Mal’aria di città 2022, l’inquinamento uccide come il Covid. Minutolo (Legambiente): “Intervenire subito sui centri urbani”

L’inquinamento atmosferico nelle nostre città è a livelli di guardia. E fra pochi mesi, i limiti da non superare saranno ancora più stringenti. Serve intervenire sui sistemi di mobilità dei nostri centri urbani, puntando in particolare sul trasporto su ferro e sul potenziamento delle reti più utilizzate dai pendolari. Ne abbiamo parlato con Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente.
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Michele Mastandrea 9 Febbraio 2022
In collaborazione con Andrea Minutolo Responsabile scientifico di Legambiente

Te ne sarai accorto quasi sicuramente, in particolare se abiti in una media o grande città italiana. La qualità dell’aria che respiri non è eccezionale, tutt’altro. E la tua opinione è confermata anche dall’indagine “Mal’aria di città 2022” di Legambiente, che ha analizzato i dati raccolti nel 2021 dalle centraline che monitorano la presenza dei principali elementi inquinanti nell’aria. Parliamo di polveri sottili (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2).

Qualità dell'aria: tutti bocciati

Si fa troppa poca attenzione all’inquinamento atmosferico. In Italia abbiamo circa 50mila morti premature l’anno per questa causa. Nell’arco di due anni l’emergenza sanitaria è dunque paragonabile, per numero di vittime, a quella causata dal Covid-19”, afferma Andrea Minutolo, che ha curato lo studio in qualità di responsabile scientifico di Legambiente. Come spiega “Mal’aria di città 2022”, nessuna delle 102 città italiane in cui sono state effettuate rilevazioni risulta attualmente in linea con le raccomandazioni dell’Oms per quanto riguarda il PM2.5. E solo cinque lo sono in merito al PM10 e al NO2.

Si tratta di limiti ancora più stringenti rispetto alla disciplina attualmente in vigore, ma che nei prossimi anni diventeranno norma a tutti gli effetti. La prossima revisione della Direttiva europea in materia di qualità dell’aria imporrà infatti al nostro paese di adeguarsi agli standard Oms. “Dovremo dimezzare anche del 50% le concentrazioni di queste particelle nelle nostre città. Questo non si fa dall’oggi al domani”, spiega Minutolo, per cui “serve una strategia affinché non si arrivi al paradosso di dover pagare multe a seguito di procedure d’infrazione aperte dalla Ue”.

I difetti del Pnrr

Pensaci, non sarebbe certo edificante se, dopo aver ricevuto tanti finanziamenti per il miglioramento della situazione ambientale nell’ambito del Pnrr, dovessimo spendere parte di quei soldi per pagare multe. O perdere nuove tranche di fondi europei utili per agire sul problema. Per Minutolo, però, lo stesso Pnrr ha importanti difetti rispetto all’azione necessaria in contrasto all’inquinamento delle nostre città. “Nel Piano ci sono diverse voci legate alla mobilità sostenibile, alla creazione di flotte di mezzi pubblici a zero emissioni, al trasporto pubblico, al trasporto ferroviario. Ma si è puntato troppo su mega-opere, sui treni a idrogeno o sul miglioramento della rete dell’alta velocità, perdendo di vista temi come la rete regionale dei trasporti, quella utilizzata dai pendolari”, aggiunge il responsabile scientifico di Legambiente.

Su questo si sofferma un altro report dell’associazione presentato oggi, “Pendolaria 2022”, che si concentra sulle mancanze del nostro paese in termini di infrastrutture urbane. Ti basterà pensare che solo a Madrid ci sono 291km di metropolitana, più dei 248 presenti in tutta Italia. Agire allora sul trasporto su rotaia, in particolare sulle reti di collegamento tra i centri urbani e le loro periferie, afferma Minutolo, “sarebbe senza dubbio servito a ridurre l’uso della macchina privata. C’è stato un errore di prospettiva nel Pnrr, tanti micro interventi sul territorio sarebbero stati forse più utili e anche più realizzabili”.

E intanto il 2022 non è partito bene

Intanto, dal punto di vista dell’inquinamento, il 2022 non è iniziato in maniera molto diversa dal 2021. “Nel gennaio appena concluso i principali centri del nord, in particolare nel bacino padano, hanno già sforato in moltissimi giorni i limiti di concentrazione di PM10 nell’aria. In alcuni casi come a Milano, Torino e in tante città di Veneto e Emilia-Romagna, anche di 25 giorni sul massimo di 35 permessi in tutto l’anno”, sottolinea il responsabile scientifico dell’associazione.

Di questo passo, è molto probabile che a febbraio avremo sicuramente già esaurito il bonus, e l’inverno 2022 sarà tutto ulteriore sforamento. Per Minutolo è possibile intervenire in modo rapido, ma con un’avvertenza: “Non serve spezzare il trend di giorni consecutivi di sforamento con blocchi del traffico estemporanei, o con le classiche ‘domeniche ecologiche’. Servirebbe almeno un piano annuale e uno sguardo strutturale sul comparto urbano”. Il report “Mal’aria di città 2022” suggerisce investimenti in Ztl, Zone30, piste ciclabili, mezzi in sharing come biciclette o monopattini. “Ma anche l’abbassamento dei limiti di velocità in autostrada nei tratti vicini alle città – conclude Minutolo – diminuirebbe in maniera forte l’inquinamento urbano. Basterebbe un decreto del Ministero dei Trasporti a farlo, come avviene in Svizzera e Francia. Basta volerlo fare.