Microplastiche addosso: una maglietta sintetica ogni 500 finisce nell’ambiente

Un report di Bain&Company ha analizzato la dispersione di microplastiche che avviene nella fase di produzione degli indumenti sintetici, con risultati per niente incoraggianti sull’ambiente.
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Gianluca Cedolin 3 Luglio 2021

La moda è un settore dal forte impatto sull'ambiente, sia per le sostanze chimiche impiegate (dai coloranti ai tessuti sintetici), sia per le emissioni generate nelle produzione e nel trasporto, sia soprattutto per la grandissima quantità di capi prodotti, a causa di una cultura del fast fashion ancora troppo diffusa. Una sovrapproduzione, quest'ultima, che complica inoltre non poco il riciclo dei vestiti. Un altro problema legato alla produzione di vestiti è quello delle microplastiche, frammenti di plastica grandi al massimo 5 millimetri che da anni contaminano l'acqua, l'aria e l'ambiente in cui viviamo. Nelle nostre giornate tocchiamo, respiriamo e ingeriamo continuamente plastica, con conseguenze negative sulla salute ancora da quantificare del tutto.

Quando si parla di moda e microplastiche, ci si concentra quasi sempre sulla fase finale, quando cioè laviamo gli indumenti, e successivamente quando li smaltiamo. Secondo uno studio pubblicato dalla società di consulenza Bain&Company in collaborazione con la no-profit The nature conservancy, però, nelle fasi pre-consumo l'industria tessile produce almeno 120mila tonnellate di microfibre sintetiche all'anno. Tradotto, significa che ogni 500 magliette sintetiche prodotte, una finisce dispersa nell'ambiente (nel suolo, nell'aria, nelle acque) ancor prima di essere venduta e indossata. Un costo altissimo. La dispersione avviene durante tutti i processi produttivi, dall'unione dei filati alla tintura, fino alla stampa e al finissaggio.

Come scrive La Repubblica su Green&Blue, citando il report, è fondamentale intervenire anche a monte, soprattutto considerato il fatto che la produzione di fibre sintetiche è in continua crescita. Le azioni che l'industria tessile deve intraprendere sono innanzitutto stabilire standard e procedure per la misurazione delle microplastiche. Una volta acquisiti i dati, bisogna agire sul risparmio di prodotti chimici, di acqua e di energie e sull'implementazione dei sistemi di filtraggio e trattamento dei reflui. Secondo il report, se si intervenisse sul processo produttivo, si potrebbe eliminare addirittura il 90 per cento della dispersione di microplastiche in fase pre-consumo. Ancor meglio, logicamente, sarebbe impiegare fibre naturali e sostenibili.