Non è vero che tutti abbiamo l’ansia e chi ne soffre davvero merita rispetto

La notizia del ricovero del trapper italiano 22enne Thasup per attacchi di ansia ha scatenato centinaia di commenti, molti anche sarcastici e perfino critici. Le cause di questa mancata sensibilità verso i disturbi psicologici è legata alla difficoltà che ancora molti hanno nel riconoscere il valore della salute mentale, ma anche all’uso improprio e inflazionato che spesso facciamo di alcune parole.
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Maria Teresa Gasbarrone 14 Novembre 2023
* ultima modifica il 14/11/2023

Le parole hanno un peso. Soprattutto, le parole hanno un potere, quello di creare nuove consapevolezze, ma anche – se usate in modo inappropriato – di generare enormi fraintendimenti.

Un caso emblematico è quanto successo negli ultimi anni con la parola "ansia". "Ho l'ansia", chi non lo ha detto almeno una volta nell'ultima settimana alzi la mano. Usiamo questa parola per ogni situazione in cui ci sentiamo stressati, un uso inflazionato della parola che rischia di distorcercene il vero significato.

Sarà anche per questo che di fronte alla notizia del ricovero per attacchi d'ansia di Thasup – nome d'arte di Davide Mattei -, il trapper e produttore italiano 22enne che ormai da qualche anno firma un successo dopo l'altro, la reazione di molti utenti è quella di scherzarci su, se non peggio di improvvisare diagnosi dell'ultima ora, o perfino critiche: "Magari se smetti di fare trap, l'ansia ti passa", oppure "Ma possibile che anche i cani vanno dallo psicologo?", sono alcuni dei messaggi più critici scovati su Instagram.

Ma torniamo alla notizia. Thasup informa dal proprio profilo privato Yungestmoonstar i follower di non essersi sentito bene e di essere stato costretto – di nuovo – a tornare in ospedale a causa dell'ansia: "Mi chiedete tutti che succede – ha scritto in una storia Instagram – Nulla che non sapete già, lo dico in tutte le canzoni, l’ansia non è più gestibile per me e mi sta togliendo qualche anno di vita. Proverò con tutte le forze a farla sparire e tornare a fare quello che amo".

Ora, facciamo un esperimento. Immaginiamo che invece di scrivere che il motivo del suo ricovero fosse stata l'ansia, Thasup avesse scritto di essersi rotto una gamba, oppure di aver avuto un'intossicazione alimentare, o ancora di aver sospettato un qualsiasi malore indefinito, chi lo avrebbe giudicato? Quale utente gli avrebbe dato del viziato o dell'esagerato. Chi ne avrebbe riso? 

La risposta è semplice: nessuno. Siamo di fronte all'ennesima prova che la salute mentale non gode neanche lontanamente dello stesso riconoscimento di quella fisica. E questo è un problema, per tutti, giovani e adulti, famosi e meno.

Certo, fare generalizzazioni è sempre un errore e lo sarebbe anche in questo caso: a fronte di tanti che ancora scambiano i disturbi mentali per capricci, ci sono milioni di persone che hanno rotto questo schema e che chiedono, anzi pretendono, che gli venga riconosciuto il diritto alla salute mentale, perché ne comprendono il valore irrinunciabile.

Chi ha fatto questo salto può però fare uno sforzo in più per non fare l'errore di utilizzare le parole con una leggerezza, che non ci possiamo permettere. È vero, l'ansia è un'emozione naturale – e anche necessaria -, che si attiva ogni volta che siamo di fronte a una sfida o a una situazione potenzialmente a rischio per noi, ma l'ansia può diventare anche un disturbo a tutti gli effetti, a volte perfino invalidante. Può bloccarti, può privarti delle tue energie, può farti finire in ospedale.

Ecco perché dovremmo portare più rispetto, per le parole e per le persone.

Dopo la laurea in Editoria e scrittura all’Università di Roma La Sapienza sono approdata a Milano per fare della passione per altro…
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