New Delhi si conferma la città più inquinata al mondo, e in Cina lo smog ritorna ai livelli pre-pandemia

Secondo una ricerca condotta dalla compagnia svizzera IQ Air, specializzata nell’analisi della qualità dell’aria, la capitale dell’India continua a occupare il primo posto nella classifica delle città più inquinate a livello mondiale. Intanto, i satelliti dell’Esa registrano in Cina una risalita dei livelli di biossido di azoto, con valori anche superiori al 2019, ovvero prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19.
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Federico Turrisi 18 Marzo 2021

Niente di nuovo sotto al sole, verrebbe da dire. C'era da aspettarselo: con l'allentamento delle misure restrittive volte a contenere la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 era prevedibile che anche i livelli di inquinamento atmosferico tornassero a salire. Ne sappiamo qualcosa anche in Italia, dove con il lockdown duro della scorsa primavera ci siamo concessi una "boccata d'aria pulita", legata soprattutto alla diminuzione del traffico veicolare. Ma siamo presto tornati a inquinare come prima, se non più di prima.

E questo è capitato praticamente in tutti i Paesi del mondo, tra cui l'India, che, secondo un'indagine della IQ Air (azienda svizzera che si occupa di monitorare la qualità dell'aria e di rilevare gli agenti inquinanti), ha fatto registrare i numeri peggiori. La sua capitale New Delhi si è riconfermata la città più inquinata al mondo. Addirittura nel 2020 i livelli di PM 2,5 (il particolato fine con un diametro inferiore a 2,5 micrometri) sono aumentati anziché scendere, nonostante il lungo blocco delle attività industriali dettato dal lockdown per contrastare il Covid-19.

In Cina la situazione non si può certo definire migliore. Nei giorni scorsi hanno fatto il giro del mondo le immagini della capitale Pechino che si è tinta di giallo a causa di una tempesta di sabbia, i cui effetti si sono combinati con lo smog preesistente, facendo portare a livelli stellari la concentrazione di polveri sottili nell'aria.

Un'ulteriore conferma arriva poi dai dati forniti dal satellite Copernicus Sentinel-5P dell'Esa, l'Agenzia Spaziale Europea, che ha monitorato i livelli degli inquinanti atmosferici (in particolare del biossido di azoto) in Cina prima, durante e dopo il lockdown. Le emissioni di biossido di azoto (simbolo chimico No2) sono collegate direttamente alle attività antropiche, dal momento che questo gas viene rilasciato dai veicoli con motori termici e bruciando combustibili fossili nei processi industriali.

Some si vede dall'immagine riportata sopra (dove il rosso scuro indica una maggiore concentrazione di biossido di azoto), se nel febbraio 2020 si è assistito a un miglioramento della qualità dell'aria, nel febbraio 2021 i valori di biossido di azoto sono tornati gli stessi di due anni fa o sono perfino aumentati rispetto ai livelli pre-pandemia. Insomma, sembra proprio che non abbiamo imparato la lezione, ma dall'altro lato non possiamo certo affidarci a un lockdown per respirare aria un po' più pulita.