L’Italia importerà più gas da Congo e Angola, aumentando le nuove estrazioni. Intanto, Cingolani pensa all’indipendenza dal gas russo entro 18 mesi

Missione diplomatica in queste ore per il governo italiano in Angola e Congo. Obiettivo, aumentare le importazioni di gas dai due Paesi, per continuare a rendersi indipendenti dai combustibili fossili di Mosca. Obiettivo che secondo il ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani dovrebbe verificarsi entro 18 mesi.
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Michele Mastandrea 21 Aprile 2022

L'Italia aumenterà le sue esportazioni di gas anche dall'Angola e dal Congo. Proprio per siglare questi accordi, devi sapere, il Ministro degli Esteri Luigi di Maio e quello alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani sono partiti per una missione diplomatico-energetica nei due Paesi africani. Assente il premier Mario Draghi, colpito dal Covid, è presente con i due ministri anche l'ad di Eni, Claudio Descalzi.

Ieri i tre sono stati in Angola, dove è stato firmato un primo accordo. Restano al momento indefinite le cifre dell'intesa, così come la quantità di gas aggiuntiva che sarà importata. Sulla sua pagina Facebook, Di Maio ha scritto di aver raggiunto "un altro importante accordo con l'Angola per l'aumento delle forniture di gas". Un'intesa che, prosegue il Ministro degli Esteri, "conferma il nostro impegno a differenziare le fonti di approvvigionamento energetico".

Oggi invece i ministri e Descalzi hanno firmato un'intesa con il Congo per l'aumento della produzione e delle esportazioni di gas. L'Eni ha reso noto in un comunicato che l'accordo prevede "l'accelerazione e l'aumento della produzione di gas in Congo, in primis tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all'anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi/anno)". Si parla dunque di nuove estrazioni di gas, strada opposta a quella consigliata dagli scienziati dell'Ipcc nel loro ultimo Rapporto sui cambiamenti climatici. Non si tratta dunque di una buona notizia.

Nel frattempo, Cingolani è tornato sul tema del blocco al gas russo. In un'intervista alla Stampa pubblicata oggi, il ministro sembra testimoniare la volontà dell'Europa di procedere allo stop delle importazioni da Mosca, finora non sancito soprattutto a causa del veto della Germania. Negli scorsi giorni l'ipotesi ha preso maggiore forza, e le parole del ministro sembrano farlo capire. "Secondo me, a breve dovremmo interrompere per una questione anche etica la fornitura di gas dalla Russia. Con l'energia diamo quasi un miliardo di euro al giorno alla Russia, e capite bene che stiamo indirettamente finanziando la guerra", ha detto Cingolani.

Il ministro alla Transizione Ecologica ha poi cambiato le sue previsioni rispetto a quando l'Italia potrà essere completamente indipendente dai combustibili fossili russi. "Entro il secondo semestre dell'anno prossimo potremo cominciare veramente ad avere una quasi totale indipendenza", dichiara. Si parla di 18 mesi dunque, quando in passato, come ti avevamo spiegato, Cingolani immaginava finora un periodo di transizione di almeno 24-30 mesi.

L'Italia importava prima dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina circa 29 miliardi di metri cubi di gas da Mosca ogni anno. "Prevediamo di arrivare a circa due terzi di quello che ci serve già nelle prossime settimane", ha aggiunto Cingolani, che ha confermato inoltre la volontà dell'Italia di puntare su nuovi rigassificatori. Su questo versante, l'idea di Cingolani è che abbiano un ruolo solo temporaneo: "Ne aggiungeremo un paio che saranno galleggianti, perché non devono rimanere per sempre", precisa.

Nel frattempo, aggiunge Cingolani, "si continuerà ad accelerare sulle rinnovabili e sulle altre fonti". Un obiettivo che però, al momento, è solamente evocato. Mentre il rischio di sostituire la dipendenza dal gas russo con la dipendenza dal gas di altri Paesi sembra essere sempre più concreto.