L’inquinamento da mercurio arriva fino agli abissi dell’oceano Pacifico

I ricercatori dell’Università di Tianjin (Cina) e dell’Università del Michigan (Stati Uniti) hanno rilevato tracce di metilmercurio nei pesci e nei crostacei dell’Oceano Pacifico, ad una profondità di oltre 10 mila metri. È il segno che l’impronta dell’uomo è in grado di raggiungere anche gli angoli più remoti del pianeta.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 24 Giugno 2020

Perfino la Fossa delle Marianne, il luogo più profondo della Terra (circa 11 mila metri sotto il livello del mare), porta il segno delle attività umane. Tracce di metilmercurio, ossia la forma organica del mercurio che si accumula nell'organismo degli animali marini, sono state infatti trovate nei pesci e nei crostacei dell'Oceano Pacifico a una profondità compresa tra i 7 mila e gli 11 mila metri di profondità. Che cosa significa? Significa che un elemento tossico come il metilmercurio – che solo in piccola parte è di origine naturale, prodotto per esempio da eruzioni vulcaniche e incendi boschivi, mentre il resto deriva dalle attività antropiche come la combustione di petrolio e carbone – è penetrato nella catena alimentare degli organismi che abitano gli ecosistemi marini più remoti al mondo.

Gran parte del mercurio che si accumula nei pesci è il prodotto di attività umane come la combustione di petrolio e carbone

La scoperta è stata fatta da due diversi gruppi di ricercatori: uno dell'università cinese di Tianjin e uno dell'università del Michigan, negli Stati Uniti. Gli scienziati hanno presentato i risultati del loro studio durante la Conferenza Goldschmidt, importante evento internazionale di geochimica organizzato dalla Geochemical Society e dall'Associazione europea di geochimica. Per loro è stata una vera e propria sorpresa. Studi precedenti avevano infatti concluso che il metilmercurio veniva rintracciato principalmente nelle prime centinaia di metri dalla superficie oceanica: si pensava allora che questo ne avrebbe limitato il bioaccumulo, facendo sì che i pesci che si alimentavano più in profondità avessero meno probabilità di ingerirlo. Ma le nuove evidenze sembrano smentire questa ipotesi.

"Sappiamo che il mercurio atmosferico si deposita sulla superficie dell'oceano e viene poi trasportato in profondità sia sotto forma di piccole particelle sia all'interno delle carcasse di pesci e mammiferi marini che vanno a picco", spiega il professore di geochimica ambientale Joel Blum. "Lo abbiamo scoperto esaminando gli isotopi del mercurio, che dimostrano come quello ritrovato sul fondale sia compatibile con quello presente nei pesci che vivono a 400-600 metri di profondità nel Pacifico centrale". Ricordati che il mercurio è un elemento tossico anche per l'uomo, che è al vertice della catena alimentare. Vale la pena preoccuparsi, dunque, non solo per la contaminazione degli ambienti marini, ma anche per la nostra salute.