Nutriscore sugli alimenti: è davvero utile l’etichetta a semaforo?

Il sistema, ideato per orientare i consumatori nella scelta di prodotti più adatti a una alimentazione sana, dà una sorta di voto (dalla A alla E, dal verde al rosso) ai cibi e alle bevande in base al contenuto calorico e al valore nutrizionale. Ma per alcuni non farebbe altro che danneggiare l’agroalimentare made in Italy.
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Federico Turrisi 10 Dicembre 2019
* ultima modifica il 31/07/2020
Con la collaborazione della Dott.ssa Silvia Soligon Biologa nutrizionista

Un semaforo che ti dice quale cibo è più salutare e quale meno? Ottima idea! O forse no? Di recente si sono riaccese le polemiche intorno al Nutri-score, ossia quella specie di bollino che classifica gli alimenti confezionati in base al profilo nutrizionale e che avrebbe come obiettivo quello di promuovere una dieta più sana tra i consumatori.

Di Nutri-score, in realtà, si è cominciato a parlare già dal 2013, quando un gruppo di ricercatori universitari francesi, guidato dall'allora presidente del Programma nazionale sulla nutrizione e la salute del governo di Parigi Serge Hercberg, pubblicò sulla rivista scientifica Public Health Nutrition un rapporto contenente diverse proposte di salute pubblica. Tra queste c'era un sistema di voti (inizialmente non era previsto un semaforo, ma solo una scala di valutazione alfabetica dalla A alla E) presente sull'etichetta delle confezioni alimentari per permettere al consumatore un confronto tra i diversi prodotti in base alle qualità nutrizionali. A partire dal 2014 l’associazione senza fini di lucro e indipendente dall’industria Open Food Facts ha sviluppato un database che raccoglie i punteggi dati ai prodotti alimentari che troviamo nei supermercati.

Che cos'è e come si calcola

Il Nutri-Score è un logo a cinque colori e cinque lettere (dalla A verde alla E rossa) da posizionare sulla parte frontale delle confezioni. Tant'è che si parla tecnicamente di etichettatura nutrizionale fronte-pacco. Per capire come funziona, immagina due piatti di una bilancia. Da una parte ci sono le caratteristiche nutrizionali positive del prodotto confezionato (che faranno pendere la bilancia verso la parte verde del semaforo, verso le lettere A e B), ossia il contenuto di fibre, proteine, vitamine, frutta e verdura. Dall'altra invece quelle considerate negative (che faranno pendere la bilancia verso la parte rossa del semaforo, verso le lettere D ed E), o meglio gli elementi che dovremmo limitare per il benessere del nostro organismo: stiamo parlando del contenuto calorico, di grassi saturi, di zuccheri e di sale.

Il punteggio con cui viene assegnato il colore è dunque determinato dalla combinazione di queste due componenti. Di conseguenza, è più probabile che una confezione di minestrone venga premiata col semaforo verde, mentre una busta di patatine fritte, una confezione di würstel oppure le bibite zuccherate vengano indicate con il semaforo rosso. Il Nutri-score, tuttavia, non è stato concepito solo per confrontare diverse categorie di alimenti, ma serve soprattutto ad aiutare i consumatori a paragonare prodotti della stessa categoria.

Nutri-score in Europa

La Gran Bretagna è stata il primo paese ad introdurre l'etichettatura a semaforo, già nel 2013. Nel novembre 2017 è stato il turno della Francia, seguita poi da Belgio, Spagna, Svizzera e Germania. Pochi giorni fa anche l'Olanda, attraverso le parole del Segretario di Stato alla Salute Paul Blokhuis, ha annunciato di voler adottare il Nutri-score entro il 2021. E così anche varie multinazionali come Nestlé, Barilla (solo in Francia per i prodotti da forno del marchio francese Harry’s) Bonduelle, Danone, McCain e Findus hanno deciso di introdurre l'etichetta a semaforo per i loro prodotti. In tutto sono finora 115 le grandi e piccole aziende che l'hanno adottata.

Il punto è che manca una regolamentazione precisa anche all'interno dei paesi stessi che hanno accolto il Nutri-score (che non è obbligatorio, ma "raccomandato") e in generale manca un'armonizzazione a livello europeo. La dichiarazione nutrizionale è stata resa obbligatoria dal regolamento Ue n.1168/2011 (articolo 35) ma può essere comunicata in forme diverse, purché nel rispetto di alcuni requisiti di fondo, tra cui la fondatezza scientifica e la non ingannevolezza per il consumatore. Il Nutri-score è soltanto una tra le molteplici possibilità.

Le polemiche su Nutri-score e made in Italy

Il leader leghista Matteo Salvini ha definito il sistema di etichettatura a semaforo "una boiata pazzesca". Federalimentari ha invece usato il termine "fuorviante" in riferimento all'etichetta del Nutri-score. Dello stesso avviso Coldiretti e Codacons che considerano “ingannevole e sbagliato” questo sistema, in quanto si tratterebbe di una semplificazione estrema che potrebbe danneggiare alcuni prodotti, contrassegnandoli come nocivi a prescindere dalle quantità consumate.

La scelta di dire di no al Nutri-score è dettata dalla convinzione che una etichettatura del genere potrebbe svantaggiare molte eccellenze del made in Italy vendute all’estero, inclusi quei prodotti che godono della denominazione di origine protetta, come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Perfino un autentico simbolo della dieta mediterranea come l’olio extravergine d’oliva non passerebbe con risultati brillanti la prova del Nutri-score. Tutto ciò avviene perché questi alimenti presentano percentuali elevate di grassi, zuccheri e sale; d'altro canto, l'etichettatura a semaforo non prende in considerazione la qualità e la provenienza degli ingredienti (che fanno riferimento a un'altra etichetta) e le caratteristiche organolettiche del prodotto, né fornisce indicazioni sull'impatto ambientale.

Non è un caso dunque che in Italia la petizione lanciata da alcuni europarlamentari appartenenti alla lista dei Verdi e a quella dei Socialdemocratici per rendere obbligatorio il Nutri-score su tutto il territorio dell'Unione Europea ha raccolto pochissime firme: attualmente sono appena 544, mentre in Francia è già stata superata quota 55 mila (l'obiettivo è raggiungere un milione entro l'8 maggio 2020 in tutta Europa).

Il parere del ministro della Salute

Il ministro della Salute italiano Roberto Speranza, in occasione del consiglio dei ministri della Salute dell'Unione Europea a Bruxelles, ha avuto modo di incontrare la nuova Commissaria alla Salute Stella Kyriakides e di esprimere i dubbi e le preoccupazioni dell'Italia in merito al sistema di etichettatura a semaforo sui prodotti alimentari: "La proposta sul cosiddetto sistema Nutri-score è fondata su valutazioni parziali e fuorvianti, poiché esprime un giudizio nutrizionale sul singolo prodotto senza tenere conto del suo inserimento nel quadro di una dieta complessiva bilanciata per ciascun individuo. In tal modo si mette in discussione la dieta mediterranea e i suoi benefici, scientificamente dimostrati, sulla salute delle persone. Non possiamo accettare modelli di etichettatura che non rispettano fino in fondo le nostre prerogative e il nostro modello di dieta".

Il parere dell'esperto

E allora il Nutri-score è uno strumento utile oppure no? Abbiamo posto la domanda alla dottoressa Silvia Soligon, biologa nutrizionista con un master in Scienza dell'Alimentazione e Dietetica Applicata.

"Senza dubbio è un sistema molto più intuitivo delle etichette nutrizionali a cui siamo abituati. Uno dei difetti però che si potrebbe attribuire al Nutri-score è la tendenza a classificare gli alimenti in buoni e cattivi, mentre in realtà, come sappiamo, non si può fare una distinzione così netta. Tutto, nelle adeguate proporzioni, può essere inserito in una dieta sana.

Se viene spiegata bene, l'etichetta a semaforo non è una cattiva idea. Per esempio, dev'essere spiegato che andrei a confrontare cibi e bevande tra loro comparabili, e che quindi io consumatore potrei scegliere tra una marca di cracker salati e un'altra di cracker non salati in base alle loro qualità nutrizionali.

Se questo sistema penalizzasse così tanto i prodotti made in Italy, come è stato detto negli scorsi giorni, vorrebbe dire che il Prosciutto di Parma o quello di San Daniele sono cattivi dal punto di vista nutrizionale? Ora, nessuno mette in dubbio che siano delle eccellenze del nostro settore agroalimentare, però esistono delle linee guida per una sana alimentazione che ci dicono che non è il caso di farne l'ingrediente principale dei nostri pasti tutti i giorni, in quanto rientrano nella categoria delle carni lavorate. E questo ce lo dice l'Oms, non il Nutri-score, che dovrebbe solo aiutare a orientarci nelle nostre scelte. È tutta una questione di giusta misura."

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