Mediterraneo sempre più a rischio: ogni anno ci finiscono 229.000 tonnellate di plastica (gran parte dall’Italia)

Un nuovo report dell’IUCN, chiamato Mare Plasticum: The Mediterranean, fa luce sull’annoso problema della plastica in cui il nostro mare soffoca, offrendo dati aggiornati e scenari futuri.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 5 Novembre 2020

È uno dei mari che contengono la maggiore biodiversità al mondo. Si chiama Mediterraneo ma viene anche definito lo “scrigno”, proprio perché custode di tesori unici al mondo. Tesori che stanno pian piano venendo sostituiti dall’immondizia che fuoriesce a quintali alle nostre case. A tutti noi piace trascorrere le vacanze al mare, fare il bagno nelle sue acque, escursioni in barca, immersioni alla ricerca delle sue meraviglie. Eppure il Mediterraneo sta facendo molta fatica a sopportare il peso dello sfruttamento e dell’inquinamento a cui è costantemente sottoposto. E la situazione sembra continuamente peggiorare.

Lo studio

Secondo il nuovo rapporto dell’IUCN (Unione mondiale per la Conservazione della Natura), dal titolo “Mare Plasticum: The Mediterraneanogni anno facciamo finire nelle acque del Mediterraneo circa 229.000 tonnellate di plastica, l’equivalente di 500 container di spedizione ogni giorno. La principale fonte di questo dramma ambientale è la cattiva gestione dei rifiuti, che se non verrà migliorata al più presto arriverà a raddoppiare i numeri entro il 2040.

Questo studio, pubblicato il 27 ottobre e sviluppato assieme al Environmental Action, ha analizzato i flussi di rifiuti provenienti dai 33 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Si tratta di un aggiornamento fondamentale per avere un’idea ancora più precisa di ciò che sta accadendo. Infatti, pare che le macroplastiche derivanti da un’errata gestione dei rifiuti rappresentino il 94% delle perdite totali di questo materiale, e che siano circa un milione le tonnellate di plastica al momento depositate sui fondali. Questo anche a causa della conformazione del bacino mediterraneo, che essendo semi-chiuso è meno incline a far scorrere via ciò che vi finisce.

L’Italia tra i paesi peggiori

I paesi a cui è dovuta gran parte della dispersione di plastica nel Mediterraneo sono l’Egitto, responsabile della perdita di 74.000 tonnellate all’anno, l’Italia che ne perde 34.000 all’anno e la Turchia con le sue 24.000.

Le fonti di inquinamento

Sempre secondo il report, le microplastiche primarie, ovvero quelle che entrano in mare già sotto forma di piccole particelle, arrivano in acqua a un ritmo di 13.000 tonnellate l’anno. La fonte principale di questo fenomeno sono gli pneumatici, che contribuiscono per il 53%, seguiti dai tessuti che contribuiscono per il 33%, i cosmetici per il 12% e i pellet di produzione per sul 2%.

Scenari futuri

Secondo il rapporto, considerando che la produzione di plastica è destinata ad aumentare annualmente del 4%, senza un’inversione di tendenza che favorisca una migliore gestione della problematica il flusso di plastica in mare potrebbe arrivare a 500.000 tonnellate ogni anno entro il 2040.

Se si decidesse di intervenire migliorando il controllo e gli interventi di recupero dei rifiuti, sarebbe possibile risparmiare al mare fino a 50.000 tonnellate di plastica. La domanda è: cos stiamo aspettando?

Fonte | IUCN