Ogni anno i Paesi del G20 sostengono i combustibili fossili con 77 miliardi di dollari

A dirlo è il nuovo rapporto di Oil Change International e Friends of the Earth US. Alle fonti rinnovabili invece va solo un terzo della somma. L’Italia è la maglia nera in Europa con 2,5 miliardi di dollari di finanziamenti all’anno a progetti inquinanti, e poco più di 230 milioni alle rinnovabili.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 15 Giugno 2020

Uno dei grandi paradossi, non solo dell'Italia ma di tutti i paesi industrializzati, è rappresentato dai sussidi statali alle fonti fossili (carbone, petrolio, gas): gli stati cioè finanziano con soldi pubblici, ancora in maniera massiccia, progetti e iniziative che vanno nella direzione opposta all'obiettivo fissato con l'Accordo di Parigi del 2015 di ridurre le emissioni di gas serra per contenere il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale.

Lo scenario che emerge dal nuovo dossier "Still digging: G20 governments continue to finance the cliamte crisis",pubblicato dalle organizzazioni non governative Oil Change International e Friends of the Earth United States, è alquanto preoccupante. In media i Paesi del G20 destinano 77 miliardi dollari all'anno per il settore dei combustibili fossili, più del triplo rispetto alle rinnovabili.

Basandosi sul confronto tra il periodo prima (2013-2015) e dopo (2016-2018) l'Accordo di Parigi, il rapporto analizza il supporto proveniente dalle agenzie di credito all’esportazione e dalle istituzioni finanziarie pubbliche per lo sviluppo, così come dalle banche di sviluppo multilaterali controllate dai Paesi del G20. Non sono stati presi in considerazione i sussidi diretti per l’industria estrattiva attraverso sgravi o agevolazioni fiscali, che sono stimati globalmente in 80 miliardi di dollari in più l’anno.

Tra i paesi del G20 la Cina è quello che sostiene maggiormente i fossili, mentre la Germania quello che spende di più per le rinnovabili

La Cina è il principale finanziatore "sporco" al mondo con 20,2 miliardi per petrolio e gas e 4,4 miliardi per il carbone all'anno. A seguire troviamo Canada e Giappone. L'Italia? Non occupa una posizione degna di lode. Il nostro paese infatti regala annualmente alle fossili 2,5 miliardi di dollari, lasciando le briciole alle rinnovabili (234 milioni di dollari, anche se in netta crescita rispetto al periodo 2013-2015). Tra i Paesi europei del G20 nessuno fa peggio di noi. La Germania, che ancora dipende molto dal carbone, è il Paese che stanzia più risorse all'energia pulita: 3,1 miliardi dollari all'anno, con un incremento del 25% rispetto al periodo 2013-2015.

La Banca europea degli investimenti (BEI) e la Banca Mondiale sono stati gli istituti leader nel sostegno alle rinnovabili (nonostante l’aiuto alle fossili sia ancora ampiamente presente nei loro piani di finanziamento) rispettivamente con 4,7 miliardi e 3,5 miliardi ogni anno e una crescita del 15% rispetto al periodo 2013-2015. Per invertire la rotta e contrastare la crisi climatica, però, ci vuole molto di più.