
L’Italia deve assumersi le proprie responsabilità in merito all’inadempienza dimostrata nella lotta contro i cambiamenti climatici. Perché un futuro sano, armonico e in salute è soprattutto un diritto, non una gentile concessione. E come diritto deve essere trattato. Al momento, purtroppo, si tratta di un diritto negato.
Per questa ragione i cittadini italiani hanno deciso di fare causa allo Stato, rappresentato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, portandolo a rispondere dell’insufficienza delle proprie azioni davanti al Tribunale civile di Roma.
La causa, che rientra nella campagna Giudizio Universale di cui avevamo già parlato, è stata depositata a nome di 203 soggetti tra cui 17 minori, 24 associazioni tra cui Fridays for Future e la Società meteorologica italiana guidata da Luca Mercalli e 162 adulti che hanno chiesto allo Stato di agire immediatamente triplicando gli sforzi per rispondere all’emergenza climatica. Alla guida della campagna, l’associazione A Sud Onlus, promotrice dell’iniziativa e della convinzione che lo Stato non stia facendo abbastanza, privando i cittadini della giustizia che meritano e di un loro diritto sacrosanto: quello di preservare l’ambiente in cui vivono.
Sebbene si tratti di una causa, l’obiettivo non è ottenere un risarcimento, ma fare in modo che lo Stato italiano venga ufficialmente dichiarato inadempiente e che venga imposto alle istituzioni di aumentare, anzi triplicare gli sforzi per diminuire le emissioni applicando i risultati agli obiettivi imposti dall’Accordo di Parigi.
Ciò che queste persone stanno facendo non è altro che reclamare ciò che non si può più rimandare, chiedendo di cambiare la realtà che la politica da troppo tempo impone anche e soprattutto alle generazioni future.
La prima udienza è fissata per il 4 novembre.