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Orso bruno marsicano: che dimensioni ha e dove vive questa rara sottospecie a rischio estinzione

Nonostante un carattere mite che non lo rende pericoloso per l’uomo, l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) sopravvive solo in una zona ristretta dell’Appennino centrale. A dispetto di alcuni avvistamenti recenti, gli esemplari di questa sottospecie di orso bruno sono ormai pochissimi: le principali minacce alla conservazione sono dovute alle attività umane.
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Alessandro Bai 19 Maggio 2022

L'orso bruno marsicano, noto a livello scientifico come Ursus arctos marsicanus, è una sottospecie di orso bruno molto rara che vive solamente nell'Italia centro-meridionale, in una piccola porzione dell'Appennino centrale.

Non è un caso che l'orso marsicano sia considerato in pericolo critico di estinzione dalla lista rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), dato che la sua popolazione si è ridotta ormai a poche decine di esemplari, concentrati principalmente nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Ecco perché ogni singolo avvistamento riaccende le speranze di poter salvare questa sottospecie: nel maggio 2022 e a fine 2021 degli esemplari di orso marsicano sono stati rintracciati tra Marche e Umbria, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dove questo mammifero non si faceva vedere da ben 10 anni, ma la sua presenza è stata individuata anche nel Parco della Majella.

Caratteristiche

L'orso bruno marsicano, o Ursus arctos marsicanus, è di fatto un animale diverso dall'orso bruno eurasiatico per via di alcune differenze morfologiche: più precisamente, è stato descritto per la prima volta nel 1921 come sottospecie dell'Ursus arctos arctos, dal quale si è separato geneticamente in passato a causa di un periodo di isolamento compreso tra 400 e 600 anni.

Oggi, dunque, l'orso marsicano è da considerare a tutti gli effetti una sottospecie endemica dell'Italia centro-meridionale e più in particolare della Marsica, storica regione abruzzese che ha dato il nome a questo mammifero e che oggi corrisponde all'area del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, dove vive la popolazione principale dell'orso bruno marsicano, non a caso scelto come simbolo anche per il logo del parco.

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Potrai riconoscerlo dal suo tipico pelo color bruno e il suo grosso naso nero e schiacciato, in evidenza nell'ampio muso allungato e dalla forma circolare.

In ogni caso, avvistarlo non sarà molto facile, non solo per lo scarso numero di esemplari ormai rimasto, ma perché si tratta di un orso dal carattere schivo e solitario, che lo porta a spaventarsi facilmente in caso di incontri inaspettati.

Anche per questo l'orso marsicano ha abitudini soprattutto notturne, che rappresentano anche un tentativo di evitare gli incontri con le persone: per quanto possa sembrarti strano, infatti, non è pericoloso per l'uomo, che percepisce come una delle sue minacce più grandi, provando a stare il più lontano possibile da lui, tanto che ad oggi non sono mai stati riportati casi di aggressione, anche se situazioni che stimolano l'istinto di difesa di questi animali, come ad esempio la presenza dei cuccioli, possono rappresentare un rischio e non vanno sottovalutate.

Nonostante la sua stazza importante, l'orso bruno marsicano può anche correre ad una velocità di circa 50 km/h per tratti fino a 2 km, una caratteristica che lo aiuta a spostarsi anche su lunghe distanze all'interno del suo territorio. Curiosamente, è uno dei pochi carnivori ad essere plantigrado, cioè ad appoggiare tutta la pianta del piede per terra, guadagnando così una maggiore stabilità, anche se solitamente cammina a 4 zampe, sollevandosi sulle 2 posteriori solo occasionalmente.

Questa sottospecie di orso bruno si fa guidare specialmente dall'olfatto, che è molto sviluppato e aiuta l'animale a fiutare il cibo anche a chilometri di distanza, ma anche l'udito è particolarmente acuto, contrariamente alla vista, che invece è molto limitata e obbliga l'orso ad avvicinarsi a ciò che guarda per osservare meglio.

Tra i comportamenti più iconici e conosciuti di questo orso rientra ovviamente il letargo, ovvero quella fase che inizia in inverno con l'arrivo del freddo, quando il cibo a disposizione si riduce, e che porta l'animale alla ricerca di una tana dalla quale esce raramente, riuscendo a sopravvivere senza mangiare grazie alle riserve di grasso accumulate nei mesi precedenti, utili sia per fornire energia che per proteggere il mammifero dal freddo.

Con l'arrivo della primavera, e in particolare del mese di maggio, comincia invece il periodo della riproduzione per l'orso marsicano: maschi e femmine possono accoppiarsi con più partner e al termine di una gestazione di circa 6 mesi queste ultime partoriscono di solito un cucciolo o 2 gemelli, che saranno accuditi dalla madre per 1-2 anni, fino a quando lo svezzamento non viene completato del tutto. Proprio perché è impegnata nella crescita del cucciolo, la femmina di orso bruno marsicano partorisce ogni 3-4 anni, motivo per cui il tasso di riproduzione di questa specie è molto basso.

L'aspettativa di vita degli orsi marsicani in natura è di circa 15 anni, ma gli esemplari in cattività possono vivere fino a 35-40 anni.

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Solitamente l’orso marsicano cammina a 4 zampe, ma quando si mette in posizione eretta la sua altezza può superare i 2 metri.

Dimensioni

Pur essendo leggermente più piccolo dell'orso bruno eurasiatico, che come ti ho detto è un suo stretto parente, l'orso marsicano ha una taglia decisamente importante: la sua altezza, calcolata fino alla spalla quando l'animale è a 4 zampe, è compresa tra 1 e 1,20 metri, mentre la lunghezza del corpo dal naso alla coda può raggiungere anche i 2 metri, che vengono superati agevolmente quando l'orso si mette in posizione eretta.

Il peso degli orsi marsicani maschi adulti può toccare e superare i 200 kg, mentre le femmine pesano tra i 95 e i 150 kg. L'aspetto più impressionante, però, riguarda la crescita incredibile dei cuccioli, che nascono con un peso di circa 500 g e nel giro di pochi anni diventano centinaia di volte più grandi.

Dove vive e quanti ne rimangono

Abruzzo, Lazio e Molise, ma anche Umbria e Marche, seppur più raramente, sono i luoghi abitati dall'orso bruno marsicano, che come ti ho anticipato è una sottospecie endemica del centro-sud Italia, più precisamente degli Appennini e le sue foreste, che rappresentano l'habitat preferito da questi mammiferi, in grado però di spingersi anche a valle, oppure fino alle praterie in alta quota.

Secondo le stime attuali, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone limitrofe rimarrebbero circa 50 esemplari di orso marsicano, un numero che mette a rischio la sopravvivenza di questa sottospecie, motivo per cui il WWF si sta impegnando con varie iniziative per raddoppiare la popolazione entro il 2050.

In passato, gli orsi marsicani si potevano trovare persino in Puglia, ma con il calo di popolazione avvenuto negli anni gli esemplari rimanenti della sottospecie si sono concentrati nell'Appennino centrale, in particolare nella zona del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e in altre 2 aree protette in territorio abruzzese, ovvero il Parco nazionale della Majella e la riserva naturale guidata Monte Genzana e Alto Gizi, dove questi animali vivono e si riproducono.

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Cosa mangia

L'orso marsicano è un mammifero onnivoro, anche se la sua dieta è composta principalmente da vegetali, che rappresentano circa l'80% dell'alimentazione, rispetto ad una parte minore costituita dagli animali, soprattutto carcasse.

I cibi preferiti degli orsi marsicani possono cambiare a seconda della stagione, ma includono in generale bacche, radici, frutti di bosco e altra frutta selvatica, tuberi, insetti, larve e miele.

Soprattutto quando la vegetazione non è ancora sufficiente al suo sostentamento, può mangiare conigli, uccelli e altri animali di piccola o media taglia, ma è molto raro vederlo cacciare mammiferi di grandi dimensioni come cinghiali o cervi. Pur essendo collocato al vertice della catena alimentare, inoltre, questa sottospecie tende ad evitare i contatti con il lupo appenninico, un altro dei principali carnivori della zona.

Prima di entrare in letargo, quindi durante l'autunno, l'orso marsicano è in grado di mangiare fino a 40 kg di cibo ogni giorno, un processo fondamentale per accumulare il grasso che gli consentirà poi di affrontare il freddo invernale senza nutrirsi.

Perché è a rischio estinzione?

Come l'orso polare artico, l'orso marsicano è considerato vulnerabile. Nonostante gli avvistamenti degli ultimi anni, purtroppo l'orso marsicano non ha fatto registrare una ripresa demografica che possa farci stare tranquilli: secondo le stime attuali, infatti, rimangono oggi 50-60 esemplari, con una popolazione a scarsissima variabilità genetica confinata in un'area circoscritta corrispondente grosso modo al parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm).

È per questo motivo che il comitato italiano dello IUCN (l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha valutato la specie Ursus arctos marsicanus "in pericolo critico" (categoria CR, ossia quella che precede l'estinzione nella regione). Continuano infatti a rimanere delle minacce per la sopravvivenza della specie: da una parte la riduzione e la frammentazione degli habitat forestali, che hanno determinato l'attuale isolamento delle popolazioni superstiti, e dall'altra il conflitto con alcune attività umane, come l'allevamento e l'apicoltura, che hanno determinato dei sporadici casi di uccisioni illegali, nonostante l'orso bruno sia tutelato dalla legge italiana dal 1939.

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Per salvare l’orso marsicano dall’estinzione serve che la specie si riproduca anche in nuovi territori, lontano dalle minacce create dall’uomo.

Come se non bastasse, il rapporto Orso marsicano 2019, a cura del Pnalm, aveva segnalato due decessi e/o rinvenimenti di carcasse di orsi, e si era trattato in entrambi i casi di due gravi incidenti stradali. La sostanza non cambia: è lo spazio che si sta prendendo l'uomo a ridurre le chance di sopravvivenza dell'orso.

Malgrado tutto ciò, l'orso marsicano ha trovato una sorta di (piccolo) santuario nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, istituito proprio per salvaguardare l’ultimo nucleo di questo plantigrado, e nelle zone protette limitrofe. Anzi, l'orso è diventato il simbolo di molte iniziative del parco, di prodotti locali e di attività di valorizzazione del territorio, quasi come se fosse un'immagine da cartolina per i turisti che vengono a visitare questi luoghi. Negli anni si è venuto a creare (in parte) una sorta di equilibrio che ha permesso di costruire un ambiente più a misura d'orso e ha trasformato il patrimonio naturale in una risorsa per promuovere l'economia locale.

Certo, si potrebbe fare molto di più. Il Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano (Patom) ha individuato un territorio nell’Appennino Centrale, che va dal Parco del Matese a quello dei Sibillini, nel quale l’habitat idoneo potrebbe consentire la vita almeno a 70 femmine di orso e a oltre 200 orsi complessivi. I freni più grandi alla realizzazione di questo scenario sono proprio il bracconaggio e le infrastrutture umane, che spesso mettono in pericolo la specie, oltre alla tendenza delle femmine a non spostarsi dall'area in cui sono nate, rendendo complicata la riproduzione in altre zone: superare questi ostacoli è imperativo per poter scongiurare l’estinzione dell’orso marsicano.

(Scritto da Federico Turrisi il 21-08-2020
Modificato da Alessandro Bai il 19-05-2022)