Sono scene da piaga biblica quelle a cui stanno assistendo gli abitanti di varie aree rurali tra il Nuovo Galles del Sud e la parte meridionale del Queensland, nell'est dell'Australia. Da ormai un mese milioni di topi invadono le fattorie in cerca di cibo, entrano anche nelle case e si avvicinano all'uomo, rappresentando una minaccia per la salute pubblica (da questo punto di vista è assai preoccupante l'aumento dei casi di leptospirosi registrato in Australia).
Non è ancora possibile fare una stima dei danni economici: si parla comunque di centinaia di milioni di dollari. Gli agricoltori sono preoccupati dal fatto che il numero di topi rimanga ancora elevato durante l'inverno – in Australia adesso è autunno inoltrato – e che le colture come il grano, l’orzo e la colza, vengono divorate dai roditori prima che possano crescere.
Negli scorsi giorni il ministro dell'agricoltura del Nuovo Galles del Sud, Adam Marshall, ha detto che ci vorrebbe l'equivalente per i topi del napalm per venire a capo di un'emergenza del genere. Il "napalm per topi" ha un nome: bromadiolone, un potente rodenticida anticoagulante, il cui utilizzo su larga scala in agricoltura è però vietato. Perché ha delle controindicazioni: a differenza delle esche velenose al fosfuro di zinco, l'agente chimico legale che può essere impiegato contro i roditori, il bromadiolone rimane infatti nelle carcasse dei topi e rischia di avvelenare rapaci e anche animali domestici come cani e gatti.
Probabilmente c'è una domanda che ti frulla nella testa in questo momento: perché sta accadendo tutto ciò? Secondo gli esperti, potrebbe trattarsi di una combinazione di cause, il cui minimo comune denominatore è la crisi climatica. Dopo anni di siccità – tutti ricordiamo le impressionati immagini degli incendi di un anno e mezzo fa – l'Australia orientale ha vissuto in tempi recenti una stagione di piogge intense, che ha creato non pochi problemi. Si sarebbero così create le condizioni ideali per la proliferazione dei topi: un ambiente particolarmente umido, predatori decimati dagli incendi prima e dalle inondazioni poi, raccolti abbondanti che richiamano i roditori affamati. Una tempesta perfetta che si è abbattuta su una regione che continua a subire direttamente gli effetti del cambiamento climatico.