Nel mare dell’Isola del Giglio è stata rimossa dal fondale una rete fantasma di 500 metri

Nei mari dell’Isola del Giglio è stata recuperata una rete fantasma di 500 metri e altri rifiuti. L’operazione è stata effettuata dalla Divisine subacquea di Marevivo con il supporto della Guardia Costiera Corpo delle Capitanerie di Porto di Porto Santo Stefano e Isola del Giglio.
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Gaia Cortese 3 Settembre 2021

Se sempre più litorali e spiagge soffrono per l'ingente presenza di rifiuti, nelle profondità marine la situazione è anche peggiore: ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse centinaia di migliaia di tonnellate di attrezzi da pesca, tra reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi e calze per mitilicoltura.

Nei mari di tutto il mondo sono proprio le attrezzature da pesca abbandonate i rifiuti che vengono più facilmente rinvenuti. Le chiamano reti fantasma, una volta abbandonate diventano vere e proprie trappole perché, trascinate dalle correnti, continuano a imprigionare e a pescare mettendo in pericolo numerose specie marine, alcune delle quali anche protette perché a rischio di estinzione. Il risultato è che ogni anno circa 100mila mammiferi marini e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o per l’ingestione dei relativi frammenti.

Credits: Gianluca Cireddu

Recentemente la Divisione Subacquea di Marevivo si è immersa nelle acque dell’Isola del Giglio per recuperare una rete fantasma di 500 metri e altri rifiuti. Un'operazione  che è stata resa possibile grazie al lavoro dei sub con il supporto della Guardia Costiera Corpo delle Capitanerie di Porto di Porto Santo Stefano e Isola del Giglio, coadiuvati dai biologi marini di Marevivo che hanno assistito alle operazioni di recupero.

In un momento successivo, è anche stata fatta un'analisi dello stato della rete che era adagiata su un fondale caratterizzato dalle tipiche biocenosi del coralligeno Mediterraneo.

Credits: Gianluca Cireddu

“L’intervento della squadra operativa di Marevivo – ha spiegato Massimiliano Falleri, responsabile della divisione Subacquea di Marevivo – si è reso necessario per la caratteristica della secca, ad iniziare dalla sua profondità piuttosto impegnativa, dai 35 agli 80 metri, e dalla lunghezza della rete stessa. I biologi hanno eseguito un'accurata analisi preliminare di alcuni video per valutare gli organismi concrezionati presenti sulla rete. Nelle immediate vicinanze della rete sono state trovate diverse gorgonie che avrebbero potuto essere danneggiate dalla rete stessa. In particolare, le gorgonie bianche (Eunicella singularis) che avevano iniziato a colonizzare la rete sono state liberate. In prossimità della rete abbiamo riscontrato la presenza di specie protette come il riccio diadema (Centrostephanus longispinus). Nella fase successiva ci siamo occupati soprattutto delle specie rimaste intrappolate nella rete come echinodermi, crostacei, molluschi, platelminti che sono stati prontamente liberati e riportati in acqua”.

Dal 2003 la Divisione Subacquea di Marevivo conduce ogni anno operazioni di recupero e di bonifica, prelevando fino ad oggi dal mare oltre 9.000 metri di reti abbandonate.

“Questo recupero rappresenta il grande lavoro di stretta collaborazione che Marevivo porta avanti da anni con le Amministrazioni e le realtà delle isole minori – ha dichiarato Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo -. Grazie alle indicazioni di un centro immersioni è stata segnalata la rete di 500 metri in una zona limitrofa a una già tristemente coinvolta dal naufragio della nave Costa Concordia e abbiamo deciso di intervenire grazie al supporto di Banor”.