L’Italia boccia la Nature Restoration Law perché ”danneggia gli agricoltori” ma in realtà li tutela: cosa contiene davvero il testo europeo

Nel Consiglio sull’Ambiente del 25 marzo 2024 l’Italia ha votato contro alla legge sul ripristino delle aree naturali europee e dalle dichiarazioni il motivo del voto sembra essere quello di non voler danneggiare gli agricoltori. Peccato, però, che lo stesso testo europeo è stato modificato il 28 febbraio proprio per migliorare le condizioni di lavoro nel settore agricolo.
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Mattia Giangaspero 27 Marzo 2024

Avevamo dato tutto per fatto a livello europeo per quanto riguarda la Nature Restoration Law, invece adesso il banco sembra essere saltato. Proviamo a ricostruire gli ultimi avvenimenti che riguardano il testo sul ripristino della natura. Lunedì 25 marzo 2024 si è tenuto il Consiglio europeo sull'ambiente in cui hanno partecipato tutti i ministri attinenti alla materia dei 27 Paesi membri. E per quanto riguarda l'Italia era presente la vice ministra Vannia Gava. Tutti erano chiamati a una votazione: "approvare in via formale il testo sulla natura".

Tutto questo dopo che la legge venne approvata il 28 febbraio dall’Europarlamento mentre lo stesso Consiglio d'ambiente aveva dato un via libera a novembre. A inneggiare un dietrofront è stato il Premier dell’Ungheria Orban, il quale insieme a Italia, Paesi Bassi, Svezia e Polonia a votato contro, mentre Austria, Belgio e Finlandia si sono astenute. Francia Germania e Spagna hanno confermato il loro voto a favore.

La vice ministra italiana ha commentato con una nota ministeriale il motivo della scelta di ritirare il nostro Paese dall'approvazione di tale legge,

"L’Italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e ha partecipato attivamente al negoziato», dichiara nel merito Gava, ma di fatto il Paese sta bloccando il via libera alla legge: «L’accordo finale che è emerso dai triloghi resta per noi non soddisfacente. Occorre una maggiore riflessione su come evitare impatti negativi su di un settore, come quello agricolo, che è cruciale per l’economia e la sicurezza alimentare dell’Italia e dell’Ue".

Il problema è che quanto dichiarato non trova nessun fondamento poiché la legge non danneggia l'operato degli agricoltori, il loro lavoro o ancora non limita l'intero comparto agricolo dal punto di vista economico.

Una parte del testo sul ripristino della natura riguarda il lavoro degli agricoltori e quindi i territori (agricoli e naturali) in possesso di privati. I possedenti potranno aderire solo su base volontaria al ripristino di aree danneggiate. E quindi non è obbligatorio che rispettino i "paletti" imposti dall'Ue. Inoltre sempre l'Unione Europea ha lasciato "carta bianca" ai singoli Stati su come intervenire per ripristinare il 20% entro il 2030 e il 90% entro il 2050, le aree naturali e agricole. In questo senso quindi se ci dovessero essere modifiche alla base volontaria, all'uso dei pesticidi o ai lavori da compiere sui terreni agricoli, saranno modifiche attuate dallo Stato italiano e non dall'Unione Europea, come invece prima prevedeva la Nature Restoration Law.

Inoltre il testo originario prevedeva sanzioni per ogni singolo Stato (e non agricoltore) nel momento in cui non si rispettava una "postilla" di tale legge. Attualmente queste sono state eliminate o alleggerite dai negoziatori. Cosa vuol dire? In pratica ogni singolo Stato, potrà scegliere se, come e quando agire su determinati argomenti legati al ripristino della natura. Un esempio? I pesticidi usati in agricoltura. Infatti a livello politico, il Partito europeo dei popolari, sempre contrario alla Nature Restoration Law, ha ribadito più volte che una modifica sarebbe stata necessaria affinché tale legge non minacciasse il lavoro degli agricoltori.

Ovviamente però l'Unione Europea ha previsto dei fondi (100 miliardi di euro per ogni Stato) che potranno essere richiesti e utilizzati per portare a compimento il progetto. Questo vuol dire che i proprietari terrieri non dovranno usare le proprie risorse economiche e quindi c'è speranza che questi, anche se su base volontaria, partecipino al ripristino.

La parte di testo che riguarda il comparto agricolo non indica quindi di danneggiare gli agricoltori, anzi lascia ampie azioni di manovra in mano al privato e allo Stato italiano.

Fonte | Mase Gov

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