, ricercatrice dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).

Il potenziale del Nord Africa

Per capire perché tanti Paesi stanno guardando al Nord Africa come loro potenziale partner per ottenere questo prezioso gas, devi tenere innanzitutto in mente come si produce l'idrogeno verde. A differenza dell'idrogeno blu e grigio, questa risorsa energetica si ottiene attraverso l'elettrolisi dell'acqua in speciali celle elettrochimiche alimentate da elettricità prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili. Quindi per riuscirci bisogna disporne in grandi quantità e Paesi come Egitto e Marocco non ne mancano di certo.

Il Nord Africa potrebbe garantire idrogeno verde a bassi costi ed è questo che lo rende il partner ideale per i Paesi occidentali

Dott.ssa Benedetta Oberti, ricercatrice Ispi

"I Paesi del Nord Africa – spiega Benedetta Oberti, ricercatrice Ispi – hanno potenzialità abbastanza alte per quanto riguarda le produzione di idrogeno, soprattutto per due motivi collegati tra loro: innanzitutto per la posizione geografica favorevole che garantisce una grande disponibilità potenziale di energie rinnovabili: sono vicini a fonti d’acqua, sia dolce che salata, c’è molto vento e molto sole. Queste potrebbero quindi essere a loro volta utilizzate per produrre idrogeno verde a bassi costi".

Come si ricava l'idrogeno? È sempre sostenibile?

I costi dell'idrogeno verde

L'idrogeno verde ha un costo, anche elevato, di produzione e di trasporto. Per l'Unione Europea i Paesi del Nord Africa si stanno delineando come gli esportatori ideali anche per la loro relativa vicinanza e quindi costi inferiori rispetto ad altri eventuali partner.

Pensa che la strategia dell'Ue per l'idrogeno prevede di raggiungere, entro il 2030, una capacità di elettrolisi di 40 GW nei Paesi membri e la produzione di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde, mentre si pensa già di importarne altrettante dai Paesi del vicinato orientale e meridionale.

Entro il 2050 l'area del Nord Africa e del Medio Oriente sarà al secondo posto al mondo per produzione di idrogeno verde al di sotto di 1,5 dollari al chilo

Il perché il piano energetico dell'Ue, come si evince sia dal Green Deal che dal REPower Eu, punti a basarsi per metà sulla produzione interna e metà su quella esterna sta soprattutto – come spiegato da Oberti – nei costi vantaggiosi:

"Secondo alcune stime – continua la ricercatrice – entro il 2050 l'area del Nord Africa e del Medio Oriente sarà al secondo posto come regione geografica al mondo per produzione di idrogeno verde al di sotto di 1,5 dollari al chilo, che è ritenuta ad oggi la soglia minima". Ma perché l'idrogeno verde prodotto in Nord Africa costerebbe poco?

Non è solo una questione di disponibilità di risorse rinnovabili: "Oltre a questo motivo, bisogna anche tenere presente un altro fattore: la manodopera a basso costo. Ma questo – chiarisce Oberti – è vero purtroppo per tutte le attività industriali collocate in Paesi che non garantiscono adeguati standard in termini di tutela dei diritti dei lavoratori".

Le ambizioni del Marocco

È chiaro che in queste dinamiche anche il Nord Africa ha un ruolo. Se i Paesi occidentali – oltre l'Europa, anche il Nord America e in parte il Giappone si stanno muovendo in questa direzione – possono firmare accordi per l'importazione di idrogeno, significa che dall'altra parte c'è chi è disposto a siglarli, anzi molto spesso è interessato a farlo.

Si stima che entro il 2030 il Marocco fornirà il 4% di tutto l'idrogeno verde prodotto al mondo

Ispi

Tra tutti, il Marocco è a oggi il Paese più avanti su questo fronte: secondo Ispi a fine settembre 2022 sarebbero stati già 15 i progetti in attesa del governo marocchino. Si stima che il Paese possa soddisfare il 4% della domanda globale di idrogeno verde entro il 2030. Non solo per accompagnare la transizione è stata creata un'apposita Commissione Nazionale per l'idrogeno: una delle prime iniziative è stata la creazione del cluster “Green H2A”, piattaforma di ricerca a supporto dello sviluppo della filiera e dell’accompagnamento delle politiche pubbliche. Esiste perfino un accordo – ricorda l'esperta di Ispi – fra Germania e in Marocco per per creare una rete di trasporto che collegherà il porto di Tangeri con il porto di Amburgo per rendere possibile il trasporto dell’idrogeno.

Idrogeno verde Nord Africa

Cosa ci guadagna il Nord Africa?

"Il rischio – prosegue Oberti – che l’Africa torni a essere una miniera per i Paese più ricchi come Unione Europea e Stati Uniti e per la loro decarbonizzazione esiste. È un dubbio plausibile, ma attenzione a credere che i Paesi dell’Africa siano così sprovveduti da non pensare che questo potrebbe accadere. Gli Stati africani sono consapevoli del valore delle proprie risorse e lo usano per i propri scopi. L’Africa stessa ha interesse a vendere le proprie risorse energetiche perché ha bisogno di denaro".

Considerato il peso che l'idrogeno verde sembra destinato ad avere nei prossimi anni, è chiaro che affermarsi come primi esportatori significherebbe conquistare una fetta importante del mercato. In concreto questo implicherebbe entrate economiche, che potrebbero dare anche un forte impulso all'industrializzazione interno. Se ti stai chiedendo in che modo, sappi che stiamo parlando solo di previsioni, ma – spiega Oberti – questo potrebbe avvenire in tre modi:

  • Costruzione di centrali idroelettriche
  • Creazione di infrastrutture per il trasporto di idrogeno
  • Trasferimento da parte delle aziende straniere dei propri impianti produttive per tagliare i costi del trasporto di idrogeno

Tutto quindi è ancora in divenire. L'idrogeno verde potrebbe essere un'enorme ricchezza per l'Africa, ma anche un'arma a doppio taglio:

"Il punto è – conclude la ricercatrice – che questi Paesi dovranno capire per loro è più vantaggioso vendere le risorse e quindi ottenere introiti in termini di denaro oppure mantenere le proprie risorse e puntare a decarbonizzare l’economia interna".