
Come sappiamo, il 20 settembre 2019 ha avuto ufficialmente inizio la Climate Week, una settimana interamente dedicata alle lotte ambientali e alla salvaguardia del Pianeta durante la quale i gruppi locali dei Fridays for Future, supportati anche da altre organizzazioni, indipendenti e non, a favore del clima, hanno organizzato eventi di vario genere in vista del terzo Global Climate Strike di domani venerdì 27 settembre, per cui è attesa una grande partecipazione.
In tutta Italia, così come in diverse altre zone del mondo, in questi giorni si stanno alternando workshop, assemblee, proiezioni, conferenze, incontri con esperti, critical mass e azioni eclatanti e disturbanti, finalizzate a mantenere alta l’attenzione sul tema cavalcando lo tsunami scatenato da Greta Thunberg durante il suo intenso discorso al Summit Onu.
A Torino, ad esempio, un gruppo di circa cinquanta attivisti ha organizzato un die-in (la versione estrema del sit-in in cui ci si sdraia a terra fingendosi morti) all’interno del negozio di H&M di via Roma, in centro. I ragazzi si sono buttati a terra fingendosi morti tra gli abiti appesi nel negozio, mentre tre ragazze stavano in vetrina con le mani sporche di sangue e altri attivisti attaccavano ai vestiti etichette che dichiaravano il reale prezzo del fast fashion. A conclusione dell’azione, hanno ripulito i vetri e consegnato ai dipendenti una lettera di scuse per il disagio causato.
A Bari, invece, gli attivisti si sono trovati costretti ad alzare la voce. Dopo essere stati invitati a partecipare alla Fiera del Levante e aver riscontrato che gli elementi di sostenibilità dell’evento (raccolta differenziata, uso di energia pulita, riduzione della plastica monouso) erano quasi inesistenti, i ragazzi hanno inviato una lettera al presidente della Fiera per comunicargli la loro delusione per essere stati utilizzati “solo per fare bella figura, come elemento di folklore”.