Non solo plastica monouso, anche il polistirolo inquina i nostri mari

Ci preoccupiamo giustamente dell’impatto che la plastica monouso ha sull’ambiente, ma quando si parla di inquinamento dei mari dovremmo interessarci anche all’utilizzo del polistirolo. Boe galleggianti, pontili e cassette per conservare il pesce: quando questi oggetti finiscono in mare, producono milioni di microplastiche.
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Giulia Dallagiovanna 5 Aprile 2021

Quando ci vogliamo impegnare a ridurre il nostro impatto sull'ambiente, spesso partiamo dall'utilizzo della plastica. E in effetti questo materiale, soprattutto quando è monouso, contribuisce in misura molto importante all'inquinamento del Pianeta. Non scordiamoci però di un altro materiale che può provocare danni non indifferenti e che rappresenta uno dei componenti più comuni del marine litter, cioè della spazzatura che la marea riporta sulle spiagge: il polistirolo.

Secondo l'associazione ambientalista Marevivo, ogni anno nel nostro Paese vengono consumati circa 10 milioni di cassette in schiuma di polistirene, il polistirolo espanso. Stiamo parlando di quelle classiche scatole bianche nelle quali i pescatori immagazzinano il pesce appena pescato e lo trasportano a terra. Una sola di queste, quando per qualche ragione finisce in acqua, produce almeno un milione di microplastiche. Vengono mangiate dalle creature che popolano questo habitat e ce le ritroviamo poi sulle nostre tavole. Un po' come a ricordarci che non possiamo ricoprire il mondo di rifiuti senza pagarne le conseguenze.

Ogni anno in Italia vengono consumate circa 10 milioni di cassette per immagazzinare il pesce

Si occupa anche di questo problema l'iniziativa BlueMed, che coinvolge diversi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui anche l'Italia. Lo scopo è quello di puntare i riflettori sulla salvaguardia degli ecosistemi di Mare Nostrum e spronare per l'emanazione di leggi che ne limitino l'inquinamento.

Uno dei primi problemi però è che spesso non esistono alternative. Gli oggetti per i quali il polistirolo viene più utilizzato non riguardano i passatempi dei turisti, ma il lavoro quotidiano di tutti coloro che ruotano attorno al sistema mare. Parliamo di boe galleggianti, pontili, pontoni galleggianti e, come già ti ho detto, cassette. A volte questi oggetti si sgretolano per semplice usura. Per questo motivo, associazioni come Fauna & Flora International propongono di rifabbricarli in plastica dura, più durevole e meno soggetta al problema dell'erosione.

Naturalmente non solo i soli strumenti prodotti con questo materiale. Pensa ad esempio alla tavoletta che si usa per nuotare, oppure ai blocchi di polistirolo utilizzati come salvagente per le barche a vela. Anche loro spesso finiscono in mare, magari perché vengono persi oppure gettati via con noncuranza. È stato calcolato che nel solo Regno Unito circa 16mila attrezzature sportivo-ricreative facciano questa fine.

Insomma, non c'è solo la plastica di cui preoccuparsi e forse dovremmo cominciare una battaglia anche contro l'utilizzo del polistirolo.