anguilla europea

L’Unione Europea gioca con il futuro delle anguille? La situazione è critica

Come ogni anno, i ministri dell’UE hanno portato avanti le trattative per la pesca in acque chiave dell’Unione stessa, ma, secondo scienziati e attivisti, le misure adottate per proteggere le anguille non sono sufficienti.
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Roberto Russo 16 Dicembre 2022

Sarà per l'aspetto del tutto particolare che richiama alla mente i serpenti; sarà perché, in nome della tradizione, sono uno dei cibi più presenti sulle tavole del Natale (e non solo), sta di fatto che delle anguille si parla poco in termini di sostenibilità. Ed è un bel problema, visto che si tratta di una specie che potrebbe essere giunta a un punto critico. E ora ci si mette anche l'Unione Europea ad aggravare la situazione. Ma andiamo con ordine.

In questi giorni, il Consiglio dei ministri europei della pesca ha concluso le trattative annuali sulla pesca in acque chiave dell'UE. Sono state, però, fissate superiori a quelle raccomandate dagli scienziati.

Il problema si pone in particolare per le anguille. Se da un lato l'Unione Europa afferma di aver rafforzato le misure per affrontare lo stato critico delle anguille, dall'altro sembra che tali misure siano del tutto insufficienti. Considerato lo stato critico dello stock di anguilla europea, il Consiglio, infatti, ha deciso di estendere l'attuale chiusura in mare da tre a sei mesi, in modo da far coincidere la migrazione del novellame con il passaggio delle anguille mature tra mare e fiumi.

I ministri dell'UE hanno dato la priorità alla massimizzazione delle catture piuttosto che alla salvaguardia degli stock più vulnerabili

Jenni Grossmann, ClientEarth

A detta degli esperti, non si tratta di una misura sufficiente. Jenni Grossmann, consulente scientifico e politico per la pesca di ClientEarth, ha detto chiaro e tondo che le anguille sono sull'orlo del baratro: “La riluttanza dell'UE a chiudere tutte le attività di pesca dell'anguilla, sfidando la scienza, potrebbe rivelarsi l'ultimo chiodo sulla bara di questa specie gravemente minacciata”.

I gruppi che lavorano per la conservazione delle specie e gli scienziati sostengono che tutte le attività di pesca delle anguille nell'UE dovrebbero essere chiuse per consentire alle popolazioni di riprendersi. Chiosa Grossmann: “Ogni anno i ministri della pesca ignorano avvertimenti sempre più gravi, fissano quote eccessive, gli esperti reagiscono con sgomento e il ciclo ricomincia il dicembre seguente. Più si va avanti in questo modo, più gli stock finiranno per essere classificati come vulnerabili, in pericolo o peggio”.

Di diverso avviso Virginijus Sinkevičius, commissario UE per l'ambiente, gli oceani e la pesca, per il quale le decisioni prese “dimostrano che l'UE è all'avanguardia nella gestione sostenibile della pesca”, pur riconoscendo che “c'è ancora un certo margine di miglioramento, in particolare per quanto riguarda gli stock oggetto di consulenza precauzionale”.

Un pesce in serio pericolo di estinzione

La popolazione delle anguille è in grave diminuzione. Dal 1980 la sua abbondanza nei mari è crollata di oltre il 95% e oggi è considerata in pericolo critico. I nostri nonni non ci avrebbero creduto: è vero che la pesca dell'anguilla è un'industria secolare, ma lo sfruttamento commerciale è più recente. Oltre alla pesca eccessiva, le anguille oggi sono minacciate dall'ostruzione dei corsi d'acqua e dall'inquinamento.

Tra l'altro c'è da notare che il misterioso ciclo di vita delle anguille – compresa la migrazione autunnale verso il Mar dei Sargassi nell'Atlantico per la deposizione delle uova – è ancora solo parzialmente conosciuto. Ulteriore ragione per proteggerle, non certo per decimarle.