Mattarella: “Il sistema sanitario è un patrimonio prezioso da difendere”. Ma a quanto ammontano i tagli del governo?

Il presidente della Repubblica è intervenuto a Torino in occasione del Festival delle Regioni e ha delineato un elenco di priorità di cui la politica dovrebbe occuparsi con urgenza. Tra queste, la Sanità pubblica, per la quale si annunciano invece nuovi tagli, nonostante Meloni avesse promesso che fosse una delle “4 grandi priorità della legge di bilancio”.
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Giulia Dallagiovanna 3 Ottobre 2023
* ultima modifica il 03/10/2023

"Il sistema sanitario nazionale è un patrimonio prezioso da difendere e adeguare e in questo la riflessione delle Regioni è particolarmente preziosa e importante". Poche parole, quelle del presidente della Repubblica Sergio Matterella, pronunciate all'interno di un discorso breve ma netto e non aperto a interpretazioni. A Torino, di fronte ai governatori riuniti in occasione del Festival delle Regioni, il capo di Stato "nei luoghi che parlano della storia d'Italia" ha indicato l'elenco delle priorità alle quali un governo responsabile dovrebbe attenersi. E tra queste, non poteva non esserci la Sanità pubblica, così fondamentale durante i due anni di emergenza pandemica, e di cui sembriamo già esserci dimenticati. Quanti fondi saranno destinati al sistema sanitario nazionale dalla manovra economica del governo? Risposta breve: meno, molti meno rispetto a quelli necessari.

Tra il 2020 e il 2025 l'incidenza della spesa per la Sanità sul Pil è in costante calo: si passa dal 7,4% al 6,2%. È quanto riporta una tabella di previsione tecnica della Nadef, ovvero la Nota di aggiornamento del DEF, un documento che il governo deve presentare ogni anno alle Camere entro fine settembre per aggiornare le previsioni economiche e finanziarie del Documento di economia e finanza.

Anche allungando lo sguardo fino al 2036, si prevede un aumento della spesa di appena lo 0,4%. Briciole, date in pasto a un sistema già in forte difficoltà. Quando il Covid è esploso nel nostro Paese, ci ha trovato con il 30% dei posti letto in meno negli ospedali, una medicina del territorio senza i mezzi per arginare l'epidemia e un personale sanitario ridotto all'osso. Oggi, secondo il Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani (FoSSC) mancano 30mila medici ospedalieri, 70mila infermieri e 100mila posti letto. Entro il 2025 perderemo oltre 3.400 medici di famiglia. Già il 42% di loro è oltre il massimale, vale a dire il numero massimo di pazienti che può prendere in carico. E già diverse aree del nostro territorio sono scoperte.

Macano 30mila medici ospedalieri, 70mila infermieri e 100mila posti letto. Entro il 2025 mancheranno oltre 3mila medici di famiglia

La presidente Giorgia Meloni aveva indicato la sanità come una delle "4 grandi priorità della legge di bilancio", eppure dei 3 o 4 miliardi richiesti dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, "necessari per risolvere i problemi", potrebbe arrivarne non più della metà.

A onor del vero, nei giorni scorsi è stato firmato dall'Aran, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, il nuovo contratto della dirigenza medica e sanitaria 2019-2021. Riguarda oltre 120mila medici e 14.573 dirigenti sanitari non medici e si prevedono aumenti di 289 euro lordi per 13 mensilità, con il pagamento di arretrati compresi tra i 6mila e i 10mila euro a testa. Il documento stabilisce inoltre paletti più rigidi per guardie mediche e straordinari, in modo da mettere fine ai turni massacranti e all'assenza di ferie. Un buon passo avanti, ma non è ancora sufficiente. Oltre al fatto che l'accordo non ha accora ottenuto il via libera definitivo e che è già tempo di negoziare il contratto collettivo per il triennio 2022-2024.

Dei 3 o 4 miliardi richiesti dal Ministro della Salute Orazio Schillaci ne arriverà non più della metà

L'Italia ormai da anni è al di sotto della media Ocse per la spesa in sanità: basti pensare che in ambito dell'Unione europea, si attesta attorno al 7,1% del Pil. La nostra invece è, appunto, in costante calo. Già il prossimo anno si passerà dai 134,7 miliardi del 2023 ai 132,9 miliardi. Numeri che allarmano le Regioni: "Senza un repentino aumento del fondo nazionale per la sanità pubblica di almeno 4 miliardi di euro, la nostra sanità, fiore all'occhiello del nostro impianto sociale e politico, rischia seriamente il default", denuncia ad esempio Michele Emiliano, governatore della Puglia e vicepresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

Quali sono quindi i piani del governo? Per ora nulla di definitivo. La Nadef si promette di finanziare "il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, con una particolare attenzione al settore sanitario" e "prevederà stanziamenti, per il triennio 2024- 2026, da destinare al personale del sistema sanitario e per incentivare gli investimenti nel Mezzogiorno".

Stiamo parlando di 31 provvedimenti totali che contengono, tra le altre cose, una riorganizzazione e potenziamento della medicina del territorio e dell'assistenza ospedaliera e una delega in materia di riordino delle professioni sanitarie edegli enti vigilati dal Ministero della Salute. E poi si aspetta il Pnrr che dovrebbe garantirci un finanziamento di 15 miliardi.

Insomma, piccoli passi avanti, ma gli impegni concreti hanno ben altre caratteristiche. E intanto non ci resta che attendere l'arrivo di fondi di Next Generation EU, perché non siamo in grado di trovarne all'interno del nostro bilancio. Nemmeno per un settore così cruciale per la vita dei cittadini.

Fonte| Ansa

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